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Branchini: "La FIFA rischia. Sul regolamento non ci hanno mai interpellato"

ESCLUSIVA TMW - Branchini: "La FIFA rischia. Sul regolamento non ci hanno mai interpellato"TUTTO mercato WEB
lunedì 8 maggio 2023, 10:38Serie A
di Andrea Losapio

"La FIFA sa di rischiare". A parlare è Giovanni Branchini, storico agente, che analizza quello che sta succedendo tra il massimo organismo internazionale e il nuovo regolamento imposto ai procuratori. "Noi ci eravamo seduti al tavolo, cinque anni fa, perché avevano indetto una Task Force per cercare di rinnovare il sistema dei trasferimenti. Di 30 persone prescelte solamente una aveva esperienza, cioè Michael Gerlinger del Bayern Monaco. Dopo poco abbiamo capito che era un teatrino e abbiamo interrotto le discussioni. Loro parlavano con noi solo per poter affermare che ci avessero consultato, ma non era vero. Pensate che per dare credito a questa loro iniziativa hanno persino inventato un'associazione posticcia di agenti".

Come cambierà il vostro ruolo con questa riforma?
"Vedremo se questa riforma avrà luogo. Secondo me non sarà poi la stessa per tutti i paesi, perché già la Francia ha preso le distanze, noi siamo in un processo per cui non abbiamo ancora certezze, ma la nostra legge di stato non dovrebbe consentire uno stravolgimento sulla base di quello che la FIFA sta imponendo".

In che senso?
"Perché la stessa FIFA riconosce che i paesi regolamentati con le leggi dello stato hanno la priorità su quelle che possono essere le determinazioni. La FIFA è un ente privato. Poi c'è la Corte Europea che può esprimersi, anche se poi è difficile che ci siano posizioni reali, in compenso fa molti commenti. Il 10 maggio avremo la prima sentenza, del tribunale di Utrecht, per valutare l'eventuale sospensione del regolamento e discutere nel merito la legittimità dello stesso. Il problema di fondo è un altro".

Quale?
"Il nostro mondo ha bisogno di regole e dello sforzo che queste regole, anche già esistenti, vengano rispettate. Questo è il vero nocciolo del problema. Se riscrivi il codice della strada, ma non metti autovelox, telecamere e gli addetti al controllo, non serve a nulla. In fondo, a queste persone che fanno da moralizzatori, del calcio non importa nulla. Svolgono una mansione che a loro è molto cara, presenta grandissimi vantaggi, non parliamo solo di soldi. Sono dei privilegiati, perché vendono e gestiscono in esclusiva un qualcosa che non hanno creato né acquistato. Gli è stato mantenuto il diritto di fare ciò, nonostante i dirigenti di un recentissimo passato siano finiti quasi tutti in galera e comunque anche gli attuali non godono di grande credito, tanto quanto gli agenti che di colpo combattono in modo indiscriminato. C'è una serie di motivi in cui purtroppo la realtà sfugge ai più. Questa manovra, iniziata cinque anni fa, è una cortina fumogena, un deterrente per dare la sensazione di calmierare i costi. Come fai quando i Mondiali costano ogni volta 1-2 miliardi in più e hai già venduto oggi, quello del 2030, in Arabia Saudita, probabilmente al doppio di quanto ha speso dal Qatar. Certamente con lo stesso aggravio di complicazioni per i calendari internazionali e i club che quei calciatori pagano regolarmente ogni mese. Aggiungi manifestazioni e partite quando il mondo del calcio ti chiede il contrario. Dove nasce la credibilità di queste persone? Cercano di fare credere che mette un cap a un'unica categoria possa essere la panacea di tutti i mali?".

