Le lezioni di Napoli e Inter
Per il Napoli probabilmente sono finiti gli aggettivi superlativi, dovremmo inventarne di nuovi. Forse facendo esattamente come il Napoli, che ci ha stupito con dei giocatori che i più non conoscevano come Kvara. Ecco magari sfruttando tutte le consonanti del suo cognome potremmo creare dei neologismi, consapevoli che in realtà non è tutto e solo lui, perché questo Napoli funziona che è una meraviglia con nuovi e vecchi, con la difesa e con l’attacco, con il possesso e con le ripartenze. E’ un Napoli che diverte e si diverte, è un Napoli da record che con questa mentalità europea ha fatto il miglior avvio di stagione della sua storia, che per la prima volta si qualifica agli ottavi in quattro giornate, che ne segna 10 in due partite all’Ajax, che ora può affrontare Liverpool e Rangers per continuare a divertirsi e che in campionato, in tutto questo, guarda tutti dall’alto in basso.
Di chi è questo gioiello? Come quando le cose vanno male la colpa non può essere soltanto di uno (vedi Juve), così quando vanno bene non ci può essere soltanto un merito. Ci può essere però una sinergia, un pensiero comune e condiviso, fino in fondo. Si parla tanto di progetti in questo periodo. Quello del Napoli, così come quello del Milan (o come ancora quello dell’Atalanta o della Lazio o anche l’Udinese seppure con mire inferiori rispetto a quelle citate) funziona. Poi può piacere o non piacere: lo stile, il modo, la realizzazione. Ma c’è un progetto condiviso e sostenibile per tutti. Dalla panchina alla proprietà. E seguire questa linea potrà non portare vantaggi immediati, ma difficilmente ci si scosta troppo dall’obiettivo principale. Si può oscillare, certo. Ma l’oscillazione non sarà mai troppo pesante. Il Napoli poteva non partire a razzo, ma difficilmente sarebbe partito con il freno a mano tirato. Difficilmente questi ragazzi non sarebbero riusciti a far vedere il proprio talento. Difficilmente Spalletti non avrebbe continuato sulla falsariga della passata stagione.
Il contrario invece si può dire per chi è ha costruito per vincere in tempi brevi. L’unico parametro diventa il risultato. La costruzione, evocata soltanto, non basta. Figuriamoci se non arriva. Ecco perché il progetto del Napoli sembra avere una marcia in più. Oggi ci fa stropicciare gli occhi perché abbiamo “scoperto” anzi abbiamo avuto una conferma (dopo il Milan la passata stagione) che le idee (le buone idee) nel calcio hanno un peso. Che l’unità di intenti può esistere e aiuta nella costruzione di una squadra. Questo non significa che De Laurentiis, Spalletti e Giuntoli non abbiano mai bisticciato (anche perché sono tre caratteri niente male), ma che si è trovata una sintesi costruttiva, che poi ha portato frutti.
Una sintesi che è riuscito a trovare Inzaghi con il suo gruppo. La reazione d’orgoglio dopo aver toccato il fondo o quasi si è vista tutta. Ora l’Inter è a un passo da una qualificazione che sembrava sfumata, prima di giocare con il Barcellona, a causa del trend e della negatività intorno alla squadra. La fiducia che non è mai venuta meno della società e della proprietà nei confronti di Inzaghi, il lavoro sul campo secondo delle idee molto chiare e definite già dalla passata stagione e la grande voglia di rivalsa dei giocatori, ha fatto il resto. Ha sovvertito un pronostico che sembrava scritto e che (forse) non avrebbe neanche regalato troppi scossoni. Forse al mondo nerazzurro 10 giorni fa sarebbe bastato perdere dignitosamente con il Barcellona che sembrava inarrestabile. E invece… dopo poco più di una settimana l’Inter si ritrova a 3 punti dalla qualificazione. Addirittura a una qualificazione toccata con mano, proprio nello scontro diretto. La vittoria a san Siro è servita per ridare animo alla squadra. La partita di Barcellona è servita per dare consapevolezza. Sono quelle partite che possono segnare la svolta di una stagione. L’Inter che in Italia sembrava piccolina, in Champions si è autodeterminata e si è riscoperta grande. Ora bisogna trovare continuità, è vero. Ma quella scintilla che serviva per far ripartire il motore c’è stata. Se sia troppo tardi o meno per andare a riacciuffare questo Napoli extralarge lo scopriremo solo a fine anno. Intanto l’Inter rimanga concentrata sul proprio percorso, una gara alla volta. A partire sicuramente dal campionato (Salernitana e Fiorentina) per poi mettere in tasca la qualificazione. Si è rimessa in pista l’Inter ma ora non può sbagliare più. Non può sbagliare in campionato perché i jolly te li sei già giocati e davvero poi rischi che davanti scappino ancora di più. Non puoi sbagliare in Champions perché l’impresa contro il Barcellona ha bisogno di un altro piccolo sforzo, altrimenti sarà stata fine a sé stessa.
Ma intanto stasera l’Inter si è ritrovata. Ha addirittura il rammarico di non aver vinto. E questo la dice lunga sull’umore nerazzurro. A volte basta poco per far girare il vento.