Atalanta, i top club su Scalvini: "Il mercato? Può far piacere, ma non ci penso"
"Uno su mille ce la fa", cantava Gianni Morandi qualche anno fa. Considerando come ha iniziato la carriera Giorgio Scalvini, lanciato in un battibaleno dalla Primavera all'Atalanta dei grandi, con già quattro presenze in Nazionale, forse la possibilità andrebbe ristretta ulteriormente. Perché in un sistema dove i giovani finiscono quasi sempre in prestito, per lui si parlano già di offerte da 30, 40 o 50 milioni di euro da parte di tutti i top club, Bayern Monaco, Chelsea e Manchester City in primis.
Cos’è cambiato dall’anno scorso?
“Prima mi alternavo fra Primavera e prima squadra. Quest’anno, invece, mi sono sentito parte del gruppo sin dall’inizio. Quello che il mister chiede, però, è sempre lo stesso, cioè di lavorare, lavorare e migliorare, cercando di imparare cose nuove dai compagni. Quello non è mai cambiato: vale quest’anno come valeva lo scorso”.
Si sente un trentenne come hanno detto di considerarti Gasp e Mancini?
“Mi sento sempre un giovane di diciannove anni. Gasp e Mancini mi hanno detto così per darmi più responsabilità, ma anche sicurezza, fiducia e credo per farmi sentire un elemento importante, dal quale si aspettano molto”.
A Lipsia, l’anno scorso, lei giocò da centrocampista: è cambiata lì la sua carriera?
“È stata una partita sicuramente importante per il mio percorso, poi a centrocampo giocai per esigenze del momento, della partita, per le caratteristiche dell’avversario. Io mi trovo bene sia a centrocampo che in difesa, ma ho sempre giocato dietro e lì mi sento più a mio agio”.
Pensa che qualcuno possa arrivare presto in prima squadra dal settore giovanile dell’Atalanta?
“Qui il settore giovanile ha grandi potenzialità e ci sono staff tecnici molto preparati. L’Atalanta ha giovani in B e in C che stanno facendo la gavetta, ma chissà che un giorno non possano tornare qui”.
Con Cittadini ha giocato…
“Lo sento spesso, siamo amici. Lui ha grandissime qualità, già in Primavera con me è stato sfortunato dal punto di vista degli infortuni, perché ne ha avuti tanti. Ha forza fisica, ha qualità, quest’anno per fortuna sta giocando. È già pronto per la Serie A, secondo me, non so se all’Atalanta o altrove, non sono decisioni che spettano a me”.
Qual è l’importanza del vivaio per un club come l’Atalanta?
“È un grande vantaggio poter attingere dal settore giovanile che ogni anno sforna giocatori interessanti. Magari durante il periodo della Champions ce ne sono stati meno, perché il livello si è alzato molto. Ma ci sono giocatori del nostro vivaio che sono in prestito in A, B e C e che stanno giocando con continuità. Magari qualcuno può arrivare”.
Da bresciano come si vive a giocare nell’Atalanta?
“Bene, alla fine vivo sul confine, a Palazzolo ci sono tanti tifosi dell’Atalanta”.
E il Brescia lo guarda?
“Un po’ sì, ma più che altro perché guardo tutta la Serie B, non solo il Brescia”.
Sente la pressione del mercato?
“Sono sereno, non sento pressioni che derivano da notizie, da voci che girano, riesco a isolarmi e a pensare solo a quello che devo fare in campo, in allenamento, a quello che mi chiedono il mister e i compagni”:
Si però si parla di Bayern Monaco, Chelsea, Liverpool…
“Può far piacere, ma leggo di sfuggita e basta. Sono concentrato qui, all’Atalanta. Nessuno di noi può sapere cosa mi riserverà il futuro, io devo solo pensare a fare bene all’Atalanta”.
Come mai non avete sempre avuto continuità in quest’annata?
“In una stagione ci sono alti e bassi, di squadra e di singoli giocatori. Però io da dentro vedo che ogni persona, dallo staff alla squadra, dà sempre il massimo. Adesso c’è questo rush finale che sarà importantissimo, bisognerà affrontare tutte le partite nel migliore dei modi. In una stagione possono capitare risultati alterni, la forza sta nel non mollare mai dal punto di vista mentale e dare sempre il massimo”.
Qual è il campo dove è più difficile giocare?
"L’Olimpico, San Siro… Sono stadi dove non è facile non sentire il pubblico. Devi essere bravo a isolarti dalle emozioni che possono nascere in te, in particolare per un ragazzo come me che gioca per la prima volta in quegli stadi. Magari lì senti un po’ di più la pressione, ma quando inizia la partita poi devi essere focalizzato sul campo”.
Ce la fa?
“Finora ci sono sempre riuscito”.
E con la Nazionale?
“È un’emozione diversa perché rappresenti la tua Nazione, è una cosa che capita non sempre, non la vivi ogni giorno. Alle volte ci sono dei periodi in cui stacchi e vai con la Nazionale, ed è una grandissima emozione, è sempre bello giocarci. L’inno è speciale per me”.
Cosa risponde a quelli che dicono che il talento si è perso?
