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Abete: "Troppo potere ai dilettanti? Guardate il resto d’Europa. In A fibrillazioni fisiologiche"

Abete: "Troppo potere ai dilettanti? Guardate il resto d’Europa. In A fibrillazioni fisiologiche"TUTTO mercato WEB
mercoledì 30 ottobre 2024, 09:38Serie A
di Ivan Cardia

Il 4 novembre, l'assemblea straordinaria Figc voterà sulla riforma dello statuto proposta dal presidente Gabriele Gravina. Tra i più favorevoli, i dilettanti di Giancarlo Abete, presidente Lnd: “Sin da subito abbiamo mandato messaggi di coesione - spiega a TuttoMercatoWeb - non vogliamo causare stress comunicativi: mi pare ci siano anche senza il nostro apporto. Riteniamo che, su temi che richiedono una pluralità di approfondimenti e investono tutte le componenti, una componente responsabile debba dare il suo contributo e non alimentare tensioni”.

La bozza attuale non tocca il 34% e i consiglieri dei dilettanti.
“Siamo sereni. Se paragoniamo l'Italia agli altri grandi campionati europei, la rappresentanza dei dilettanti è la più limitata: in Inghilterra valgono il 66,9% in Francia il 63%, in Germania il 53,4%, in Spagna il 43,2%. Sfido chiunque a dire che da noi ci sia un sovradimensionamento: non abbiamo neanche rivendicato più peso. Aspettiamo la proposta finale, dato che il presidente Gravina si è riservato una riflessione dopo l'ultimo consiglio federale: ci auspichiamo che tutti facciano una valutazione di sistema”.

Giudica la proposta di Gravina positiva per il sistema? Una parte della A vorrebbe più consiglieri.
“Io stesso ho proposto di limitare il diritto d'intesa alle situazioni afferenti i rapporti tra Figc e Serie A. Estenderlo a tutte le leghe creerebbe una situazione kafkiana: in questo modo si riconosce il ruolo della A. Per il resto, con questa proposta i rappresentanti dei dilettanti sarebbero sei e quelli del professionismo otto: sarebbe la più ampia rappresentanza garantita ai professionisti in Europa. Qualche riferimento internazionale dovremo pur considerarlo. Noi teniamo i toni bassi, urlando non si risolvono i problemi. E riteniamo di avere motivazioni di sistema, che valorizzano il nostro mondo: da luglio 2023 abbiamo vissuto una rivoluzione copernicana. Penso, tra le varie, ai contratti di lavoro sportivo: ne abbiamo più di trentamila. Fra A, B e C si arriva a poco più di quattromila, seppure di diverso importo: oggi la D ha anche questa dimensione. Capisco che la visibilità sia diversa, ma abbiamo più di un milione di tesserati, in aumento. Il calcio è pure questo, non solo i campioni”.


Che idea si è fatto delle fibrillazioni interne al massimo campionato?
“Sono fisiologiche. Ero presidente federale e commissario di Lega quando la A volle staccarsi dalla B: da lì è iniziato un percorso verso l'autonomia. I problemi sono oggettivi, non riguardano solo il calcio e metterli in rapporto causa-effetto col quadro normativo mi pare filosofeggiare. Voglio dire: sulle licenze la Uefa indica quasi tutto, i controlli fanno riferimento a un'autorità indipendente. Sugli extracomunitari, ci sono la legge Bossi-Fini e le quote previste dal sistema sportivo. Lo dico col solito presupposto: siamo gente di pace, non voglio alimentare polemiche”.

Provo a interpretare il suo ragionamento: la A insegue l'autonomia da tempo e ora ne fa questione di un consigliere in più o in meno.
“Questa è una valutazione che spetta a loro. Tutti vorremmo più peso politico, ma serve lucidità e poi bisogna anche capire cosa ci si fa con le rappresentanze: tra la maggiore autonomia e il diritto di intesa, un consigliere in più o in meno non cambia la vita, se non in termini di immagine e di coinvolgimento di più dirigenti. Detto questo, ripeto: non è una valutazione che ci spetta, come dilettanti abbiamo condiviso l'ultima versione”.

Il governo segue con attenzione la vicenda.
“Io sono stato in Parlamento dal '79 al '92: oggi, come presidente di Lnd e cittadino, cerco di rispettare le leggi. E penso che con questa proposta si sia all'interno dell’attuale quadro legislativo. Poi ognuno ha la sua responsabilità: la politica assume o assumerà le decisioni che ritiene e che rispetteremo. Quando ci fu il famoso problema dei tre mandati, ero in giunta Coni. Dissi che era un provvedimento incostituzionale: la Corte Costituzionale, nel tempo, mi ha dato ragione”.

Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera e autore della norma che impone la revisione statutaria, ha richiamato al suo rispetto.
“Vede, la Federcalcio è diversa sia da una società di capitali sia da un ente pubblico. In una società di capitali, se ho il 60% delle azioni, decido io. Nei sistemi associativi le regole sono un po’ diverse, non so se mi spiego. Per esempio, la Federcalcio partecipa all'elezione del presidente del Coni: ha un voto su 48. In ambito Uefa, il voto della Figc italiana vale come quello di San Marino”.

Un'ampia maggioranza creerebbe i presupposti per la rielezione di Gravina?
“Sono temi slegati, è chiaro a tutti sin dall’inizio di questo processo. Tutti sanno che rapporto c'è, basato su un percorso iniziato nel 1990. Ma si dovranno esprimere i nostri organi direttivi, quando sarà il caso. È chiaro, questo sì, che uno statuto condiviso aiuterebbe ulteriormente un percorso comune”.

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