Copa America, disastro organizzativo: non il miglior biglietto da visita per i prossimi Mondiali

La Copa America è andata in archivio nella notte italiana con la vittoria dell'Argentina, ma non senza problemi. In prima battuta la questione dell'ordine pubblico, deflagrata con i tentativi (molti dei quali andati a buon termine) da parte di alcuni tifosi delle due compagini che si sfidavano (la Seleccion di Messi contro la Colombia, ed erano in prevalenza questi ultimi al centro delle movimentate cronache) di entrare allo stadio pur non essendo dotati di regolare biglietto, che ha causato disagi e gravi ritardi nell'affluenza dei tifosi sugli spalti, portando a procrastinare l'inizio della partita fino a quasi un'ora e mezza più tardi rispetto all'orario indicato (si doveva partire alle 2 di notte in Italia, la partita è cominciata invece attorno alle 3.20).

Un biglietto da visita e di presentazioni che non è proprio il massimo per il grande paese che si appresta ad ospitare anche e soprattutto la prossima edizione dei Mondiali di calcio. Nel 2026 la grande kermesse sarà giocata in tre paesi del continente americano: gli USA, appunto, e con loro anche il Canada a nord e il Messico a sud. Un dispiego di forze che dovrà coprire ampie fette di territorio e oltre alle realtà sudamericane (sempre calde e spesso sopra le righe) dovrà fare i conti anche con nazionali europee, per esempio, al cui seguito arriveranno centinaia di tifosi, alcuni dei quali potrebbero pure rischiare di non vedere il limite.

Di sicuro ci sarà bisogno di una forza di intervento differente rispetto a quanto accaduto a Miami nella notte italiana: l'unica mossa preventiva era stata infatti un video del capo della polizia locale, che invitava con decisione chi non fosse munito di biglietto a non presentarsi fuori dallo stadio. Un po' troppo poco, nei fatti non ha funzionato senza un seguito concreto. Senza scordarsi poi di altri tipi di problemi relativi all'organizzazione e all'efficienza dei campus che ospitavano le varie selezioni, finiti per esempio nel mirino di un Bielsa letteralmente infuriato.