Milan, il problema è fin troppo chiaro. E c'è una strada che ha funzionato da seguire
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Stagione da incubo. A undici giornate dal termine del campionato il Milan si ritrova senza più alcuna velleità da quarto posto e a -9 dalla Lazio in attesa di capire come stasera finirà la sfida tra Juventus ed Hellas Verona. I punti conquistati dopo 27 giornate sono 41, una situazione appesantita dalle ultime tre sconfitte consecutive che hanno vidimato il periodo negativo dopo l'eliminazione dalla Champions League maturata tra Zagabria e Rotterdam.
Detto che la Coppa Italia sposterà poco sul bilancio della stagione, così come poco ha inciso il successo in Supercoppa, il club rossonero sta già cominciando a lavorare per capire su quali basi verrà avviato il nuovo progetto sportivo: sicuramente ci sarà un nuovo allenatore, sicuramente il parco giocatori verrà nuovamente rimodellato. Ma prima ancora ci sarà da decidere la dirigenza, chi dovrà costruire la squadra e poi supportarla durante tutta la stagione.
Zlatan Ibrahimovic ha già raggiunto un accordo di massima con Igli Tare per il ruolo di Direttore Sportivo. Giorgio Furlani ieri ha dichiarato che nessuna decisione è stata presa, ma che dovrà essere lui stesso ad avallare qualsivoglia decisione. Moncada ha fatto il nome di Francois Modesto ma oggi nemmeno il suo futuro è così chiaro. Tante voci, troppe correnti che impongono un ulteriore passo indietro utile per rispondere a questa domanda: chi comanda nel Milan?
La classifica del Milan di oggi somiglia molto a quella del Napoli di ieri. Dopo la conquistare del terzo Scudetto della sua storia la squadra partenopea ha vissuto una stagione infernale conclusa col decimo posto in classifica. Dopo 27 giornate i punti in classifica erano 43, due in più di quelli del Milan di oggi. C'era confusione in campo, c'era ancor più confusione ai piani alti tra Meluso, Micheli e un De Laurentiis che dopo gli addii di Spalletti e Giuntoli pretese di invadere ogni campo generando solo caos.
Compreso il suo errore, De Laurentiis è tornato sui suoi passi e prima di metter mano alla ricostruzione della squadra ha reimpostato una filiera chiara, snella, che oggi funziona. Ha prima scelto un direttore sportivo giovane e ambizioso come Giovanni Manna e poi con lui ha convinto il miglior allenatore italiano su piazza: Antonio Conte. Successivamente, ha affidato a Manna e a Conte il progetto sportivo e s'è mediaticamente defilato.
Poche persone, ruoli chiari, filiera di comando ben definita. Il Napoli dopo una stagione disastrosa è ripartito così e oggi si trova a un solo punto dalla vetta. Un esempio fresco e da seguire per il Milan, società che un anno dopo si ritrova grossomodo nella stessa anarchia.
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