L'Inter del Triplete - Dai ko spagnoli all'Italia: Thiago Motta e un rosso che caricò la squadra
Agli albori della carriera, prima col Barça B e poi con la prima squadra, Thiago Motta era considerato un vero e proprio diamante grezzo. Nonostante fosse poco più che ventenne trovò una straordinaria continuità di rendimento con i catalani, piazzandosi nel cuore del centrocampo. L’exploit arrivò nel 2002-2003 con Radomir Antic in panchina, mentre nel 2004 ecco il crak che segnò la sua carriera: rottura del legamento crociato del ginocchio destro durante un match col Siviglia.
L’ATLETICO PRIMA DELL’ARRIVO IN ITALIA - Nel 2007, dopo essersi rimesso in sesto, passò all’Atletico Madrid. Ma la sfortuna lo seguì e lo attaccò nuovamente: rottura del menisco, questa volta del ginocchio sinistro. Un altro ko grave, che andava ad aggiungersi ai fisiologici problemi muscolari a cui vanno inontro i calciatori. Ma tanto bastò per etichettarlo come giocatore bravo ma decisamente troppo fragile. Fortuna per lui che il Genoa non diede peso alle voci spagnole: nel settembre 2008 arrivò nel Genoa di Gasperini, una squadra che all’epoca lottava con la Fiorentina per l’ultimo posto disponibile per la Champions League (testa a testa poi vinto dai viola). A Marassi rimase solo un anno, ma tanto bastò per far vedere al mondo che i problemi fisici erano alle spalle. E insieme a Diego Milito, a fine stagione, fece le valigie per spostarsi in nerazzurro.
L’INTER E L’ESPULSIONE - Josè Mourinho gli diede subito grande fiducia e ancor più responsabilità. Giocava spesso e giocava bene, Thiago Motta. Fino al 28 aprile, semifinale di ritorno di Champions contro il Barcellona al Camp Nou. L’italobrasiliano fu espulso, non senza polemiche, al 28esimo del primo tempo. Dando di fatto il là a quella storica prestazione in terra catalana dell’Inter. “Dopo quella partita capii che avremmo vinto la Champions”, ha confessato Mourinho. E per uno strano gioco del destino, quella partita segnò davvero la svolta nonostante l’Inter in 10 uomini. L’inferiorità numerica dette carica, ferocia e ambizione alla squadra. Non che Thiago Motta lo volesse (si perse anche la finale a causa del rosso), ma a sua insaputa riuscì a far scattare la molla giusta nei compagni. Per la gioia di tutti gli interisti.