Il disastro Roma e tutto quello che servirebbe ai Friedkin per non affondare
La Roma è una polveriera. Le parole di Ivan Juric raccontano di scontri durissimi nello spogliatoio, litigi, diverbi, faccia a faccia. Violenti, tra i protagonisti, tecnico e giocatori. La Roma ha una proprietà distante, negli Stati Uniti, una famiglia Friedkin che anche dall'ultimo comunicato diramato conferma di avere una forte distanza dall'umore della piazza e pure poca coscienza di quello che sta montando in seno al tifo giallorosso. Tristezza e malumore, e un tunnel che non vede la luce alla sua fine.
Juric è un uomo solo
Ivan Juric è costretto a gestire da solo la situazione, lo spogliatoio, le pressioni mediatiche. A essere tramite tra una proprietà che non c'è, anche fisicamente, in città, e una dirigenza con la quale deve pure avere un filtro comunicativo visto che il ds Florent Ghisolfi preferisce di gran lunga il suo francese. Non c'è un CEO, dopo l'addio a Lina Soulokou. Ci sono solo toppe in una barca che sembra prossima ad affondare e dove le soluzioni in questo momento possono essere trovate solo pro tempore e con nessuna progettualità.
Cosa serve?
Juric e lo spogliatoio potranno pure aver ritrovato compattezza, dopo gli scontri. Una strada unica e univoca, perché non c'è altra via. Ma la Roma deve certamente fare altri ragionamenti, se parliamo di azienda e di progetto. Subito un CEO che conosca le dinamiche e i rapporti anche ad alte sfere, non per forza uno dei 'soliti noti' ma anche un profilo diverso e che sia però già dentro le istituzioni e che sappia di conto, leggi, Fair Play Finanziario e conti. Poi, non ce ne voglia un (ottimo) chief scout come Ghisolfi, ma il ds alla Roma è un'altra cosa. Serve un tramite con la proprietà, padrone della lingua e delle lingue. Uno che abbia sintonia con l'allenatore (Juric? O già in ottica ritorno di De Rossi?), e che sia sempre presente a Trigoria. Che sia il volto della società. Non c'è altra via. A prescindere dalla gara contro il Torino, i Friedkin devono prendere subito decisioni, sulle scrivanie e sulla panchina. Anche a costo di chiedere scusa (lo faranno?) a DDR, anche a costo di cambiare dopo una vittoria.