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Squalifica Argentina, Dibu Martinez ci ripensa: "Telecamera solo spostata, sanzione ingiusta"

Squalifica Argentina, Dibu Martinez ci ripensa: "Telecamera solo spostata, sanzione ingiusta"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 31 ottobre 2024, 20:12Calcio estero
di Yvonne Alessandro

Attualmente il miglior portiere al mondo, almeno stando al secondo trofeo Yashin di fila vinto alla cerimonia del Pallone d'Oro, Emiliano 'Dibu' Martinez a 32 anni ha raggiunto probabilmente il picco della sua carriera e questa stagione intende togliersi delle soddisfazioni anche con il suo club. Campione del Mondo in carica con l'Argentina, insieme all'Aston Villa sta conducendo una campagna Champions League da sogno e in campionato è quarto a pari merito con l'Arsenal.

L'estremo difensore argentino ha rilasciato un'intervista a DSports in cui ha parlato di vari aspetti della sua carriera e vita personale, partendo però dalla reazione incontrollata contro un cameraman dopo il ko dell'Argentina contro la Colombia. Gesto che gli è costato una sospensione di due partite con la Nazionale: "Non c'era bisogno, era un po' invadente e si stava ridendo. È stato solo uno spostare la camera. È rimasto lì, ho accettato la sanzione ed era ingiusta, è la verità. Non è rimasto altro, è finita lì. Spero che gli vada bene".

Una domanda ovviamente su Lionel Messi, leggenda dell'Albiceleste e dell'universo del pallone, nonché suo grande amico e compagno di Nazionale: "L'ho visto contro la Bolivia e pensavo a quanto mi piacerebbe giocare un quarto di finale alla sua età. Lo stesso vale per Otamendi, che è a un livello impressionante. Vedere questi ragazzi dimostrare ai più giovani aiuterà tantissimo la mia generazione e quella che viene dopo".

In chiusura ha espresso anche un parere sul c.t. Lionel Scaloni: "È una persona fedele che si rattrista davvero se deve lasciare qualcuno fuori. Non è di quei allenatori con il sangue freddo. Ti parla della vita o del calcio, proprio come Pablo (Aimar, ndr), Walter (Samuel, ndr), il Ratón (Ayala, ndr). Sono persone che amano la professione e sentono il calciatore perché lo sono stati poco tempo fa. Il giocatore vuole dare il massimo perché sono persone buone, appassionate del lavoro. Ti pagano con l'impegno in campo, è l'unica cosa che ti chiedono".

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