Pagliuca ricorda Eriksson: “È stato un maestro, ha avuto grande coraggio. E quella sfida di tennis…”
Un uomo capace di unire tutto il mondo del calcio in questi mesi dove ha raccontato la sua malattia. Sven Goran Eriksson è stato anche questo, dopo una carriera di altissimo livello vissuta soprattutto in Italia. Ha saputo vincere uno Scudetto con la Lazio e una Coppa Italia con la Roma, oltre ai cinque anni vissuti a Genova alla guida della Sampdoria, vincendo una Coppa Italia anche sulla panchina della Doria. In blucerchiato ha allenato anche Gianluca Pagliuca, che ha ricordato così mister Eriksson in un’intervista esclusiva rilasciata a tuttomercatoweb.com. Queste le sue parole:
Che ricordo ha di mister Eriksson?
“Ho un ricordo bellissimo, è stato un ottimo allenatore e una bravissima persona, una persona onesta che non ho mai visto arrabbiato nei due anni che l’ho avuto come allenatore. Una persona gentile, mi dispiace molto anche se sapevo che la malattia andava avanti”.
L’ha colpita il modo in cui il mister ha affrontato la malattia?
“Ha avuto un grande coraggio, è stato veramente un grande anche nella gestione della malattia. È stato un signore anche lì, complimenti a lui”.
Ci può raccontare un aneddoto del periodo vissuto col mister?
“L’ho avuto due anni e in due anni non l’ho mai visto arrabbiato, al massimo diventava un po’ rosso. È sempre stato molto pacato e tranquillo. Ricordo che gli piaceva molto giocare a tennis come a me, io sono un tennista e gli ho dato 6-0 una volta che abbiamo giocato. Ricordo che mi disse ‘non giocherò mai più a tennis con Pagliuca’. Gli ho dato 6-0 povero, mi è anche dispiaciuto”.
È un caso che così tanti ex giocatori di mister Eriksson abbiano intrapreso la carriera da allenatore?
“No, ha avuto tanti giocatori e tanti sono diventati grandissimi allenatori. Dal Mancio al povero Sinisa, tanti giocatori anche Nesta, molti di loro hanno intrapreso la carriera da allenatore. È stato veramente un maestro, nei due anni che l’ho avuto alla Sampdoria mi ha trasmesso la sua calma e il suo aplomb, poi ti faceva star bene. Arrivò nel ’92 alla Sampdoria che era già molto avanti, andava incontro al nuovo calcio e aveva delle idee nuove. È stato uno che ha cambiato il calcio con il suo modo di allenare e di gestire le sue squadre”.