Qualcosa andrà cambiato.
"Certo, dobbiamo metterci le mani. Ma loro hanno i mezzi, i miliardi per mettere sotto contratto le persone giuste e competenti per far sì che le attività intorno al calcio professionistico rispettino le regole. Loro non possono avere solo il diritto di organizzare le manifestazioni e di guadagnarci, con spettacoli che - ribadisco - non vengono pagati nemmeno da loro, salvo poi legiferare e moralizzare. Dovrebbero anche avere il dovere di impegnarsi per migliorare il sistema".

Lo fa anche la FIGC, però.
"È un fenomeno che a piramide scende, tutti sono disponibili a godere di questo enorme potere economico e politico, non dimentichiamoci che questi personaggi arrivano a un livello di popolarità che spalanca loro ogni porta, dai capi di stato ai papi, a chi vuoi tu. Lo fanno sulle spalle di chi il calcio lo fa, di chi paga i giocatori, di chi cura i giocatori quando si spaccano il ginocchio per una partita totalmente inutile di qualificazione agli Europei, ma che va giocata perché tutti votano, anche il paese sportivamente meno sviluppato. Otto anni fa sono andato a denunciare in Federazione il fenomeno dell'acquisizione dei mandati dietro pagamento, cosa vietata da tutte le norme. E non ha mosso il dito nessuno".

Perché?
"Non gli interessa. Chi gestisce il calcio non ha nessuna sofferenza nel vedere che il livello dello spettacolo e della qualità degli interpreti è sceso. Nessuno, in Italia, si sveglia con il magone perché da 30 anni non produciamo un campione. FIFA e UEFA dopo la pandemia non hanno dato che le briciole, nonostante giacenze miliardarie nei loro conti correnti. I soldi che guadagnano con il calcio non possono servire solamente a farsi rieleggere, una percentuale doveva essere redistribuita di tutte le leghe in base all'importanza. Perché le Federazioni non lo hanno preteso?”.

Il calcio soffriva già prima, economicamente.
"Non c'è dubbio, ma anche questo aspetto è figlio di meccanismi che non hanno funzionato. Come il FFP perché i controlli non ci sono stati. C'è anche un altro problema: questa gente sta lontano dal calcio vero, non si mischia, non si espone. Ha mai letto una risoluzione della FIFA o dell'UEFA che legittima il fatto che uno stato sovrano possa essere proprietario di un club di calcio".

Dovrebbe essere impensabile.
"Per me puoi anche dire di sì, che è legittimo. Ma almeno fallo. Prenditi la responsabilità, esponiti. Dai la possibilità alla squadra X di andare dall'emiro del Brunei e regalare metà proprietà del club per farsi finanziare economicamente. Perché ne devono godere soltanto alcuni, che aggirano ogni norma da sempre? Poi metti il 3% al povero agente che ha 6-7 giocatori e nel weekend va a vedere partite invece di andare a pescare? Il calcio ha bisogno di riforme, di trasparenza, ma a loro non frega nulla. Ad aprile del 2018 ci hanno chiamato per ridiscutere il problema dei trasferimenti, c'eravamo tutti: Mendes, Raiola, Barnett. Tutti eravamo lì, disposti a dire "facciamolo". Qualcuno preoccupato perché c'è gente che ha vissuto border line, facendo i miliardi. Ma gliel'hanno consentito. Un nostro collega ha detto che non doveva preoccuparsi delle norme del calcio, tanto gli organismi preposti non le avrebbero mai fatte rispettare".

Nel 2015 c'è stata la deregulation...
"Per questo motivo dovrebbero vergognarsi, è stata votata all'unanimità. La FIFPro, il sindacato dei calciatori con quell'atto ha avallato la possibilità che un diciassettenne ivoriano possa essere rappresentato da chiunque, purché respiri. Anche questo hanno giustificato con una menzogna, loro vivono di questo. Allora dissero che il 75% dei trasferimenti era concluso da agenti non abilitati. E allora perché non ci sono state centinaia e migliaia di squalifiche, visto che il regolamento vietava a club e calciatori di usare servizi di persone non abilitate?".

