Pafundi torna in Italia dopo il prestito al Losanna, adesso è il momento di credere in lui
"Quando l'Italia ha vinto l'ultimo Mondiale non aveva nemmeno tre mesi di vita". Così La Gazzetta dello Sport scriveva di Simone Pafundi all'indomani del debutto in Nazionale nella sfida contro l'Albania, ad appena 16 anni, otto mesi e due giorni. Il primo a esordire prima di compiere 17 anni da oltre 100 anni. Un sinistro dolce e tanta qualità a disposizione di Roberto Mancini, il primo a credere veramente in lui.
Due anni dopo, però, le cose sono cambiate. Mancini ha lasciato la panchina azzurra e il classe 2006 di Monfalcone è stato "costretto" a emigrare per trovare quello spazio che l'Udinese non poteva garantirgli. La Svizzera, nel recente passato, ha fatto bene a calciatori oggi diventati oggi importantissimi per due big come Inter e Arsenal: Federico Dimarco e Riccardo Calafiori hanno preso coscienza dei propri mezzi al di là del confine e sono tornati più forti e "pronti". Se per Pafundi sarà lo stesso, sarà il tempo a dircelo; nel frattempo, l'esperienza al Losanna è finita e in undici mesi ha collezionato 19 presenze (di cui 16 nella scorsa stagione), realizzando un gol e due assist.
Lampi di classe ma anche tanta panchina. Ludovic Magnin lo ha gestito in modo oculato, evitando di consegnarlo in pasto alle critiche: "È un ottimo giocatore e saremmo felici se mostrasse quello che ha dimostrato finora nel calcio professionistico. Ma è difficile arrivare al livello di Maradona o di Del Piero. Stiamo parlando di un giovane giocatore di 17 anni che non ha mai giocato due partite di fila nel calcio professionistico. E noi lo aspettiamo come se fosse Gesù. Ma Pafundi non sarà il nostro Gesù". Non lo è stato, però tornerà in Italia con un bagaglio pieno di novità e di speranze per il futuro. Un futuro da scrivere, all'Udinese o in un'altra squadra: quello che conta, a 18 anni, è giocare il più possibile.