Coppitelli racconta la scoperta Dorgu: "L'unico a vederlo fu il capo scout del Lecce"
Federico Coppitelli, allenatore dell'Osijek, parla così a Radio TV Serie A: "Il campionato croato è molto particolare, racchiude 10 squadre e di per sé, per noi, è strano. E poi si incontrano quattro volte ogni avversario, come un doppio campionato. Difficile fare un paragone con l'Italia: ci sono tre squadre come Dinamo Zagabria, Hajduk Spalato e Rijeka che hanno una dimensione internazionale. E poi le altre, ma è difficile da paragonare con l'Italia. Comunque è un campionato complicato e molto seguito, in cui giocare in trasferta è difficile. Passi da 40mila persone a vederti a Spalato contro l'Hajduk magari a Sibenik, dove trovi strutture molto differenti in negativo rispetto a quella e quindi devi adattarti. Nell'Hajduk trovi i Rakitic, i giocatori di livello, nelle altre però c'è chi conosce già livello e ambiente e sanno come metterti in difficoltà in un altro modo".
Un bilancio della vostra prima parte di stagione?
"Positivo. Nelle prime quattro partite abbiamo avuto problemi tra mercato, infortuni e doppio impegno con la Conference. Nelle ultime sei abbiamo fatto però cinque vittorie e una sconfitta, da squadra più giovane del campionato. Stiamo crescendo e siamo contenti".
Ha avuto modo di parlare con Gattuso?
"Sì, siamo tre allenatori italiani: io, lui e Paolo Tramezzani. Dopo la partita tra noi mi sono confrontato con Gattuso e siamo d'accordo sulla difficoltà del campionato e sul fatto che per un italiano serva un'apertura culturale molto più grande. Impensabile, per esempio, di far mangiare pasta al sugo, pollo e altre cose prima di ogni partita. Sul cibo non c'è rigidità, per esempio. Però d'altro canto trovi ragazzi che lavorano sempre, senza chiedere perché e per come".
Qualcuno da segnalare per l'Italia?
"Abbiamo Matkovic, un 2006 che vuole tutta Europa ed ha già una valutazione molto importante. Come tanti giovani che abbiamo, deve fare un passaggio di maturazione e modo di lavorare. Però ha qualità veramente importante. E ne abbiamo altri, di ragazzi che faranno bene".
Un ricordo dolce la riporta al Lecce Primavera.
"Prima della pausa Mondiale eravamo quintultimi, poi dopo praticamente le vinciamo tutte e chiudiamo primi, vinciamo pure negli ultimi secondi semifinale e finale Scudetto. Quel gruppo mi ha preparato a questa esperienza che sto vivendo adesso".
Lì ha allenato Patrick Dorgu, che oggi vogliono tutti.
"Molto brava l'area scouting del Lecce. Era un nazionale danese under, e di quella nazionale era l'unico giocatore senza un contratto professionista. Potevano prenderlo tutti ma non lo vide nessuno se non il nostro capo scouting. Ha la caratteristica di non subire la pressione".
Qual è il suo vero ruolo?
"Gli allenatori bravi parlano di funzione e non di ruolo, diciamo che dipende da come lo incastri. È un terzino di spinta o quinto se giochi a tre dietro. Ho potuto vedere però la partita con il Verona e come fai a dire che non è un esterno d'attacco, avendo segnato tre gol e provocato un cartellino rosso? Per me comunque il suo ruolo naturale è di terzino sinistro. E in lui vedo le doti dei predestinati. Quando era con me in Primavera non è che non veniva mai convocato in prima squadra, neanche faceva gli allenamenti. Però la dirigenza aveva deciso che fosse da Serie A".