Vogliono mettere lo sbarramento?
"L'esame della FIFA non è quello italiano. Questo ha avuto 52% di promossi, quelli del CONI e della FIGC hanno il 16%. Fior di avvocati che esercitano non riescono a passare l'esame, ci sono domande che non sono inerenti al lavoro. Noi tutti ci avvaliamo dei professionisti. È stato fatto per calmierare. Bastava far rispettare le regole, anche con 1000 nuovi agenti: facevano fatica a costruire un terreno su cui lavorare. Se poi non controlli come si prendono le procure... Se vai da un agente che ha iniziato a fare il lavoro da 4-5 anni e gli chiedi come si acquisisce un calciatore, ti risponde che devi pagarlo. I veri agenti non lo hanno mai fatto, non si compra la fiducia di un giocatore".

O del padre.
"Fenomeno gigantesco, vietato, anche qui nessuno muove un dito. Ci sono anche buone famiglie, con la testa sulle spalle, che capiscono che non sono i centomila euro di oggi che inficiano una carriera da 10 milioni. Non sono tutti ansiosi di guadagnare. Ma incide nel processo".

La procura vale solo due anni...
"Però vale per tutti. Se qualcuno paga, però, non firmano per due anni perché ti fanno firmare di tutto e di più. Qualcuno potrebbe pensare che io difenda una frangia della categoria. Questi problemi non sono solo inerenti alla nostra professione, ma creano un danno inestimabile su quella che è la formazione dei giovani giocatori. Oggi festeggiamo perché abbiamo cinque squadre nelle semifinali europee e questo significa che è il problema non è solo italiano, che tutti soffrono la mancanza di talenti anche perché non si gioca in strada né all'oratorio, questo crea un problema perché un tempo la tecnica di base in molti se la facevano da bambini. Oggi, appena un ragazzo è promettente, mostra un certo tipo di talento, arriva il procuratore che dà soldi alla famiglia, a lui, il club si fa coinvolgere in questa dinamica che i media in crisi d’astinenza di campioni avallano e così si creano giocatori che riescono a guadagnare un sacco di soldi ancor prima di giocare la prima partita vera, da adulto, ma che difficilmente riusciranno a completare il percorso di crescita divenendo veri campioni”.

Lo fanno anche gli sponsor.
"Sì, ma è un processo legittimo e non avviene a tappeto. Le regalie, i soldi, il finto contratto di immagine sono un altro punto. Avvengono in una misura che ha realmente danneggiato la formazione di questi ragazzi. Noi siamo i primi a volere fare passi in avanti, stringere dove c'è da stringere. Ma non interessa a nessuno".

Neanche alla FIGC?
"Ha detto sempre che ci ascoltava, forse ha fatto finta, perchéa a oggi non abbiamo visto nulla di concreto. Non dimenticate che la stragrande maggioranza degli agenti, il 95%, lo fanno per passione e non si arricchiscono".

E quindi qual è il problema?
"Il sistema e la valenza economica hanno attratto persone che non hanno nessun tipo di legame con lo sport, in generale, di entrare e di viverlo come una qualunque attività remunerativa. Questo ha fatto dei danni, perché chi tirava le fila non ha evitato. Se vai in Brasile i club sono in mano a persone che non sono gli agenti storici".

Come le TPO...
"Esistono ancora, anche se vietate".

