Vicario: "Mi ispiro a Buffon ed ero fissato con Handanovic. Ora voglio la Champions"
Guglielmo Vicario, portiere del Tottenham, ha rilasciato una lunga intervista a Radio Serie A, iniziando dalla scelta del 13 come suo numero di maglia: "È un numero che hanno vestito grandissimi portieri. Mi sono sempre lasciato trasportare da chi ha vestito questa maglia. Il primo anno di Serie A ho scelto la 31, che è una data importante per me: il matrimonio dei miei genitori. Poi sono arrivato ad Empoli e la 31 era occupata, quindi ho optato per la 13 che ha un ruolo importante ed è palindroma con la 31, quindi comunque mi legava ai miei genitori".
Come è stato l'approccio col Tottenham?
"Siamo partiti con grandi presupposti ad inizio stagione, ci stiamo provando a calare giorno dopo giorno nelle richieste del mister per raggiungere un obiettivo prefissato. La cosa più importante è continuare a crederci e a tenere vivo l’entusiasmo che c’è tra di noi. Il campionato è lungo. Vedremo quello che troviamo sul percorso".
Arrivata la prima sconfitta.
"Abbiamo disputato una partita secca nel modo giusto, non è sempre facile fare bottino pieno e con la lotteria dei rigori non è mai semplice. Dopo una sconfitta è importante fare analisi, sulle cose fatte bene e su quelle fatte male. Il giorno successivo è fondamentale per elaborare e capire dove migliorare".
Come si trova nello spogliatoio?
"Udogie è il mio fratellino minore, ha delle qualità fisiche e tecniche di primissimo e altissimo livello, ha un atletismo esplosivo e calza a pennello per quella che è la Premier. Nello spogliatoio usiamo la lingua italiana. Ci sono ragazzi fantastici che lavorano per fare sempre meglio e per togliersi grandi soddisfazioni. Sulla lingua inglese… ho sempre cercato di studiarla nel periodo scolastico e sul campo c’è sempre qualche compagno con cui si riesce a fare conversazione e a tenerla viva".
Torniamo sul trasferimento estivo a Londra.
"Cerco di impegnarmi sul campo al 100% per arrivare al meglio delle mie possibilità sul terreno di gioco. Non mi piace parlare di cifre. Sono stato subito convinto dal fascino di questo campionato, avevo bisogno di qualcosa di competitivo e ho trovato una società fantastica in un campionato top. Voglio dare merito a Vincenzo Siciliano, con cui sono costantemente in contatto, ci sentiamo molto spesso, ho trovato una persona con cui crescere professionalmente e personalmente".
A che portiere si ispira?
"Il primo che ho seguito è stato Buffon. Quando ero piccolo, andavo allo stadio a vedere l’Udinese che in quel periodo era davvero ad un passo dall’Europa che conta, ed ero fissato sul fatto di arrivare allo stadio in tempo per vedere il riscaldamento dei portieri e quindi di Handanovic e di vedere qualsiasi cosa facesse prima e dopo l’ingresso in campo. Penso che la grande carriera che ha fatto sia, anche, stata merito della sua leadership: a volte anche silenziosa; bastava uno sguardo per dare rispetto e credibilità ai suoi compagni".
Parliamo di Buffon.
"Averlo con noi durante i raduni della Nazionale è importantissimo. Ci dà sempre consigli preziosi e da portiere a portiere è sempre più facile capirsi".
Il prossimo sogno professionale.
"Il mio obiettivo ad ora è la qualificazione all’Europeo con la Nazionale; tutto quello che verrà sarà una diretta conseguenza. Indossare la maglietta azzurra ti fa sempre provare un brivido, cantare l’inno è qualcosa di speciale".
Che rapporto ha con Donnarumma?
"Il mio rapporto con Gigi è di rispetto e di amicizia, e questo si crea quando si sta bene nel gruppo. Ho sempre avuto stima professionale verso di lui e la cosa è reciproca, quando si indossa la maglia azzurra si è parte di un unico gruppo. L’abbraccio con lui è servito per dare un segnale in un periodo non semplice, mi è venuto spontaneo andare ad abbracciarlo per festeggiare con lui. La partita con l’Ucraina è stata molto sentita dalla mia famiglia, in quel momento stavamo ospitando una famiglia ucraina in fuga dalla guerra. Ora sono tornati a casa, ma ci sentiamo ancora e restiamo in contatto. La partita del 20 Novembre contro l’Ucraina sarà importante. Ci arriviamo con la consapevolezza di vestire una maglia che ha una storia importante. Dobbiamo affrontarla con l’umiltà e la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per vincere".
