Non è un attacco alla Juve ma ad Agnelli. Milan, i segnali c'erano da tempo. Dionisi e Messias, la gavetta dei non raccomandati
Tutti si sorprendono quando la Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica mettono becco nel calcio. Poi Report decide di fare degli speciali e sono tutti scandalizzati. Siamo di fronte a cose ovvie che ripetiamo da anni e che diciamo anche espressamente. Quando la Juventus ha fatto lo scambio Pjanic-Artur non abbiamo detto esplicitamente che si trattava solo di uno scambio per mettere a posto i bilanci? Ci vogliono i sottotitoli? Oggi tutti gridiamo allo scandalo perché la Juventus ha "sistemato" i bilanci e capisco bene che non vale la solita frase "lo fanno tutti" ma davvero è una abitudine di quasi tutti i club dalla A alla C. Dov'era la Federazione fino a due giorni fa? Non sapeva nulla? Nessuno dice che tutte le società, ormai, non hanno un euro di liquidità e si fanno scontare dalle banche in anticipo anche dieci mila euro? Le operazioni della Juventus sono al limite e giustamente la Procura indaga ma se si vuole andare fino in fondo il sistema calcio salta. Il problema Covid è una scusa per tutti. I club erano morti prima della pandemia. Stiamo parlando della società numero 1 in Italia e quotata in borsa, figuriamoci quanti revisori dei conti dovrà avere e se il bilancio è stato approvato c'è qualcosa che tutti dovrebbero dichiarare. Prima e non dopo. Non facciamo quelli che cadono dal pero. Anche perché se la Procura della Repubblica si muove sulla Juventus, dopo il caso Suarez abbiamo fatto doppietta all'incrocio dei pali, l'attacco non è alla Juventus ma alla Presidenza Andrea Agnelli. In alcuni casi, queste operazioni ricordano quelle del 2006. Ora c'è l'accanimento verso la Juventus ma, credo, sia più un accanimento verso Andrea Agnelli che in questi due anni ha sbagliato molto: dalla SuperLega al campo ma qui c'è qualcuno che gli sta mettendo uno sgambetto in piena area di rigore. Se la Procura della Repubblica metterà il naso sui bilanci dei club di serie A saltano tutte. In un secondo. Non c'è nessuno che può dichiararsi limpido. Lo ha sempre permesso la FIGC e oggi il clamore è emerso solo perché di mezzo c'è la Juventus. Vi racconto in due secondi questa mia vicenda personale: da 6 anni sono Presidente di un club di serie D. Mi diverto e mi arrabbio. Fare calcio è una cosa diversa dal parlare di calcio. Uno dei miei primi acquisti fu un ragazzo del 1998 del Chievo Verona. Luca Concato, terzino destro. Arrivava dalla Primavera e mi fu portato dal procuratore Francesco Salerno. Uno che i giovani li vede 4 anni prima. Bene, questo Concato pensavo fosse forte ma non al punto da valere 4 milioni di euro. Risultava dai bilanci del Chievo che questo mio terzino preso in D fosse stato ceduto, l'anno prima, al Cesena. Non ci aveva mai giocato. Capite perché il Chievo doveva saltare già da 10 anni?
Andiamo sul campo. Il Milan inizia a perdere punti e pezzi. Crolla in casa con il Sassuolo perché paga la trasferta di Madrid. Cosa che capiterà a tutte quelle che non hanno l'organico per fare due competizioni a grande livelli. Il Sassuolo è spavaldo, come lo era il Verona quando meritava di vincere a Milano. I rossoneri avevano da tempo il fiatone e da tempo meritavano di non vincere partite poi vinte con grossi rischi. La squadra ha bisogno di rinforzi e, soprattutto se dovesse passare in Champions (molto difficile), bisogna dare a Pioli uomini validi nei 18-20 e non nei 9-10 elementi.
Lo avevamo scritto una settimana fa. Le seconde linee del Milan non sono all'altezza. E si è visto.
Due storie da raccontare, belle: quella di Dionisi e quella di Messias. Entrambi si affrontavano 5 anni fa in serie D. Girone A, quello piemontese-lombardo. Dionisi faceva giocare bene il suo Borgosesia, allenatore giovane ma con idee precise. Tommaselli, '99, esterno mentre Zamparo (oggi alla Reggiana) era la punta centrale che fece più gol di Messias ma meno di Simone Simeri (oggi al Bari). Una squadra normale valorizzata dal Mister. Arrivò secondo quel Borgosesia, alle spalle del Cuneo, ma avrebbe meritato di vincere. Perse lo scontro diretto alla penultima. Oggi si è regalato la serie A ma soprattutto ha vinto a Torino, con la Juventus, e a Milano con il Milan. Una storia per tutti gli allenatori. Bisogna crederci anche quando in serie D ti trattano come uno sfigato. Messias ha fatto lo stesso percorso ma da extracomunitario ancora più complicato. Un giorno vi racconterò come Messias è diventato comunitario e come ha avuto la possibilità di lasciare i dilettanti. Anzi ve la racconterà Ninni Corda, così suona meglio. Dovete sapere che i regolamenti della Federazione non consentono a Messias di giocare tra i professionisti, salvo se vinci un campionato di D. Messias ci ha messo 6 anni. Il calcio non lo conosceva. Giocava in provincia di Torino e non nel posto più lontano della Sicilia. Ormai gli osservatori arrivano ovunque ma capite bene che osservatori mediocri hanno i club di serie A che non si accorgono di un giocatore come Messias in serie D. Ce ne sono altri da scoprire ma se giocano in D non potranno mai fare la A. Quando senti parlare gli scienziati dei Direttori sentirai queste frasi. La verità è che se prendi un giocatore dalla D non c'è business. Non ci sono mediazioni e non ci sono milioni che girano. Quindi i Direttori preferiscono prendere uno sconosciuto straniero che costa 8 milioni di euro, con un milione di procura. Il Presidente dorme e si fa fare fesso dall'asse DS-Procuratore. Iniziassero a trovare altri Messias e almeno dieci calciatori in D sarebbero pronti per la B e la A del prossimo anno. Anche perché il livello non è quello di dieci anni fa dove per giocare in A dovevi essere un vero talento. De Zerbi dal Darfo Boario, Dionisi dal Borgosesia e Sarri dalla Sangiovannese. Torniamo a vedere le partite sui campi, meno computer e televisione. Così facendo non avremmo più bisogno neanche degli oriundi in Nazionale.