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Ibrox 1971, un inferno da non dimenticare. E la triste storia di Margaret Ferguson

Ibrox 1971, un inferno da non dimenticare. E la triste storia di Margaret Ferguson
Oggi alle 00:16Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte Storie di Calcio - https://storiedicalcio.altervista.org
Stairway to Hell: Ibrox 1971 - La tragedia accaduta all'Ibrox Stadium di Glasgow nel 1971. "There’s a lady who’s sure. All that glitters is gold. And she’s buying a stairway to Heaven…" ("Stairway to Heaven" - Led Zeppelin).

È il 2 gennaio 1971: un giorno in cui dei tifosi in maglia blu, come i colori della loro squadra, uscirono di casa e non vi fecero più ritorno. Ma il cielo non era blu, quel giorno, su Glasgow. Era carico di nuvole. Carico come gli animi delle 80.000 persone presenti all’Ibrox Stadium. È un giorno importante: è in programma l’Old Firm, il "derby" per eccellenza in Scozia e in città, nonché uno dei più antichi al mondo. I Rangers ospitano infatti gli acerrimi nemici del Celtic. La rivalità nasce fin dai tempi della fondazione: l’una è stata fondata nel 1872 da glasvegiani di fede protestante (come la maggioranza degli scozzesi), su esempio della locale squadra di rugby, scegliendo il blu che dicevamo come loro colore; mentre l’altra nasce nel 1888 come espressione della comunità cattolica (soprattutto irlandese), adottando il quadrifoglio come simbolo e il bianco-verde come colori. Le due si sono spesso contese il titolo nazionale e rimangono, tuttora, quelle che ne hanno vinti di più: 54 "scudetti" i primi e 50 i secondi. Addirittura, per moltissimi anni, in entrambe le squadre non vennero schierati giocatori di fede religiosa diversa da quella che la squadra rappresentava; fino ad almeno gli anni ‘90: che coincisero con una maggiore apertura del mercato e arrivarono, oltre il "Vallo di Adriano", un numero crescente di calciatori stranieri (tra cui anche italiani). Per questi motivi è sempre stato un match sentitissimo ed anche pericoloso: spessissimo si sono infatti verificati scontri tra le due tifoserie, culminati in veri e propri bagni di sangue. Non è il caso di quel giorno: stranamente da molte altre volte, pare che le due tifoserie non fossero venute a contatto. Ognuna prende posto nei propri settori, ugualmente intenzionata a sconfiggere l’altra sul campo di gioco. La partita si sta però avviando ad un mesto, seppur combattuto, pareggio a reti inviolate. Finché, allo scadere dell’89°, gli hoops la buttano dentro: per la gioia dei rivali ospiti. Alcuni dei tifosi di casa, allora, cominciano ad avviarsi arrabbiati o sconsolati verso l’uscita… Ma non è finita: i gers pareggiano subito dopo, allo scadere, e l’entusiasmo degli home esplode. Dopo ciò accade l’incredibile ed è tutta questione di attimi lunghissimi: in cui si scatena un pandemonio sulla ripida scalinata della "Stairway 13", l’accesso agli spalti dell’ingresso n° 13… Le ricostruzioni delle autorità ci dicono che sicuramente una parte dei tifosi, sentendo le urla del gol, si sia girata per tornare indietro, risalendo all’improvviso e spingendosi inevitabilmente contro chi stava scendendo, creando così una calca pericolosissima: qualcuno deve aver perso l’equilibrio e/o dev’essere inciampato; si parla di un bambino di 9 anni che avrebbe esultato sulle spalle del papà e sarebbe poi caduto, dando (involontariamente) inizio al dramma… Fatto sta che si crea una calca esplodono panico e confusione. La gente tenta di fuggire… Delle persone rimangono schiacciate da altre… Un effetto a catena che non lascia scampo. Il sorriso di quel bambino si è tramutato in un’espressione di paura e si è spento. Un poliziotto si accorge delle urla di terrore, accorre con altri colleghi e si trova davanti una scena terribile: corpi in terra e sangue ovunque. Provano a salvarli, portano via più persone possibili… Ma per alcuni: non c’è purtroppo nulla da fare. I corrimani appaiono piegati e sfondati come fossero di gomma. Una morte atroce: molti dei coinvolti spirano, di fatto, asfissiati. Alla fine si contano 66 vite prematuramente spezzate (tra cui anche diversi giovanissimi), tutti con meno di 50 anni mentre in 200 rimangono feriti.
Tutti avevano in tasca il biglietto di quella partita: un biglietto per l’Inferno, purtroppo…

