Lukaku-Inter, lo scopritore: "Lento? Vedrete quanti gol farà..."
Antonio Conte può finalmente sorridere: Romelu Lukaku è il nuovo numero 9 dell'Inter e nella giornata di ieri ha iniziato ad allenarsi ai suoi ordini. Una gran bella sfida per il bomber di Anversa, a caccia della miglior versione di sé stesso dopo l'ultima travagliata stagione al Manchester United. Un'altra pagina della sua già lunga storia tra i professionisti, nonostante sia solo un classe '93. Proprio per presentarlo nel dettaglio ai suoi nuovi tifosi, TuttoMercatoWeb.com ha intervistato colui che lo fece esordire in prima divisione belga ad appena 16 anni: Ariel Jacobs, l'allenatore che all'Anderlecht lanciò un giovanissimo Lukaku senza più toglierlo dal campo. E facendo, anche grazie a lui, scorta di vittorie e di titoli...
Jacobs, nella carriera di Lukaku il suo ruolo non potrà mai essere considerato marginale.
"Mi emoziono se ci ripenso... Romelu era uno dei fiori all'occhiello del settore giovanile dell'Anderlecht, un giocatore già pronto fisicamente e tecnicamente ad appena 16 anni. Per questo nel maggio del 2009 decisi di correre il rischio di farlo debuttare in Pro League. Fu una bella scommessa, si sarebbe potuto bruciare e invece...".
Il primo grande passo di una marcia senza soste.
"Da quel giorno Lukaku si è fatto sempre trovare preparato. Nessuno avrebbe mai pensato di vederlo arrivare così in alto, ma Romelu vantava già a quell'epoca una forza fisica straripante, per non parlare del suo innato istinto del gol. Non fu difficile così per lui crearsi uno spazio nella nostra prima squadra e, anche grazie alle sue 15 reti, nel 2009-2010 riuscimmo a vincere il campionato".
Dopo la consacrazione in Premier League, Lukaku ha intrapreso una nuova avventura professionale: lo considera adatto all'Inter e alla Serie A?
"Assolutamente sì. Lukaku ha già fatto vedere di che pasta è fatto in Belgio e in Inghilterra, cambiando squadra ma trovando sempre la via del gol. In Italia dovrà misurarsi adesso con la miglior scuola di difensori al mondo, ma sono convinto che il suo carattere e la sua fame sotto porta gli consentiranno di trionfare anche con la maglia dell'Inter. Non è certo casuale che Conte lo abbia voluto a tutti i costi, Romelu è un animale d'area".
Eppure, c'è chi dice che l'Inter aveva già in casa un 9 più forte di lui: Mauro Icardi.
"Non si possono paragonare, sono due attaccanti completamente diversi. Quello che posso dirvi riguardo a Lukaku è che non dobbiamo aspettarci da lui le giocate tecniche di Cristiano Ronaldo o Messi. Romelu sa fare essenzialmente una cosa: segnare. E questo è ciò che conta di più per qualsiasi attaccante. Penso che ci siano pochissimi finalizzatori del suo livello oggigiorno".
Non solo le qualità sul campo, in nerazzurro conteranno anche le extra-motivazioni con cui Lukaku è arrivato a Milano.
"Lo aiuteranno molto. L'ho visto determinato e consapevole in questi primi giorni, Lukaku ha una gran voglia di mettere a tacere tutte le critiche che ha ricevuto al Manchester United. Il fatto di essere reduce da una stagione difficile, in primis a livello di club, sarà sicuramente un assist per l'Inter e per lo stesso Romelu".
Critiche diceva, proprio come quelle legate al peso o alla velocità ricevute dai media inglesi.
"Lukaku ha sempre ricevuto questo tipo di critiche, al Manchester e anche in Nazionale, ma ha sempre risposto a suon di gol. Romelu è un numero 9 puro, un cannoniere di razza che anche i vari Chiellini e Bonucci avranno difficoltà a marcare quest'anno. Ve lo assicuro. Naturalmente avrà bisogno di un po' di tempo per adattarsi al campionato italiano, ma credo che possa fare benissimo e realizzare tanti gol in Serie A".
Lo dice proprio chi Lukaku ha avuto il coraggio di lanciarlo e valorizzarlo, con risultati strepitosi.
"Sì, gol e titoli hanno sempre parlato per lui. Con me Romelu ha esordito tra i professionisti, ha vinto un campionato e anche il titolo di capocannoniere (2009-2010, ndr). Niente male, direi".
Un palmarès, il suo, che si è invece impreziosito in Danimarca dopo i successi all'Anderlecht. Quando la rivedremo in panchina?
"Sì, nel 2012-2013 ho vinto il campionato danese col Copenaghen. Poi, l'anno dopo, sono andato in Francia al Valenciennes. Purtroppo nell'estate del 2014 mi sono dovuto fermare per motivi familiari e oggi, a 66 anni, non è facile ripartire. Il calcio comunque è sempre la mia vita e continuo a lavorarci, se dovesse arrivare una chiamata interessante perché non ributtarmi nella mischia?".