Claudio Garella, portiere del Napoli di Maradona e del Verona di Bagnoli. Le mani? Un optional
Le mani di Claudio Garella forse non erano quelle di un cerusico, oppure di Yashin. Eppure ha fatto una discreta carriera, vincendo Scudetti in piazza impensabili. Portiere anomalo, parava con tutte le parti del corpo, ha vissuto l'epopea del Verona di Bagnoli, vincitore dello Scudetto 1985 con Elkjaer e Galderisi, ma anche quello del primo Napoli di Diego Armando Maradona, anche qui riuscendo a cucirsi il Tricolore addosso. Gianni Agnelli lo dipinse così in una sua celebre frase: "Garella è il più forte portiere del mondo. Senza mani, però". Insomma, una sorta di consacrazione per chi non aveva il fisico statuario ed elegante di Zoff.
Beppe Viola utilizzo il neologismo Garellate per qualche errore di troppo, quando era alla Lazio. I tifosi biancocelesti invece puntarono su Paperella. Sembrava un marchio d'infamia, finché un giornalista, a Verona, decise di coniare il termine Garellik, proprio perché portiere anticonformista. Al Napoli ci arriva dietro raccomandazione proprio di Diego Maradona, che lo consiglia anche a Italo Allodi. Garella ha incarnato la classe operaia che finisce in Paradiso, il portiere sgraziato che arriva a vincere qualsiasi cosa, a cercare di parare le punizioni di Maradona in allenamento. Però senza mai arrivare a giocare un minuto in Nazionale.
Ha chiuso la sua carriera nel 1991, ad Avellino, dopo avere indossato le maglie di Udinese, Napoli, Verona, Sampdoria, Lazio, Novara, Casale e Torino. Muore il 12 agosto 2022 a 67 anni, in un ospedale di Torino, per complicazioni cardiocircolatorie in seguito ad un intervento al cuore, senza riuscire a crearsi una carriera all'interno del calcio dopo il ritiro.
Claudio Garella è morto a Torino il 12 agosto 2022