C'è nuova vita per gli esterni d'attacco nell'Italia di Spalletti. Ma al massimo due posti

Dopo l'Europeo quello tra la Nazionale e gli esterni offensivi sembrava un capitolo chiuso. Troppi gli schiaffi presi la scorsa estate per non voltare pagina, troppe le squadre che in Serie A giocano con la difesa a tre per non assecondare anche con l'Italia questa tendenza. Il passaggio definitivo dal 4-3-3 al 3-5-2 ufficializzato a settembre sembrava la chiusura definitiva delle porte di Coverciano per i Politano e i Zaccagni. Per Orsolini o Federico Chiesa. E in effetti a parte una fugace apparizione del capitano della Lazio a settembre è andata proprio così.

A marzo però in questo senso è arrivata la svolta, un cambio di pensiero che Spalletti aveva anticipato a febbraio nel corso di un incontro coi giornalisti nella sua tenuta di Montaione: "Per fare calcio offensivo le due piazzole degli esterni determinano, fanno la differenza. Per cui si può pensare anziché avere uno che va per il cross, inserire uno alla Politano che si butta anche dentro". Tradotto: chi in estate è uscito dalla porta di servizio ora può rientrare dalla finestra.

Le convocazioni di marzo hanno seguito questa nuova filosofia. Luciano Spalletti per il doppio confronto con la Germania ha portato con sé Mattia Zaccagni e Matteo Politano, con quest'ultimo che ha trovato ampio spazio complice l'indisponibilità di Cambiaso. Per gli esterni d'attacco la condizione necessaria per rientrare nel giro Azzurro è che si adattino a ricoprire il ruolo di esterni a tutta fascia. E comunque, al massimo uno per fascia. Un passaggio non banale, un imbuto non per tutti. Ma nel cammino verso la Coppa del Mondo 2026 il cancello di Coverciano per gli esterni d'attacco non è chiuso a prescindere: una strada da seguire c'è.