Si sente pronto a diventare il titolare degli Azzurri?
"Sarebbe un piacere rappresentare la mia Nazionale. L’allenatore fa delle scelte per il bene comune della squadra, però ad ogni convocazione si spera sempre di raggiungere la titolarità".
Come ha vissuto la scalata fino alla Premier League?
"Sarò sempre grato alla vita per il percorso che ho potuto fare. Partendo dai campi delle categorie interregionali, fino a scalare gradino dopo gradino per raggiungere un sogno. La formazione fatta la custodisco gelosamente, portandomi ogni esperienza sempre con me".
Pensa mai alla Champions?
"La Champions è un altro sogno, è il prossimo obiettivo da conquistare; è una competizione ambiziosa e vorrei vivermela da protagonista".
Un altro suo grande obiettivo, l'Università.
"Sono convinto che senza porsi grandi limiti di tempo alla fine se c’è qualcosa che vuoi prendere, allora puoi farlo. Sono ancora un po’ pigro, ma penso che sia un grande orgoglio personale e una grande soddisfazione per i miei genitori che hanno avuto la bravura e la costanza di raggiungere questo traguardo e quindi mi farebbe piacere anche per loro. Non so ancora in quale materia, sicuramente qualcosa relativo allo sport, magari in ambito manageriale, di direzione, più scollegato dal campo"
In Inghilterra avete un calendario bello fitto.
"Aspetto con emozione di giocare la partita successiva perché hai la fortuna di confrontarti ogni settimana con un livello calcistico alto in un contesto bellissimo. Ogni partita, in casa o in trasferta, ti riempie e ti arricchisce. Sicuramente ci sono bellissime partite con i top club".
Che differenze ha trovato tra Italia e Inghilterra?
"La nostalgia del cibo italiano c’è, ma quando viene a trovarmi mia madre mi accontenta. Dal punto di vista calcistico ho trovato grande ritmo e questa voglia di andare a prendersi il confronto uno contro uno a campo aperto senza speculare sulla partita. Ho trovato grande velocità anche nel cercare di rimettere in campo la palla da qualsiasi situazione ferma, anche per cultura inglese, non esiste l’idea di speculare, si andrebbe a togliere tempo allo spettacolo. Il ritmo della gara è forsennato ma bellissimo da giocare e anche da vedere, è molto spettacolare".
E la Serie A?
"Mi piacciono molto le squadre che non hanno paura di prendersi il confronto con l’avversario, a me piace molto la Fiorentina perché ha una grande mentalità di andare a fare quello che si è prefissato di fare in settimana, con grande voglia, contro chiunque. È una squadra molto bella da vedere per quello che propone. Anche l’Inter in modo diverso ma con gli interpreti che ha, anche lo stesso Milan è bellissimo da guardare. Stesso discorso per la Lazio, mi piacciono insomma quel tipo di squadre lì".
Come si approccia un ruolo quale il portiere?
"Il consiglio è quello di cercare di seguire un sogno e di cercare di non abbandonarlo. Bisogna avere la voglia di starci dentro, accettando gli imprevisti e le difficoltà di qualsiasi percorso. È un ruolo particolare, in cui sei solo a volte, magari una volta più di ora mentre ora sei più coinvolto anche in possesso e in non possesso. È un ruolo affascinante, questa solitudine, questa unicità lo rende quasi diabolico, quasi come se fossi il guastafeste del gol, che è quello per cui la gente va allo stadio. Anche il mio stato di whatsapp (“la solitudine del numero 1”) si riferisce a questo, è qualcosa che mi sono sempre portato dentro, da quando ero piccolo ad oggi. Quel fatto di guardare la metacampo avversaria e vedere i tuoi compagni che attaccano mentre tu sei l’unico rimasto indietro a sistemare i dettagli che ti permettono di non prendere un contropiede o di chiudere meglio da solo e sei completamente da solo ad aspettare quello che sarà".