Lodi salva il Catania: Paganese k.o. al Massimino
Una Paganese generosa e mai arrendevole esce sconfitta dal Massimino al termine di una gara che ha rispettato il pronostico della vigilia ma che il Catania ha portato a casa non senza qualche affanno inaspettato (2-1). In attesa del risultato del Bisceglie, che ospita il Rende, il distacco degli azzurrostellati dai pugliesi, terzultimi, resta sempre di 10 punti, con lo scontro diretto in programma al Torre proprio domenica prossima. Il tecnico Fabio De Sanzo, come era nell'aria, conferma il 3-5-2 ripescando Santopadre tra i pali e confermando Dellafiore al centro della difesa col rientrante Piana e Acampora ai lati. Carotenuto a destra e Perri a sinistra presidiano le fasce, mentre Capece dirige la mediana affiancato da Gaeta e Navas. In attacco si vede il tandem Di Renzo-Parigi. Alle assenze dei lungodegenti Stendardo, Fornito e Cesaretti, si aggiunge in extremis quella pesante di capitan Scarpa, circostanza quest'ultima che con ogni probabilità ha indotto il trainer calabrese a riprovare la carta della difesa a tre con un centrocampo più raccolto. Cambia, invece, il tecnico rossoazzurro Andrea Sottil, che si affida al 4-3-3 col tridente Manneh-Curiale-Marotta, Biagianti play e Lodi interno destro. Nei primi minuti succede di tutto: Marotta dialoga con Curiale e chiama Santopadre alla parata con un buon rasoterra, poi Parigi, servito da Di Renzo, subisce fallo da Biagianti una ventina di metri fuori dall'area di rigore: la punizione di Capece è vincente e si insacca alla destra di Pisseri (7'). Neanche il tempo di godersi il vantaggio che la Paganese subisce la reazione rabbiosa del Catania che si sviluppa prima col cross di Baraye che Curiale non aggancia a tu per tu con Santopadre, e poi col centro del pari (8'): la fiondata di Biagianti, assistito da Curiale (a sua volta pescato da un traversone al bacio di Calapai), fa secco il numero uno azzurrostellato apparso, tuttavia, poco reattivo nella circostanza. I ritmi sono gradevoli e, per quanto il Catania abbia saldamente le operazioni in mano, la Paganese gioca in modo sbarazzino, senza pressioni né timori reverenziali. Catania ancora pungente quando Curiale verticalizza per Manneh (oggi devastante e con un altro passo rispetto al suo dirimpettaio, Perri), il quale serve in orizzontale Marotta che non arriva per un soffio all'appuntamento col pallone. Dinamica quasi speculare poco dopo, quando una punizione di Lodi innesca l'inserimento proprio di Manneh, che stavolta decide di concludere da distanza ravvicinata sollecitando i riflessi di Santopadre. Qualche secondo prima, Parigi aveva tentato il jolly con un gustoso lob da centrocampo, col pallone finito di poco alto. Per Pisseri, comprensibilmente fuori dai pali in quel momento, sarebbe stata una beffa atroce. La Paganese del resto è viva e non vuole recitare il ruolo di vittima sacrificale. E, quando può, non disdegna qualche ripartenza velenosa: in una di queste sortite, è Di Renzo a sprecare tutto non vedendo due compagni liberi ai lati e perdendo così banalmente il pallone. Il Catania, però, ha fretta di chiudere la pratica e continua a conservare il possesso palla ed a mantenere la propria intensità su buoni livelli: Baraye sforna l'ennesimo traversone dalla sinistra che Santopadre respinge quasi d'istinto quindi, dopo una fase di gara più anonima, Angiulli chiama Santopadre all'intervento difficoltoso con una sassata dai 30 metri.
Chiusura con un gioco a due Biagianti-Manneh in piena area di rigore: il primo si esibisce in una sforbiciata, il secondo incorna ma non trova la porta a due passi da Santopadre. Il rasoterra da lontano di Di Renzo prima del fischio del milanese Curti (parata agevole di Pisseri), è solo un piccolo sussulto per una Paganese che da una quindicina di minuti aveva dismesso gli abiti del gladiatore.
Anche la ripresa si apre col Catania all'attacco: l'azione personale di Calapai si conclude con una botta alle stelle quasi davanti a Santopadre, poi Sottil richiama Marotta per far spazio a Di Piazza. Pochi secondi e arriva il gol vittoria di Lodi (13'), che, servito con un tocco all'indietro da un sontuoso Manneh, fulmina il portiere azzurrostellato con un sinistro a giro dei suoi, quasi sul vertice sinistro dell'area ospite. E' Manneh show quando il gambiano brucia la propria corsia di competenza, arrivando sul fondo e inducendo Perri al rinvio maldestro: sul tap-in di Curiale, Santopadre si supera. La Paganese ormai non ha la stessa baldanza del primo tempo, anche se dopo la mezz'ora prova ad uscire finalmente dal guscio, approfittando di un Catania che ha allentato già da un po' la presa: una distrazione della retroguardia rossoazzurra consente a Di Renzo di provare l'affondo a rete, ma la conclusione finale non crea grattacapi a Pisseri. De Sanzo allora decide di cambiare qualcosa davanti, avvicendando Di Renzo con Cappiello. Il momento in effetti sembra favorevole per un miracolo last minute. Pisseri è attento su un tiro di Parigi, quindi Tazza e Della Morte rilevano Piana e Navas. E proprio Tazza si inventa un traversone tagliatissimo su cui si avventa come un falco Parigi: il colpo di testa dell'ariete aretino sfiora il palo alla sinistra del portiere catanese. L'epilogo del match è tutto di marca catanese: Calapai sfonda a destra e la zampata di Manneh trova pronto Santopadre, infine il cucchiaio di Lodi è un invito a nozze per Di Piazza che, a tu per tu con Santopadre, prova a beffarlo con un pallonetto, ma il giovane pipelet ospite non si fa sorprendere. Non ci sono altri scossoni: la Paganese lascia il Massimino a testa alta ma questo ennesimo stop rinvia ogni discorso allo scontro diretto col Bisceglie, che sarà forse l'ultima chiamata per provare ad agguantare la terzultima posizione (col vantaggio della gara di ritorno play-out in casa). Buona la prova di Navas e Capece, oltre che dello stesso Parigi sempre nel vivo delle azioni azzurrostellate. Da rivedere Perri, in difficoltà su Manneh, Di Renzo, che deve recuperare il ritmo partita, e Santopadre, autore di un paio di buoni interventi ma forse colpevole sul gol di Biagianti. Il Catania, invece, esce tra i fischi, esattamente come alla fine del primo tempo. Segno di un malessere diffuso per una stagione che la piazza etnea immaginava di ben altro livello.