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Gullit: "Nel mio Milan c'erano tanti leader e ci aiutavamo molto. Oggi non vedo questo"

Gullit: "Nel mio Milan c'erano tanti leader e ci aiutavamo molto. Oggi non vedo questo"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 4 novembre 2024, 18:53Serie A
di Alessio Del Lungo

In una lunga intervista rilasciata a Marca, Ruud Gullit è tornato a parlare alla vigilia di Real Madrid-Milan, spiegando così le difficoltà dei rossoneri: "C'erano tanti leader nella mia squadra, ci aiutavamo molto tra di noi. Oggi non vedo questo, tutti parlano, ma non si correggono a vicenda. Ai miei tempi ti gridavano contro se non lavoravi bene, ma perché tutti volevamo vincere".

Probabilmente era anche un altro calcio.
"Sì, c'erano delle squadre che erano più avanti nel modo di giocare per il tempo, come il Real Madrid, il Liverpool e l'Ajax. Noi lo eravamo per il pressing e il modo di attaccare. Noi cercammo di pressare più avanti in quelli che erano i tempi del catenaccio. Siamo stati i pionieri del pressing e ci divertivamo molto. Come hanno visto tutti, il Real Madrid contro il Barcellona è caduto in fuorigioco 12-13 volte, ai nostri tempi lo stesso e anche di più, lavoravamo per quello".

Che momento sta vivendo il Milan?
"Serve tempo, spero che i proprietari creino la loro eredità. Hanno perso contro il Napoli la scorsa settimana... Salgono, scendono, perdono, vincono, non hanno trovato la strada o il modo per restare sui giusti binari. Ero felicissimo due anni fa quando vincevano il campionato, serve molto tempo per creare la propria eredità".

Che presidente è stato Berlusconi?
"Berlusconi è stato uno dei migliori presidenti che potessi immaginare. Tutte le settimane veniva agli allenamenti, parlava con noi, era carismatico. Faceva un gran lavoro. Sono onorato di aver potuto avere un presidente come lui. Credo che l'attuale presidente del Real Madrid abbia lo stesso carisma. È importante avere una figura principale che ami il club, che abbia questo sentimento, perché così saprà esattamente cosa c'è da fare e dà passione alla squadra. Questo è quello che hanno in comune. Le squadre di oggi sono guidate da stranieri, da americani che comprano i club per fare soldi, non per la storia del club. Per questo è difficile a volte avere questo sentimento. Non è un caso che i migliori club abbiano la figura di qualcuno che ama il club e ne conosce la storia".

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