Leeds, Radrizzani: "McKennie si sta ambientando. Il ds mi aveva proposto di prendere Chiesa"
Andrea Radrizzani, presidente del Leeds, ha rilasciato un'intervista a DAZN. Eccone qualche passaggio principale: "Avevamo bisogno degli ultimi tre punti, finalmente. Questa stagione è stata molto complicata e non me l'aspettavo, le previsioni erano molto diverse: abbiamo investito su giovani di qualità nella rosa, abbiamo pagato qualche scelta forse non corretta e c'è stata qualche partita in cui avremmo meritato più punti. Cercheremo di uscire da questa situazione. In questo campionato ogni partita è una finale, tra vincere e perdere passano dettagli. Sono molto fiero di essere l'unico italiano proprietario in Premier League. Giocare in certi stadi è emozionante, quest'anno ci è capitato di vincere a Liverpool e sono cose uniche. Ma nulla è come il giorno della promozione, una gioia immensa per i tifosi del Leeds dopo 17 anni di purgatorio".
Come vive le partite?
"Nei 95 minuti di gioco sono il primo tifoso, il giorno dopo a seconda del risultato ci sono effetti su di me, poi faccio il manager e cerco di agire per il meglio del club. Non decido mai in prossimità delle partite, aspetto almeno un giorno, ma sono molto coinvolto nella relazione con gli allenatori. Coi giocatori ho rapporti touch'n'go, giusto con qualche giocatore più esperto. Parlo alla squadra una o due volte l'anno, non è il mio lavoro".
Come è entrato nel calcio?
"Mi sono coltivato rapporti e relazioni gestendo i diritti audiovisivi del calcio, sono diventato amico di dirigenti come Thohir quando era all'Inter o Gazidis, al tempo all'Arsenal. Nel 2017 ero a un pranzo con Kenny Dalglish e lui mi parlò di questo gigante dormiente, del Leeds. Nei giorni successivi ho visto la storia del club e nel 2004 il Leeds era la sesta squadra più grande al mondo. E se c'è qualcosa di difficile, per qualche motivo, mi attrae. Chiamai Cellino facendo finta di essere un agente per trattare la vendita e di avere un cliente asiatico. Lui mi disse che non ce la faceva più, poi due settimane dopo gli rivelai chi ero, quindi voleva che facessimo insieme. Abbiamo fatto 6 mesi con Massimo e devo dire che mi ha insegnato tanto, anche se abbiamo modi di gestione completamente diversi. Ho potuto capire cose importanti da lui. In questa stagione avevo sensazioni negative già prima del Mondiale, poi però non sono stato deciso e ho perso un sacco di tempo ascoltando il management, dando all'allenatore (Marsch, ndr) tante ultime possibilità. A volte serve essere meno democratici".
Come si esonera un allenatore?
"La volta più difficile è stata con Bielsa, comunicarglielo dopo tutto quello che aveva dato... Però mi ero accorto che psicologicamente e fisicamente la squadra non riusciva più a seguirlo e lui è uno di quelli che chiede tantissimo. Eravamo in un vortice, ho preso quella decisione contro il mio desiderio, sapendo che sarei andato contro tutti i tifosi del Leeds, infatti ancora oggi me lo rinfacciano. Molto difficile ma era la cosa giusta".
E il primo incontro con Bielsa com'è stato?
"Sono dovuto andare a Buenos Aires. Con lui devi fare come con una bella donna, farlo sentire corteggiato perché è uno di quelli che sceglie la squadra. Una storia fantastica di tre anni e mezzo, che credo sia record per la sua vita e per la carriera. Ci siamo visti per dieci ore in hotel e aveva tutto pronto, compreso come avrebbe voluto cambiare il centro sportivo. Mi ha impressionato per molte cose, per prima l'etica del lavoro. Non ha mai stressato sulla scelta dei giocatori, ma voleva soprattutto che investissimo in strutture. Il nostro centro sportivo non ha nulla da invidiare a quello del Chelsea, ha lasciato un'impronta nel club su queste cose. Incontrandolo è come se mi avesse fatto ore e ore di lezioni".
È un allenatore che ha davvero cambiato il calcio?
"Bisognerebbe vedere anche dove ha allenato. Prima di me parlano leggende del calcio come Guardiola e Pochettino, ci sono fior fiori di allenatori che hanno ereditato la sua influenza, lo stesso De Zerbi è stato da lui dieci giorni in Argentina prima di iniziare la carriera da tecnico. Richiede allenamenti ripetitivi su certi movimenti che diventano automatismi quasi perfetti e in quello è un maestro. Secondo me il motivo per cui non ha fatto il salto verso il top è un po' di mancanza di flessibilità. Nel nostro caso ad esempio marcare sempre uno-contro-uno, anche con le più forti, ci ha portato a qualche disfatta. Fosse stato flessibile sarebbe stato tra i tre-cinque migliori al mondo".
