Juventus, Bremer: "Il peggio è alle spalle. Ho un coach che mi aiuta a livello mentale"
Gleison Bremer, difensore della Juventus, ha parlato agli Young Reporter del club bianconero. Ecco le sue dichiarazioni, a partire dalle sue condizioni fisiche dopo l'operazione per la rottura del legamento crociato:
Come sta?
"Bene, bene. Ora il peggio è passato e mi sto riprendendo piano piano".
Con quale giocatore della Juventus del passato parlerebbe per avere un consiglio?
"Bella domanda. Un passato ho parlato tanto con Chiellini, saremmo stati una bella coppia. Più avanti gli chiederò anche dell'infortunio che lo ha avuto anche lui e vorrei capire cosa ha fatto lui per tornare al suo livello".
Qual è il compagno più divertente?
"Siamo una bella squadra, siamo in tanti. Te ne dico uno che è Pinso che è un grande, anche Gatti ti fa divertire".
Cosa sente quando scendi in campo con la maglia della Juventus?
"Ora sono fuori da quasi due mesi e la notte ogni tanto me lo sogno. È una sensazione bellissima. È una maglia storica che ha vinto tutto. È la squadra più forte d'Italia, quindi è un'emozione unica".
Qual è la paura più grande che ha prima di scendere in campo?
“Non ho paura, però sono concentrato e faccio un lavoro anche mentale per stare tranquillo in campo. La paura, secondo me, è normale, ma ogni giorno in allenamento lavori tecnicamente e quella sparisce piano piano e dopo 3/4 minuti che inizia partita sei tranquillo e vai più fluido”.
Come fa a essere di sostegno ai suoi compagni anche adesso che è fuori?
“Sono fuori da un po’ però abbiamo un gruppo WhatsApp e prima di ogni partita mando loro un bel messaggio. Anche quando sono alla Continassa e faccio la terapia parlo con loro”.
Quando ha imparato a fare il difensore?
“Quando ho iniziato facevo il centrocampista, poi ho avuto un allenatore che mi ha messo in difesa e piano piano mi allenavo e lui mi ha spiegato che potevo fare il difensore. E da li in poi ho iniziato il mio percorso da difensore”.
Quale è il suo piatto preferito brasiliano?
“La grigliata, la carne per noi sudamericani è fondamentale però non si può esagerare”.
Cosa prova quando ferma un’azione avversaria?
"Noi che siamo difensori e facciamo un intervento così bello è un nostro dovere e poi prendi fiducia e piano piano durante la partita cresci come personalità ed è la sensazione più bella per un difensore”.
Quando era piccolo come conciliava sport e scuola?
“Secondo me anche i vostri genitori vi chiedono tanto a scuola e i miei genitori erano uguali. È una cosa difficile da conciliare ma un giorno ha 24 ore e riesci a fare tutte e due le cose tranquillamente, se lo fai bene non c’è problema”.
Cosa ha cambiato a livello fisico e mentale da quando è alla Juventus?
“Bella domanda, come ho detto: ho un coach che mi aiuta a livello mentale. Il primo anno che sono arrivato dal Toro alla Juve era diverso, è uno dei club più importanti al mondo e in Italia è il primo. Quindi quando arrivi qui hai tutti gli occhi addosso, ed è normale che sia così, quando fai una prestazione non al top ti criticano tutti pero se lavori bene mentalmente e fisicamente non c'è problema, viene da solo. Quindi devi essere concentrato tanto sul livello mentale e quello ti aiuta”.
Quanto è stato difficile andare via dal Brasile?
Quando sono arrivato in Italia è stato un periodo un po' difficile, Però sapevo che tutti vogliono venire in Europa, soprattutto per me che sono difensore, l'Italia è una delle scuole migliori. Sono diventato quello che sono perché ho lavorato tanto e questo mi ha aiutato per quello che sono ora”.
Cosa sognava di fare da bambino?
“Quando ero bambino mio padre è stato un calciatore dilettante, però anche lui ha provato a fare il professionista e non ci è riuscito, sono cresciuto così. Sentendo lui, quell'amore per il calcio è arrivato dai miei genitori”.
Quanto è importante adattarsi ai diversi stili difensivi?
“Secondo me quella è una cosa importante. Ogni squadra è diversa dall'altra, quindi il calcio di oggi è un calcio moderno e sta cambiando tanto. Prima si difendeva e basta ora il difensore deve giocare bene e si deve adattare. Allenarsi e adattarsi”.