Ma la storia più curiosa, l’aneddoto più struggente, è forse quello legato all’unica donna morta quel giorno sulle gradinate dell’Ibrox.
Si chiamava Margaret Ferguson aveva 18 anni ed era di Maddiston, un pugno di case a sud di Falkirk. Margaret lavorava in fabbrica, come tante altre sue coetanee in quell’epoca.
Lavoro duro e salari miseri. Aveva una grande passione per i Rangers ed era venuta al corrente che in quel periodo era nata la figlia del centravanti Colin Stein.
Durante la settimana che precedette il Natale, realizzò un piccolo orsacchiotto di pezza per consegnarlo direttamente al giocatore, a sua moglie, e ovviamente alla loro figlia appena nata. Qualche giorno prima dell’Old Firm, Margaret si reca a casa di Stein, e onorata, consegna il suo dono alla piccola Nicole. Bevono una tazza di the, conversano, e si salutano cordialmente.
Margaret è entusiasta.
La sorella maggiore, Maria Gibb, racconta che si erano viste l’ultima volta per capodanno, e Margaret gli aveva confidato che due giorni dopo sarebbe andata allo stadio per la partita, convinta in cuor suo che il regalo che aveva amorevolmente consegnato alla figlia di Stein avrebbe portato fortuna a lui e alla squadra. Margaret era la più giovane di undici fratelli, aveva la camera tappezzata di bandiere e cimeli dei Gers e una risata contagiosa. Amava ballare, comprarsi con i risparmi qualche vestito alla moda, e una naturale avversione ai precetti paterni, considerati come da tanti altri ragazzi di quella generazione, ormai astrusi e obsoleti. E’ infatti, puntualmente, il padre non avrebbe voluto che Margaret fosse presente quel giorno sulle gradinate di Ibrox, non avrebbe dovuto esserci, non quella volta..

Ma non fu così. Margaret era fra le circa centomila persone che affollavano lo stadio. A un minuto dalla fine Jimmy Johnstone segnò per il Celtic. A tutti i presenti parve una rete decisiva, l’epilogo dell’ennesimo Old Firm. E fu in quel momento come accennato in precedenza che molti degli spettatori iniziarono a sfollare dalle uscite. Una di queste era la Stairway 13. Ma il genio perverso dello spettacolo non aveva ancora finito di tessere la sua tela, e a una manciata di secondi dal fischio finale, Colin Stein, si proprio lui, pareggiò l’incontro. Quello che successe aldilà di tutte le versioni riportate, è che le crash barriers dell’East Stand furono piegate quasi fossero di gomma causando il dramma. La sera, radio e televisioni iniziarono il tam tam di notizie. Dapprima confuse, contraddittorie, poi via via sempre più chiare e nitide. Fra le salme c’era quella di una donna. L’unica donna fra le 66 vittime di quella infausta giornata. Era quella di Margaret Ferguson..

Colin Stein, inconsapevolmente, segnando quel goal rocambolesco nella foschia di un Ibrox immenso e buio, aveva segnato il destino di quella ragazza che qualche giorno prima aveva ospitato nel salotto di casa sua.
“Ho conosciuto i suoi genitori personalmente, disse qualche giorno dopo i funerali. E’ stata un esperienza orribile. Non ho mai dimenticato quel giorno. Non potrò mai farlo”.

Quel giorno il capitano dei Rangers era John Greig: “Ho subito un infortunio durante la partita”, disse Greig. Ed è stato solo circa 20 o 30 minuti dopo il fischio finale che ho capito la portata del dramma che si era consumato. Quando sono andato giù e ho visto il tunnel e tutta quella povera gente morta è stato terribile, una sensazione di impotenza frustrante. Furono giorni neri, di dolore e di angoscia. Che hanno lasciato una cicatrice profonda. Lo stadio è stato ricostruito nella loro memoria”.

Oggi poco fuori i cancelli blu di Ibrox c’e proprio la statua del capitano, sul cui basamento spiccano le targhe commemorative di quell’evento. Nomi spesso seminascosti da corone, da mazzi di fiori, da sciarpe, non solo “all blue” perché le tragedie sono trasversali, collettive, non conoscono appartenenza e colori. E’ stato anche istituito un fondo a nome di Margaret Ferguson, un fondo che dovrà servire soprattutto a non dimenticare mai, lei e le altre 65 vittime innocenti di quel giorno. Il giorno del disastro di Ibrox. Il 2 gennaio 1971.

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