Come funziona per lei il calciomercato?
"È complicato perché è compromesso tra diverse parti. C'è il ds e il suo team di scout, che fa un lavoro durevole nel tempo. E da quello arriva una selezione di cinque nomi che valutiamo in base alle possibilità che dà il mercato. La gestione passa da me, dal ds Orta e dall'allenatore. Quest'anno eravamo molto vicini a prendere Gakpo nell'ultimo giorno di mercato (estivo, ndr). Parlai col padre, era tutto fatto col PSV ma poi purtroppo Van Gaal (ct dell'Olanda al tempo, ndr) chiamò e consigliò di non lasciare Eindhoven così sarebbe andato al Mondiale. Dal Qatar poi valeva già venti milioni di più... Questo mercato è stato pazzo. Sempre all'ultimo giorno prendiamo Bamba dal Marsiglia, io faccio anche un tweet, poi però non scende dall'aereo. Chiedo a Orta cosa fosse successo e mi dice che non voleva più partire, alla fine va a Nizza e noi anticipiamo l'arrivo di Gnonto che era previsto solo a gennaio. Grazie a Dio, sono molto orgoglioso di lui. Poi Bamba non ha passato le visite con il Nizza ed è rimasto a Marsiglia".
Quindi Gnonto era un progetto futuro?
"Volevamo o prenderlo a gennaio o comunque a febbraio per giugno. Poi la crisi degli ultimi giorni di mercato ci ha fatto anticipare, abbiamo trovato l'accordo con lo Zurigo. Poi ha fatto dopo le visite... Gli voglio bene, è italiano e un ragazzo eccezionale. Difficile trovare un italiano di 19 anni che parli benissimo quattro lingue ed abbia una tale apertura mentale".
Volevate anche De Ketelaere?
"Sì, c'eravamo anche noi ma poi lui alla fine ha scelto il Milan... Bisognerà lasciargli un attimo di tempo, le qualità si vedranno".
E Zaniolo?
"Abbiamo proposto uno scambio all'ultimo momento con uno dei nostri ma non si poteva perché la Roma non aveva posti da extracomunitari".
McKennie si sta ambientando?
"Sì, ha qualità sicuramente".
La Premier League è irraggiungibile?
"Ha ricavi per 5 miliardi, la Serie A per 1,5 circa. Abbiamo budget diversi, noi facciamo 130-140 milioni di diritti tv, le prime d'Italia la metà. Il gap è enorme, anche se secondo me buttiamo soldi. Paghiamo troppo i calciatori e i cartellini, io sono un grande ammiratore del lavoro di De Laurentiis a Napoli. Ha tagliato il budget creando una squadra che fa risultati e dà spettacolo. Serve lavorare sulle idee e tutta la Premier League è un po' viziata. Usa i soldi perché ne ha tanti ma non c'è questa reale necessità".
Cosa pensa del fatto che la Premier League agisca da sistema sulle tematiche?
"Per me è importante che governo e Premier League aiutino a mantenere il rispetto verso lo sport che ha un ruolo sociale. Analizzare le proprietà e alcune decisioni sono idee giuste, tutelano i tifosi che sono i veri proprietari del club. Quella è la prima cosa da imparare, quando acquisti un club sei il suo custode e non il vero proprietario. Certo, poi loro non possono decidere e prendere scelte irrazionali".
Che rapporto ha con la gente del Leeds?
"Ottimo. Quando sono lì sento molto amore, sui social invece... Però è solo una piccola minoranza di codardi della tastiera come li chiamo".
Guardiola verrà in Italia?
"Siamo a un livello più grande ma è giusto crederci sempre".
Il ds Orta le ha mai proposto un acquisto dalla Serie A?
"Federico Chiesa".
Se vinceste la Premier League che fioretto farebbe?
"Settimana scorsa ho fatto un pezzo del Cammino di Santiago come promessa dopo promozione e salvezza. Sarei disposto a tutto".
Perché nessuna italiana ha puntato su Gnonto?
"Non saprei di preciso, forse il campionato svizzero non ha abbastanza appeal verso l'Italia. Abbiamo creduto in lui e pensavamo ci volesse comunque più tempo ma è esploso perché è umile, concreto e intelligente nel gioco. Sa gestire tempi e spazi. Guardate la personalità con cui è entrato contro la Germania e ha fatto assist".