“Dalle esperienze che ho avuto, anche con le giovanili, vedevo sempre squadre di anni più grandi che arrivavano in finale all’Europeo, alle volte in semifinale nel Mondiale. L’Under19 è uscita in semifinale, penso che se ci fossimo stati io e Gnonto avremmo potuto vincere. A livello giovanile siamo messi bene in Italia. Il talento c’è, lo spazio bisogna meritarselo e sta anche al giovane lavorare, capire dove migliorare, crescere… Se sei giovane, hai qualcosa in meno rispetto ai grandi, e devi lavorare tanto per colmare questo gap”.
C’è troppa tattica a livello giovanile?
“Qui all’Atalanta non ho mai rilevato questo aspetto”.
Che futuro vede per la Nazionale? Cosa cambia fra prima squadra e Primavera?
“Crescere bene nel settore giovanile è importantissimo, l’anno in Primavera è stato molto importante per me. Quando però vai a giocare nelle prime squadre è tutto diverso, c’è molta differenza. La riforma del campionato Primavera, di cui ho letto, può aiutare i ragazzi italiani ad arrivare più pronti in prima squadra”.
Qual è il rapporto di un giovane con il proprio procuratore?
“Il mio è un buon rapporto, sano, di lunga data, anche mio padre lo conosceva già abbastanza bene. C’è trasparenza e franchezza fra noi”.
Quanti anni ti vedi in Atalanta?
“Mi trovo benissimo qui, ci sono cresciuto, sono legato molto al club, alla dirigenza ma anche a compagni e allo staff. D’altronde è il club che mi ha cresciuto e poi lanciato. Non so dire adesso dove mi vedo fra un anno o fra cinque, non posso sapere oggi quale sarà il mio futuro. Dovesse essere ancora all’Atalanta sarei felicissimo, perché mi trovo benissimo qui e farò sempre di tutto per dare il meglio di me stesso per questa maglia”.
Cosa voglio raggiungere con l’Atalanta?
“Mancano sei partite alla fine del campionato e siamo in corsa per l’Europa. Ma il settimo posto potrebbe non bastare e quindi - essendo a a pochi punti dalle squadre fortissime come Roma, Milan e Inter - dobbiamo cercare di vincere più partite possibili per centrare il nostro obiettivo, che è tornate in Europa”.
Con la Juve sarà spartiacque?
“Sarà importante, ma come tutte le altre partite da qui alla fine. Ora siamo focalizzati sullo Spezia, tutte le squadre sono toste in questa serie A. Poi penseremo alla Juventus”.
Avete cambiato modo di giocare dalla scorsa stagione?
“In parte sì, anche perché sono cambiati alcuni calciatori e perché il mister ha visto qualche difficoltà che avevamo, e ha quindi apportato qualche modifica che ci permettesse di ottenere risultati migliori”.
Ha la stessa età di Hojlund, come vivete la sovraesposizione mediatica e sul mercato?
“Io la vivo bene, ma anche lui mi sembra… Passo tanto tempo con lui, abbiamo la stessa età, parliamo davvero poco di queste cose. Scherziamo con gli altri, ma né io né lui diamo molta importanza a queste cose. Poi sono felice per lui se fa cinque gol con la Nazionale, spero continui a farli anche con l’Atalanta. Siamo due ragazzi semplici, che pensano a giocare e a divertirsi sul campo”.
Chi l’ha sorpreso dei nuovi?
“Forse Lookman. Questo perché Rasmus lo conoscevo già. Non ci avevo giocato contro ma avevo visto dei video, avevo capito che era molto veloce e con qualità. Con Ederson invece ci ho giocato contro, la scorsa stagione, lo marcavo io, ci ha pure segnato… Ha grandissima forza fisica e ora ha trovato la sua posizione giusta. Di Lookman mi piace molto la sua mentalità. Sin dal primo giorno era qui a lavorare, a cercare di dimostrare le sue qualità. Ha mentalità, voglia di lavorare e migliorarsi”.
Thiago Silva è l’idolo o ce ne sono altri?
“Mi è sempre piaciuto quando ero piccolo, guardavo la Serie A e lui era al Milan. Mi piace moltissimo come sta in campo, è un leader con grande spirito e carisma. Ma ho seguito molto anche Bastoni, essendo stato qui all’Atalanta. Nel settore giovanile in molti lo portavano come esempio da seguire. Alle volte mi fermavo a guardarlo, quando giocava in Primavera”.
Forse non sono caratterialmente simili, però.
“Ognuno ha il proprio carattere e le proprie predisposizioni, che sono legate anche all’età e alle esperienze fatte. Io ad esempio sono più bravo ad ascoltare e mettere in pratica, poi - certo - se bisogna parlare non mi tiro indietro”.
Quale giocatore ti ha dato più fastidio?
“Direi Berardi, bravo a muoversi, abile a stare sulla linea del fuorigioco, poi le sue qualità sono note a tutti: ha vinto un Europeo giocando titolare, è rapido, veloce, bravo nell’uno contro uno”.
Con Kvaratskhelia com’è andata?
“Lui giocava dalla parte opposta rispetto alla mia, ha grande forza nello sterzare. Sul gol contro di noi tutti pensavamo che tirasse subito, invece ha sterzato. È molto forte nell’uno contro uno, è uno dei più forti della Serie A”.
Però anche Gonzalez a Firenze vi ha creato più di un problema...
“Anche lui è molto rapido e forte nell’uno contro uno. Ci sono tantissimi giocatori forti in Serie A, non è mai facile giocare contro nessuno, ma Gonzalez è sicuramente uno degli esterni più forti”.