Helveg: "Hojlund, top player del futuro. In Danimarca sorpresi dalla sua esplosione"
Per Thomas Helveg l’Italia rappresenta una seconda casa, la nazione in cui da calciatore ha vissuto gli anni più belli di una carriera lunga, costellata da tanti successi e trionfi e ricca di esperienze uniche. In Serie A dal 1993 al 2004 è stato calciatore di Udinese, Milan ed Inter, poi le esperienze in Inghilterra ed in Germania prima di chiudere il cerchio nell’Odense. E proprio nella squadra della sua città Helveg è diventato collaboratore tecnico. Con la sua esperienza può sicuramente aiutare a crescere i tanti giovani che sono l’asse portante di un club che punta molto sullo sviluppo tecnico dei calciatori del proprio vivaio. Un modo di fare calcio, quest’ultimo, che ha contraddistinto non solo l’Odense ma l’intero movimento danese. Uno dei migliori in assoluto nello scovare, allenare e lanciare diversi talenti che poi riescono a ritagliarsi dei ruoli da protagonisti nei principali campionati europei e con la nazionale maggiore. In esclusiva a TuttoMercatoWeb Thomas Helveg ha analizzato diversi aspetti. Da come viene vista l’Italia di Mancini, alle sue ex squadre che giocheranno i quarti di finale in Champions League.
Thomas Helveg, che idea si è fatto sul momento che sta vivendo la nazionale italiana ed in generale dell’intero movimento calcistico?
“Guardando i risultati purtroppo l’Italia ha mancato le ultime due qualificazioni ai Mondiali, ed i motivi sono diversi. Ho sentito che il CT Roberto Mancini ha preso ad esempio una partita del Milan, quella giocata contro la Salernitana dove in campo non era stato schierato nemmeno un calciatore italiano. E’ un argomento di cui si parla già da tanto tempo, personalmente ricordo che se ne discuteva già diversi anni fa subito dopo la partita pareggiata contro la Svezia a Milano che è costata la qualificazione al Mondiale in Russia. In tanti si chiedevano se c’erano troppi stranieri in Serie A, peraltro una cosa vera ma non credo che sia solamente questo il problema. In Inghilterra, in Francia, in Spagna ci sono tanti giocatori stranieri ma le nazionali fanno comunque bene. L’Italia è una nazione con una propria storia, vincente e forte anche a livello giovanile. Non credo che i problemi della nazionale sono legati al fatto che ci sono tanti giocatori stranieri che magari tolgono spazio a quelli italiani, anche perché i campioni vanno nei tornei top come Inghilterra e Spagna dove hanno anche modo di guadagnare molto di più. C’è comunque un ricambio generazionale in corso, guardando le nazionali giovanili dell’Italia ci sono dei segnali incoraggianti anche a livello di risultati”
A proposito di giovani, la Danimarca ne ha cresciuti e lanciati diversi negli ultimi anni. In Italia sta facendo molto bene Hojlund, l’attaccante dell’Atalanta. Lei che ha giocato in Serie A, si aspettava un impatto così importante con il campionato? Può diventare in futuro un top player?
“Non mi aspettavo un impatto così con il calcio italiano. La strada per lui non è stata semplice, all’inizio infatti non giocava titolare con l’Atalanta. E’ maturato molto nel corso delle settimane e quando ha avuto modo di giocare è riuscito a fare grandi cose. Anche noi in Danimarca siamo rimasti sorpresi dalla crescita che ha avuto nel giro di così poco tempo, è letteralmente esploso anche con la nazionale maggiore dove in 2 gare giocate da titolare è riuscito a segnare 5 gol. Finalmente abbiamo trovato il nostro numero 9, un attaccante vero. Chiaramente non bastano due-tre partite consecutive fatte bene per dare un giudizio definitivo, ci vuole sempre una continuità di rendimento nel percorso. Hojlund con la Danimarca è stato anche messo nelle giuste condizione dalla squadra che in questo momento sta girando bene, questo sicuramente aiuta perché gli attaccanti non vincono mai le partite da soli. Però sta vivendo un grandissimo momento, molto buono sia per lui che per la Danimarca. Di Hojlund ora se ne parla tantissimo, ed è giusto perché come detto è esploso”
Hojlund in Italia è diventato già un uomo mercato. Può essere già pronto per il salto in una grande squadra? Il Milan, suo ex club, ad esempio le ha mai chiesto informazioni su di lui?
