Caso scommesse, Pastina dopo la squalifica: "Su di me 2 verità. Ma impugnerò la sentenza"
I fatti sono ormai noti a tutti: il 30 novembre 2023, intorno alle 7:20 del mattino, la Guardia di Finanza perquisì la casa del difensore del Benevento Christian Pastina, sequestrando i suoi dispositivi digitali con l'accusa di aver scommesso su piattaforme legali e illegali (anche tramite prestanomi): il provvedimento scattò per la violazione dell'articolo 4 della legge 401 del 1989 (che impedisce agli sportivi di scommettere sulla disciplina che praticano), ma il giocatore si dichiarò da subito estraneo, sostenendo che il conto gioco a lui riferibile era nella disponibilità dell'ex compagno di squadra Gaetano Letizia, coinvolto nell'inchiesta con Enrico Brignola e Francesco Forte, oltre che con due altre persone non riconducibili al calcio.
Due giorni fa, la sentenza in merito, con Letizia e Brignola prosciolti, Forte squalificato per 9 mesi e Pastina per ben due anni.
Inizialmente, sul proprio profilo social, il giocatore del Benevento si era espresso con una Instagram Stories, ora decide di affidare al medesimo social un post:
"Ho preferito il silenzio ed ho lavorato con l’impegno di sempre, nella convinzione, che questa brutta storia si sarebbe chiarita.
Ed invece non è andata così.
Ho imparato a mie spese che esistono due verità.
Esiste la verità dei fatti, che io ho raccontato (non con una dichiarazione spontanea come scritto da alcune testate) in un interrogatorio durato due ore rispondendo a tutte le domande dei tre procuratori federali che hanno diretto le indagini( sono l’unico ad averlo fatto) e la verità “processuale” frutto di interpretazioni di quei fatti,spesso sbagliate, dei limiti probatori del processo sportivo, e delle versioni non sempre corrispondenti al vero fornite al Tribunale da altri soggetti interessati dei quali avevo avuto piena fiducia.
Ritengo questa sanzione ingiusta ed inanettesa oltre che non proporzionata alle mie reali responsabilità e che non ha tenuto conto della mia condotta nel procedimento, rispettosa delle istituzioni e dell’amore che ho per il calcio.
Sono pronto ad impugnare questo provvedimento ed a far valere tutte le mie ragioni, di fatto e di diritto.
Lo devo al giovane calciatore del Benevento che sono stato, cresciuto a pane e calcio tra le fila dei giovani della società, lo devo a questa maglia ed ai tifosi tutti, ma anche alla città che mi ha adottato.
Sogno ancora la carriera per la quale ho lavorato una vita.
Ho il dovere di non mollare adesso, di combattere per fare emergere i fatti per come sono realmente andati, anche per evitare che cattivi maestri facciano subire ad altri giovani calciatori la mia stessa sorte ed umiliazione".