Demagogia?
"Come quando Blatter, sentendo il tintinnio di manette, abolì le TPO. Senza uno studio, tout court. Convocarono una serie di avvocati a Zurigo per far credere che si volesse studiare il fenomeno, voli di prima classe e alberghi cinque stelle, etcetera. Prima riunione, si siedono, arriva Blatter che dà una velina di quel che era già la loro decisione. Hanno fatto finta di discutere e le TPO erano abolite indiscriminatamente, senza salvare nulla delle stesse. Questo ha significato uccidere una serie di paesi che avevano una loro storia e una dignità calcistica, dando allo stesso tempo un potere infinito e unico a certe realtà economico, infatti queste realtà economiche hanno una capacità di spesa inimmaginabile per tutti gli altri. Se io, magnate, amo il Benfica e faccio il sostenitore del Benfica, diventando sponsor tanto all'anno e mi prendo una percentuale dei calciatori del Benfica... Se lo regoli, e fai rispettare le regole rendendo trasparente il processo, allora ha senso. Abbiamo permesso a molti personaggio improbabili di comprare club, anche di Serie A. Non si può permettere tutto, molti paesi senza TPO non possono vivere: in Sudamerica non è cambiato di una virgola, però almeno prima c'era tutta una pratica da istruire, diventava di dominio pubblico ed era accatastata. Era molto più trasparente e pulita di oggi. Regole poco chiare o illogiche, nel mercato, non fanno che creare meccanismi ad hoc che poi possono essere usati anche per aggirare norme giuste. Sempre per lo stesso motivo: non gliene frega niente".

Ci sono norme giuste nel regolamento?
"Certo, perché le hanno prese da nostre indicazioni. Quello che regola l'acquisizione dei ragazzini, per dire. Se un sedicenne firma un contratto non puoi considerarlo come un minore, ha più bisogno lui di un trentenne. Molte cose sono migliorate. Noi ci eravamo proposti seriamente. E pensare che tutto nasce da una serie di miei colloqui con Infantino, in cui - grazie alla mediazione di Boban - facevo notare che il settore stava prendendo una brutta piega. Noi viviamo dei controsensi, ma è possibile disquisire del salary cap quando ci sono le commissioni di Haaland al City, recidiva, che ti dice candidamente che 20 milioni vanno al padre di Haaland e altri 20 all'agenzia? Non è legittimo: non si può pagare i genitori dei calciatori, altrimenti legittiamo qualunque famiglia a pretendere generando un costo extra. Perché il papà di Haaland 20 milioni, perché altri 10 mila euro no?".

Se fosse nella FIFA, cosa farebbe?
"I valori medi delle commissione nel mondo sono il 6%. Se fossi il prescelto, con carta bianca, farei una task force. Vera. Una delle cose assolutamente indispensabile è anche ridiscutere l'equilibrio tra i diritti di calciatore e agente, con quello del club. Bisogna studiare nuove formule che possano restituire trasparenza e equilibrio nell'interesse di tutti. Ma questo può farlo con una condivisione e con il nostro appoggio. I giocatori si trincereranno dietro il vantaggio acquisito che hanno. Quando qualcuno non rientra più nei programmi, uno non può non avere pressione e difficoltà nel mantenersi in quel club dove non serve".

Una provocazione da studiare e modulare?
"Se tu giochi a Torino possono trasferirti a Parigi, ma non a Doha. A Madrid sì, a Milano sì. Se giochi nella Juve e ti trovano l'Atletico Madrid, con gli stessi soldi, coprendo le spese da affrontare e non devi avere un danno economico, con lo stesso contratto, tu ci devi andare. Se non ci vai ma rinunci a una percentuale dello stipendio. Non è un obbligo, ma cerchiamo di riequilibrare. Noi agenti siamo pronti a venire incontro, però poi non vendi Skriniar a 55 milioni non può essere colpa degli agenti".

Quindi colpiscono solo la vostra categoria e nessun altro.
"C'è un problema di principio, non puoi prendere il settore e mettere il cap solo sulla categoria. De Laurentiis può usare il bilancio del Napoli per pagare chi vuole, lì non ci sono discriminanti. Anche la frase che viene usata a sproposito "I soldi degli agenti escono dal sistema". Ma quello dei direttori generali? Dei calciatori? Viene dato per scontato che noi siamo i cattivi. Mettiamo che sia vero che la nostra attività rechi nocumento al settore, ma è possibile che la Lega e la Federazione non ci abbiano mai coinvolti? Abbiamo un regolamento del 1990, i primi al Mondo. La Lega italiana non ha indetto una riunione in 33 anni. Mai. Noi abbiamo una colpa, molti di noi sono diventati attrezzi per permettere ai club maggiore elasticità e fantasia. Ma di fondo noi vogliamo un settore in salute, non uno in bancarotta, che non paga, che ha casini. Conosciamo le patologie prima che insorgano e potremmo aiutare a prevenirle. Il nostro è un lavoro legittimo, che fa bene a calciatori e società".