“No, anche perché è da tanto tempo che non sento Paolo Maldini. L’ultima volta quando intraprese la carriera da dirigente nel Milan. Chi conosce molto bene Hojlund è Simon Kjaer, ma comunque non so se è già pronto per il salto in un grandissimo club. Può anche essere, però dal mio punto di vista giocare per un’altra stagione all’Atalanta può sicuramente essere utile. Sicuramente Hojlund in futuro può ambire ad un top club, lo dico con il massimo rispetto per l’Atalanta”
Helveg, qual è il suo giudizio sul campionato del Milan? Ha le possibilità per andare avanti anche in Champions League dove affronterà il Napoli?
“Quest’anno il Milan è stato altalenante, non è mai riuscito a trovare la giusta continuità. Ha ottenuto grandi vittorie ma non sempre poi è riuscito ad essere costante. Il Napoli sta dimostrando di essere la squadra più forte ma nelle coppe può succedere di tutto. Ed il Milan quando si tratta di giocare determinate partite di Champions League ha tanta esperienza, un aspetto che può fare la differenza. A quella partita il Napoli ci arriverà con uno scudetto ormai già in tasca mentre il Milan in campionato dovrà ancora lottare per guadagnarsi la possibilità di qualificarsi per la Champions”
Sulla rinascita del Milan, che è tornato a vincere lo scudetto nella passata stagione, hanno inciso anche le scelte di Paolo Maldini. Mentre nel Benfica che affronterà l’Inter, altra sua ex squadra, il presidente è Rui Costa con cui ha giocato proprio in rossonero. Si aspettava che sarebbero potuti diventare due grandi dirigenti?
“Non mi stupisco per niente, era solamente una questione di tempo vedere Paolo in un ruolo del genere. Me lo sarei aspettato conoscendo le sue qualità. Sono rimasto invece sorpreso nel vedere Rui Costa, altro mio ex compagno di squadra al Milan, intraprendere la carriera da dirigente. Lui ora è presidente del Benfica, prossimo avversario in Champions proprio dei nerazzurri. In quel ruolo vedevo più Maldini che non Rui Costa. È un uomo intelligente, Rui ha il calcio nel sangue. Nel suo Benfica c’è anche Bah, terzino della Danimarca. Ha una grande struttura fisica, negli ultimi anni di lui si è parlato molto bene tanto da diventare un titolare della nazionale”
Una curiosità: lei arrivò all’Udinese dall’Odense nel 1993. All’epoca non c’era la tecnologia attuale per scovare calciatori in giro per l’Europa. Come nacque quell’opportunità?
“Un loro osservatore in Danimarca era venuto a vedere l’Odense ma non per me, bensì per un altro calciatore. Però in quella partita probabilmente giocai così bene da essere notato. Infatti fui seguito da vicino per un altro paio di partite e successivamente parlammo del trasferimento all’Udinese. Ed in Italia ho vissuto anni bellissimi. In Danimarca sto bene, sono a casa mia con i miei parenti e gli amici, ma se ripenso a quelle annate l’Italia mi manca molto. E’ un Paese bellissimo come la sua gente, ho vissuto anni fantastici”
Ha ritrovato un po' di Italia nell’Odense perché avete deciso di puntare su Franco Tongya, ex Juventus e Marsiglia. Come sta andando la sua esperienza nel suo club?
“Sta giocando sempre meglio ed ultimamente ha anche segnato un gol stupendo in mezza rovesciata. Sta facendo discretamente bene, è un giocatore che lavora molto anche in fase difensiva ma per il nostro modo di giocare a calcio deve fare qualcosa in più dal punto di vista offensivo. Siamo una squadra che punta molto sull’esplosività nell’attaccare. Tongya però sta migliorando parecchio, gioca quasi sempre titolare ed è importante per l’Odense”