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TMW RADIO - Ugolini: "Difficile cedere Douglas Costa. Malinovskyi? Fernandinho non sbagliava"

TMW RADIO - Ugolini: "Difficile cedere Douglas Costa. Malinovskyi? Fernandinho non sbagliava"TUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
mercoledì 15 luglio 2020, 18:59Altre Notizie
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
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Massimo Ugolini intervistato da Niccolò Ceccarini
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Massimo Ugolini, ex preparatore atletico e collaboratore di Zenit San Pietroburgo e Shakhtar Donetsk con Mircea Lucescu e in procinto di allenare gli juniores del Desenzano, si è collegato in diretta con TMW Radio, nel corso di Stadio Aperto, ai microfoni di Niccolò Ceccarini: "Sono contento perché sono tornato vicino a casa, nonostante il curriculum non trovavo un ingaggio. Mi piace più fare l'allenatore, è una scelta di vita: in Italia se non sei ex calciatore di livello è più difficile, ma riparto".

Come riprendere la condizione ora?
"Non li invidio, è una cosa nuova e non c'è uno storico cui rifarsi. Molto, molto difficile".

In Italia come è stata gestita?
"Direi in linea. Ricordo la Bundesliga quando è ricominciata che da vedere non era un grande spettacolo. Le cinque sostituzioni, il break e gli orari più serali aiutano, ma lo sforzo rimane massimale con la posta in palio, e gli infortuni capitano lo stesso. Sei anche meno coordinato, hai giocato meno del solito coi tuoi compagni e di squadra ti sei allenato pochissimo. Ora si gioca e basta, è tutto molto più complicato".

Che ricordi ha di Shakhtar e Zenit?
"Come risultato la Coppa UEFA con lo Shakhtar, che poi cambiò nome dall'anno dopo e quindi è come se fosse ancora nostra (ride, ndr). Ricordo bene di Chygrynskiy che andò al Barcellona per un prestito oneroso di 10 milioni, ma anche Mkhitaryan. Facendo il match analyst, pensare di aver battuto 2-0 il Chelsea dopo aver perso 3-2 là... Allo Zenit poteva andare meglio: campionato diverso, abbiamo fatto anche qualche errore. Tra Russia e Ucraina sono dinamiche diverse, la squadra era differente e ci voleva più tempo per costruire qualcosa. Un po' abbiamo sbagliato, siamo arrivati terzi e hanno cambiato. I due anni dello Shakhtar sono stati belli dal punto di vista umano: eravamo tutti scappati di casa, purtroppo realmente per la guerra, e siamo stati talmente coesi da arrivare in semifinale di Europa League, perdendo col Siviglia ma lanciando tanti giovani. Quasi come la UEFA del 2009, ma umanamente più interessante".

Su Malinovskyi allo Shakhtar cosa ci racconta?
"Lui è venuto due volte in ritiro con noi, era una nidiata di talenti che arrivò in semifinale di Youth League. La sua sfortuna è che entrambe le volte si ammalò. O meglio, la prima volta febbre e la seconda volta problema muscolare. E che un anno più giovane di lui c'era Kovalenko, che a me piaceva un sacco. Fernandinho mi disse che per lui il più bravo era Malinovskyi. Per me sono tutti e due bravi, forse dal punto di vista internazionale è più affermato il secondo".

Fernandinho in che ruolo giocava, lo stesso di Malinovksyi?
"No all'inizio esterno destro, poi l'intuizione fu di spostarlo a centrocampo. Malinovskyi non aveva un ruolo molto preciso, e facevi fatica a collocarli. Però ricordo il gran tiro da fuori, ricordo che ci fece perdere un'amichevole con un gol all'incrocio nella squadra in cui l'avevamo prestito".

Con Mkhitaryan vi parlate ancora oggi?
"Sì, ci sentiamo, ci saremmo dovuti vedere sabato con la Roma qui a Brescia, ma è stato squalificato e non ha viaggiato la squadra".

Che colpo ha fatto la Roma?
"Racconto un aneddoto di Mkhitaryan. Lui è famoso per essere un trequartista che corre come un centrocampista, ha una potenza aerobica impressionante. I nostri brasiliani non avevano voglia di correre, e allora gli dicevano di lanciarsi da solo. Forse era Ilsinho, ora non ricordo... Negli anni comunque Mkhitaryan ha fatto tutti i ruoli, dall'attacco al centrocampo. Nell'ultimo anno con lo Shakhtar fece il record di gol, poi a Dortmund ha imparato a giocare pure sull'esterno. Completo".

Douglas Costa sta raccogliendo tutto ciò che potrebbe?
"Ora che si è ritirato Robben, per me come ala è tra i numeri uno al mondo. Ha anche una personalità debordante, lo si vede pure sui social: non è uno che sta zitto. La mia ipotesi è che faccia fatica a rimanere tanti anni nella stessa squadra, ma pensando alla Juve, come fai a mandarlo via e trovarne uno migliore? La sua capacità di incidere entrando forse lo penalizza, ma in una grande come la Juve si trova bene. Forse sì, avrebbe potuto essere titolare fisso nei top club, ed invece per questo ha fatto fatica, ma è un gran giocatore".

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