Juventus imbattuta ma ora serve vincere e l'occasione la dà la Fiorentina
Siamo ormai alla metà della stagione e si possono iniziare a fare i primi bilanci: la Juventus è chiaramente un cantiere aperto in cerca di equilibri e di un'identità tattica chiara che ancora manca in campo.
Thiago Motta sta lavorando tra mille difficoltà dovute alle tante partite e ai troppi infortuni e ricadute continue. Su questo aspetto lo staff tecnico e medico deve trovare rapidamente una soluzione perchè queste continue problematiche bloccano la crescita della squadra e del singolo giocatore. Ma nell'ambiente bianconero attuale, dal presidente ai giocatori, passando dall'allenatore e dal Direttore Tecnico manca la parola "Vittoria" dal vocabolario. Nessuno la pronuncia, mettendo davanti la rivoluzione fatta in estate e la richiesta di tempo per un progetto nuovo.
Tutto condisivibile ma alla Juventus il dna è quello della vittoria e va inculcata nella testa di ognuno che entra alla Continassa, fin dal primo giorno: poi il percorso per arrivare al successo è lunga e bisogna passare da annate come quella in corso, ma il tentativo di primeggiare deve esserci sempre. E tutti devono capirlo, dal Presidente ai giocatori, passando dall'allenatore e dal Direttore Tecnico.
Roberto De Frede scrive stamani su BIANCONERANEWS.IT
È ora cara Juventus, da Torino in viola, subito in volo verso l’altipiano desertico di Riyad: è la tua ora, siamo alla finestra del nuovo anno, ridestati!
«Salta in piedi, Sancho: è tardi, non vorrai dormire ancora. / Solo i cinici e i codardi non si svegliano all’Aurora!». Esegeta in stile umile, con la maiuscola allegorica, Guccini coglie e ferma nell’albeggiante risveglio di don Chisciotte lo stesso segno figurale, la stessa figura di sogno e di utopia che hanno riconosciuto i commentatori sublimi. L'Aurora e dopo qualche battito I'Alba, sono il blasone utopico di don Chisciotte. «Poteva essere l'alba, quando don Chisciotte uscì dall'osteria, così contento, così fiero, cosi giulivo per vedersi ormai armato cavaliere…» Così si apre la prima avventura dell'hidalgo. Sancio dorme, e forse continua a sognare, mentre sorge l'aurora: per lui la vida es sueño, solo sonno e sogno. All'aurora, don Chisciotte si sveglia e lo sveglia, per chiamarlo all'avventura. D'altronde, anche prima di entrare nel libro, come il Sigismundo di Calderon, suo fratello malinconico, sa bene che simile al sogno è la gloria; però anche lui grida a noi tutti di accettare l'inganno, e provare a ingannarlo accogliendo la sfida al limite dell'assurdo: non lasciamoci sfuggire l’attimo che ci è dato. Se la vita è un sogno perché dovremmo ostinarci a negare che i sogni son vita? E tutto ciò che è vita è anche verità.
Il progetto bianconero è avanzare passo passo, come il cavaliere medievale, nella ricerca del senso, sempre procedendo e sempre ricominciando da capo e dal meglio. Nulla sembra mutare, e la resistenza delle cose innalza a ogni scarto un nuovo muro da abbattere: perché la redenzione si conquista con il lento esercizio dello spirito ma giunge all’improvviso, quando meno la si aspetta, la si coglie al volo nell`attimo del risveglio, mentre albeggia.
Sir Dinadan, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda di re Artù, esclamava: «Io sono un cavaliere errante che va senza pausa in cerca di avventure e del senso del mondo, e non sono mai riuscito a trovarlo, ma spesso sono inciampato nella gloria».
Un canto del gallo deve annunziare l'aurora: quel canto di luce e figura dell"improvviso che muta il tempo della Storia. I levarsi del sole, fra aurora e alba, è l'attimo in cui la certezza del tempo e della luce cerca un delicato e tormentato equilibrio con l'incertezza di quanto il tempo e la luce porteranno con se. È la rappresentazione più indovinata che l'uomo possa farsi della propria vita, del proprio essere nella vita, poiché anche l'essere dell'uomo albeggia sempre: proprio così scrisse María Zambrano nel 1965 nel suo El sueño creador.
Don Chisciotte si mette in cammino all'alba. Non poteva essere diversamente per il personaggio del libro in cui prende corpo e si fa classico il romanzo occidentale; il personaggio che subisce in modo esemplare il sogno della libertà e della gloria, quel sogno che a una certa ora, così incerta, nell'uomo si scatena.
È l’alba per la Juventus, invitta, ma che dovrà tornar vincente.
Che inciampi nella gloria, come il cavaliere di re Artù!