Un esempio?
"Mio figlio Giacomo ha portato Hickey al Bologna a 1,2 milioni, è stato venduto a 22 più bonus dopo due anni. Questo è il nostro lavoro. Ribadisco, se non servisse, non esisterebbe".

Siete il capro espiatorio.
"La percezione della gente è data che a pochi interessa scrivere tutta la verità. Se dai una versione di parte... Poi le bugie sono funzionali, alle volte, ma chi commenta non ha questi obblighi".

Come mai la FIFA ha deciso che l'agente del calciatore non può avere il mandato dal club venditore?
"Perché è ulteriore fumo, ne pagheranno le conseguenze i club. Non è giusto, ma è quello che credono faccia comodo. Se io pago il 10% a chi mi vende il giocatore, ne ho un beneficio. Se io devo pagare l'agente che è anche intermediario, mi diventa troppo potente. L'agente sarà sempre potente. Abbiamo dei dirigenti, ahinoi, depotenziati dalle proprietà. Un'altra follia del regolamento è il divieto di non corrispondere la commissione se non c'è un trasferimento di denaro. Se io trovo una sistemazione a un giocatore fuori dal progetto, facendo risparmiare fior di milioni al club operato da un lungo e ricchissimo contratto, non vedo perché io non debba vedere riconosciuto il mio lavoro. E non vedo perché doverlo fare, questo lavoro. Non capisco perché questa possibilità debba essere sottratta ai club. Potremmo fare decine di esempi passati, presenti e futuri di calciatori iper stipendiati che diventano un peso per i club".

Però voi lavorate per il calciatore...
"Il presupposto, che dovrebbe essere molto più presente, l'agente deve svolgere un'attività che sia utile al proprio cliente. Quindi se lo porti in una squadra è nel tuo interesse. Poi succede che, per una strana evoluzione che ha avuto il calcio, con i Presidenti che hanno ridotto la forza del direttore sportivo, affidando in outsourcing molta attività. Ti fidi degli agenti sui giovani, sugli stranieri... Onestamente, nel tempo, gli agenti sono cresciuti molto, creando strutture capaci ma a vari livelli, con grande professionalità. Molti si sono seduti, ma teoricamente un club dovrebbe avere risorse proprio per vendere un giocatore senza un agente. Non glielo vieta nessuno: è un diritto che hanno. Perché non lo adottano? Perché dare vita a regole illogiche. A me è capitato di gestire la mediazione fra i due club, perché entrambi si fidano del tuo parere. Cerchi di non scontentare nessuno perché sono tutti buoni clienti, partendo dal calciatore. Se all'origine c'è competenza e reale servizio, l'agente lo fa per un beneficio. Se è malaffare, perché dai soldi a uno che ti mostra la sua riconoscenza... Così è più facile diventare agenti importanti".

Uno può rispondere che si fidano.
"Noi volevamo l'obbligo, per la Federazione, di pubblicare i dati analitici di tutte le operazioni fatte, ma i club hanno sempre bloccato consentendo solo un dato aggregato che non esplicita niente. Noi siamo i cattivi, bene. Però noi abbiamo chiesto e ottenuto dal Coni che venissero pubblicati, tutti gli anni, i centesimi pagati agli agenti per il servizio che avevano reso e anche dove avevano incassato i soldi. I club hanno fatto pressione alla Federazione perché questo non accadesse. E infatti non è mai accaduto".

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