Luciano e il caso dell'identità falsa: "Lo sbaglio più grande di cui mi pento"

L'ex centrocampista di Bologna e Chievo - fra le altre - il brasiliano Luciano, ha rilasciato una intervista a La Repubblica tornando a parlare della questione legata al caso della sua identità, dato che il nome con il quale era conosciuto in Italia, Eriberto, non era realmente il suo così come il suo anno di nascita (1975 e non 1979).
Ecco le sue parole, che fanno capire il pentimento per quanto fatto: "E' stato lo sbaglio più grande di cui mi pento. Ma anche per questo sto scrivendo un libro sulla mia vita, che spero di finire entro dicembre per i miei 50 anni. Racconterò tutto, comprese tante cose della mia infanzia: persi la mamma a sei anni e il papà a dodici, lasciai la scuola per lavorare, scaricavo 6mila mattoni al giorno con mio fratello. Spiego, senza rimpianti. Finito col calcio mi sono iscritto di nuovo a scuola in Brasile e mi sono diplomato. Andavo ai corsi serali con ragazzini che potevano essere quasi miei figli, e per questo mi prendevano un po’ in giro".
I buoni propositi non mancano, così come il contributo in questo libro del dirigente rossoblu Sartori: "Il libro spero di presentarlo ai giovani, vorrei che capissero che ci sono tanti modi giusti per affermarsi, senza ingannare la gente, e che nella vita c’è sempre la possibilità di rimediare ai propri errori. Fra l’altro ci sarà anche un contributo di Giovanni Sartori, che conobbi al Chievo, una delle persone più importanti nella mia carriera, assieme al presidente Campedelli".
