Dal peggior Milan al miglior Milan in 3 giorni. Leao, Giroud, Theo Hernandez: nonostante i 10 acquisti, sono ancora loro a determinare le fortune rossonere. Ibrahimovic e il 'curioso' racconto del suo ritorno da dirigente
Il Milan in Europa è pienamente padrone del suo destino. Paradossi, sviluppi e sorprese del girone più complicato di questa Champions League: nonostante i zero gol segnati nelle prime tre partite, i rossoneri potrebbe ritrovarsi a un passo dagli ottavi di finale già dopo la prossima partita quando, sempre a San Siro, arriverà il Borussia Dortmund. Pesantissimi i tre punti conquistati in questo turno contro l'avversario più ostico, contro quel PSG che due settimane fa al Parco dei Principi aveva sotterrato i rossoneri.
E dire che ieri era iniziata anche peggio, col vantaggio dei parigini firmato Skriniar arrivato dopo appena nove minuti. Ma quella di ieri è stata un'altra partita, totalmente. Senza dubbio giocare a Milano e non a Parigi ha fatto la differenza, ma in fondo a San Siro la squadra di Pioli aveva giocato anche tre giorni fa disputando, sabato sera, la sua peggiore partita della stagione.
La vera differenza l'hanno fatta sempre loro: Rafael Leao, Olivier Giroud e Theo Hernandez. Se il Milan ieri sera è riuscito a passare dalla sua peggiore versione alla sua migliore versione in 72 ore è perché a cambiare totalmente spartito sono stati coloro che ancora oggi, nonostante tutto, determinano in positivo o in negativo le fortune rossonere.
Sono stati per distacco i migliori in campo. Rafael Leao, giocasse sempre così, non avrebbe nulla da invidiare a quelli che oggi sono i migliori giocatori al mondo. E' tornato a segnare Olivier Giroud con la specialità della casa, è tornato a sfrecciare Theo Hernandez, protagonista di sgroppate e cross pennellati.
Nonostante i 10 acquisti estivi, nonostante gli oltre 100 milioni di euro investiti, questo Milan è ancora il Milan di chi già c'era. Soprattutto quando si alza l'asticella, quando ci sono da vincere gare da dentro o fuori, Leao, Giroud e Theo sono i giocatori che possono determinare la partita. Il Milan è fortunato ad averli, fa bene a tenerseli stretti e a rinnovar loro i contratti, ma questo dovrebbe essere anche uno spunto di riflessione per una dirigenza che questa estate ha definito l'acquisto di tanti giocatori discreti o buoni, alcuni anche molto buoni, ma ha preferito la quantità alla qualità nel nome di una rosa che era troppo risicata. Una scelta che ha dato più opzioni in mezzo al campo e sulle corsie esterne, ma non ha permesso l'acquisto di potenziali nuovi campioni, né di navigati trascinatori.
Capitolo a parte merita Zlatan Ibrahimovic. Del suo ritorno al Milan se ne parla ormai da giorni con un'enfasi e un'attesa che difficilmente nella storia del calcio si riserva a un dirigente che per ora non ha nemmeno un ruolo definito.
Ibrahimovic ad oggi è come Balto, di lui sappiamo solo ciò che non sarà. Non sarà l'allenatore, ruolo che fino a prova contraria spetta e continuerà a spettare a Stefano Pioli. Non sarà uomo mercato, perché Moncada con la sua rete di scouting anche in questi giorni continua a girare l'Europa e a far riferimento a Furlani, che è e sarà il CEO coi gradi giusti per avere l'ultima parola anche sulla campagna acquisti. Non sarà evidentemente il boss, ruolo che spetta a Gerry Cardinale. Soprattutto, non sarà l'attaccante: il ruolo in cui di più sarebbe servito perché questo Milan - nonostante gli oltre 100 milioni investiti in estate - continua a non avere un'alternativa valida a Olivier Giroud.
E allora cosa sarà? Un po' team manager, un po' uomo immagine, soprattutto consigliere del presidente. Un ruolo che per certi versi, poi vedremo con quale carica ufficiale, potrebbe somigliare a quello avuto da Pavel Nedved nella Juventus di Andrea Agnelli. Ruolo importante, per carità, ma non imprescindibile. Eppure i ripetuti titoli a nove colonne di questi giorni sono quelli che in genere si riservano ai grandi acquisti estivi, che si riservavano a Ibrahimovic calciatore perché acquistandolo si aveva la quasi matematica certezza dello Scudetto. Oggi la storia è profondamente diversa, anche se il racconto è lo stesso...