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Conte stoppa il Napoli. E ora Garcia?

Conte stoppa il Napoli. E ora Garcia?TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 12 ottobre 2023, 16:00Editoriale
di Luca Marchetti

I sogni dei tifosi napoletani probabilmente sono finiti intorno alle 18. Quando Conte ha esplicitato il suo pensiero. E ora Napoli che sperava di poter cambiare il suo allenatore per prendere un top, si ritrova da capo. Forse anche dietro, se fosse un gioco da tavola. Si ritorna con Garcia, dopo aver detto con una crudele verità che era un “momento no”.
Che il momento finora vissuto dal Napoli, sia tutta responsabilità di Garcia è una semplificazione eccessiva. Banale, quasi populista. Pensare che il Napoli avrebbe potuto continuare nel cammino dello scorso anno era una speranza. Ma le basi di questo avvio non all’altezza delle aspettative non poggiano soltanto sulla scelta dell’allenatore.
Intanto e in primis andrebbero analizzate le aspettative: impossibile poter paragonare qualsiasi squadra (forse anche uno Spalletti ter) alla meraviglia dello scorso anno, soprattutto quella di inizio stagione. Già questo mette l’asticella molto alta: arrivare allo stesso punto significherebbe soltanto fare 0-0 e sarebbe ingeneroso.
Il Napoli è cambiato. Non tanto (e non solo) nei giocatori, visto che delle grandi variazioni nella rosa non ce ne sono state. E’ cambiata la guida tecnica in toto: allenatore e direttore. E quindi è come se si ripartisse da capo, con un nuovo modo di relazionarsi, di comunicare. Magari delle nuove gerarchie, sicuramente con delle nuove indicazioni tattiche, di gestione del gruppo, di gestione del lavoro. Perché di questo stiamo parlando: di lavoro.
Garcia non è esente da responsabilità, sia chiaro. Ma da sempre, nel calcio, a pagare nei momenti di difficoltà è sempre l’allenatore. Questa difficoltà a Napoli possiamo dire che non era auspicata, ma potenzialmente prevedibile? E cosa è stato fatto per evitare che le difficoltà aumentassero?
Non sembra scattata la scintilla fra il gruppo scudettato e il nuovo allenatore. Visibile anche a chi non vive lo spogliatoio. I vaffa di troppo sono - evidentemente - solo la punta dell’iceberg, i risultati fanno il resto. E ci si mettono anche gli episodi, come il rigore sbagliato da Osimhen per esempio.


La sensazione, da fuori, è di rivivere quello che si è già vissuto in altri ambienti e in altre epoche. Forse il paragone più calzante è quello con l’Inter del triplete e di Mourinho. Una squadra che seguiva il proprio allenatore in tutto e per tutto, che aveva costruito un gruppo granitico e che era riuscita in un impresa fuori dall’ordinario. La stagione seguente, con Benitez in panchina, è stata punteggiata da malumori, paragoni, risultati poco brillanti. Ed è culminata con l’esonero. Nonostante Benitez - soprattutto allora - fosse un allenatore tutt’altro che inesperto.
In questo avvio di stagione del Napoli in più si sono innestate anche una serie di questioni legate ai rinnovi contrattuali, ancora non risolte. Gli 11 incontri per Osimhen (che poi ha vissuto anche un paio di settimane di bufera dopo la vicenda social, trascinata troppo a lungo), la questione Kvara, Zielinski che sta giocando con il contratto in scadenza, il rinnovo (poi arrivato) di Mario Rui e le recenti schermaglie con il suo procuratore. E poi ancora Politano (che ha un’opzione per il rinnovo automatica da parte del Napoli) e Elmas che ultimamente non sta trovando neanche più spazio dopo essere stato a lungo il 12esimo uomo azzurro. Tante, forse troppe situazioni al limite. In cui nessuno può ritenersi soddisfatto al 100%. Situazioni in cui magari può trovare terreno fertile anche per il borbottio, la battuta tagliente, arrivando magari al malumore. Niente di preoccupante in assoluto. Ma in un momento così, anche questo può essere determinante. Non significa voler tirarsi indietro o non comportarsi da professionisti o non giocare per la maglia (espressione strabusata): i giocatori, a maggior ragione quelli appena citati, sono sempre stati fra i migliori. Anche se poi proprio dai giocatori passa la palla: da loro dipende - in primis - il risultato.
Conte - eventualmente - avrebbe potuto risolvere tutto questo? Forse sì. Perché non è solo un grande allenatore di campo, ma è un trascinatore, un grande acceleratore, un aggregatore. Riesce magari - più degli altri - a scindere campo e resto, a far concentrare i suoi calciatori sull’obiettivo. Perché da sempre lo ha seguito maniacalmente, mettendoci sempre anima e corpo. Ma è un matrimonio che non sembra destinato a consumarsi, le parole di Conte su Instagram, non lasciano spazio a molti dubbi. Soprattutto nel breve periodo, sconfessare una dichiarazione volontaria, non è obiettivamente plausibile. Nel frattempo a Napoli rimane (ancora) un allenatore che ha perso grip, che invece di aver trovato l’appoggio della società (anche fosse stato solo di facciata) ha trovato interrogativi e dubbi pubblici.

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