Milan-Juventus, la piccola finale della Juve: se perde è fuori? Perché per il Milan stavolta è diverso. L’Inter raggiunge l’accordo con Gomez, però… Paratici marca Marotta, l’offerta per il Papu c’è
Il Diavolo farà la respirazione bocca a bocca alla Vecchia Signora?
Perché Milan-Juventus stasera è una partita che può non avere domani per la Juve, una piccola finale.
Se i bianconeri perderanno, saranno a -13, pure se con una partita da disputare. Vero, l’unica squadra che può riuscire a recuperare un -13 è la Juve, oppure la squadra che possiede Cristiano Ronaldo. Ma nessuno è andato avanti a vincere lo scudetto partendo da uno svantaggio simile con 16 giornate già disputate: la Juve di Allegri recuperò nel 2016 un -11, ma era solo la decima giornata. E dunque se le luci vanno giù per gli juventini, non si scherza più. Chi vince sta, chi perde se ne va.
Non hanno bisogno di fare passaparola tra loro gli uomini di Pirlo perché lo capiscono da soli, perché forse quest’anno per la prima volta nel decennio li si vede più deboli nel crederci quando arrivano le difficoltà, che francamente è un inedito. Ma è anche vero che la Juve quando il gioco è importante e duro si fa vedere sempre, come al Camp Nou. Poi magari può non reggere una stagione, ma nella grande partita si ricorda i propri quarti di nobiltà.
E a proposito del decennio, era proprio dal 2012 che il Milan non affrontava la Juve da una posizione di leadership, proprio quella partita là di Muntari, dove in fondo tutto è cominciato, rimanendo in gioco alla 25° riuscendo a non perdere, e prendendo la rincorsa fino al primo scudetto di Conte.
Troppo però il -13 a 22 giornate dalla fine.
Dunque la Juve non deve perdere.
Ma anche per il Milan è diverso. Perché finora nessuno ai milanisti ha chiesto niente: buono come viene, è tutto quello che è venuto è stato eccellente. Questa freschezza e questa mancanza di pressione ha permesso forse di non pensare alle varie difficoltà, perché in fondo il Milan non ha assolutamente niente da perdere, in una stagione dove gli si chiede soltanto di lottare per rientrare in Champions.
Ma stavolta è diverso. Perché a questo punto, dopo 15 giornate ancora là in testa, imbattuti da 27 partite, con 17 partite consecutive segnando almeno due gol, avendo superato caterve di assenze, avendo battuto Inter e Napoli, a questo punto il gioco gusta troppo per non crederci: a questo punto il gioco è cambiato, da ‘proviamoci’ a ‘dobbiamo provarci’.
Differenza sottile, ma vuol dire che cominci ad avere degli obblighi. E gli obblighi possono portare pressione. Per la prima volta il Milan gioca dovendo portare una missione a termine.
Per la prima volta, semplicemente, il Milan ha qualcosa da perdere: la certezza nella fattispecie, perché se dovesse perdere comincerebbe a insinuarsi il dubbio nel dogma della spensieratezza, il Milan conoscerebbe il suo primo limite. Non tanto per la sconfitta in sé che fermerebbe la serie positiva - ché quella prima o poi dovrà fermarsi: ma perché sarebbe arrivata proprio nella partita più importante. Ne mancano 22 di partite, ma per questo le cose dopo questo Milan-Juventus non saranno più le stesse - se non pareggeranno.
Mentre l’Inter dovrà stare attenta a non farsi prendere dalla fregola, perché la Sampdoria ti fa sudare.
Nel frattempo, sperando di riuscire a convincere il PSG e Paredes per effettuare lo scambio con Eriksen, l’Inter sorpassa tutti nettamente per il Papa Gomez: la notizia è che ha raggiunto un accordo di massima con il Papu Gomez, su cifre e durata del contratto.
Ora ovviamente viene il difficile, ovvero l’accordo con l’Atalanta, che non vede perché debba abbuonare i 15 milioni. Il problema è che l’Inter ancora prima che convincere l’Atalanta magari a tagliare qualcosa, deve risolvere proprio internamente le uscite, e il budget da accordare a Percassi per Gomez arriverà solo dal liberare il salario che deve essere ancora corrisposto per Eriksen.
E nel frattempo Paratici marca stretto Marotta sul campo di Bergamo, come l’anno scorso per la coppa Kulusevski: stavolta per il trofeo Papu è tutto vero, la Juve ha offerto lo scambio con Bernardeschi. L’Atalanta non è esaltata dalla proposta ma non ha ancora rifiutato, ed è già una notizia visto che la busta con il nome di Bernardeschi è stata rimandata al mittente già dal Lione con causale Depay, dal Milan con causale Leao, e dal Napoli ovviamente con causale Milik (ben tre volte!).
Marcarsi si marcano, vediamo stavolta chi farà lo sgambetto a chi.