Cina senza mondiali: quali conseguenze per l'esports di Pechino?
“Troppe restrizioni”: potrebbe essere sintetizzata così la motivazione della decisione di Riot Games, publisher di League of Legends, di abbandonare la Cina e di spostare, in fretta e furia la sedie dei mondiali 2021, che dovrebbero cominciare tra meno di un mese, in Europa. Nonostante la Cina sia stata indicata come sede dei Worlds già un anno fa e dopo aver già disputato lì l’edizione 2021, in particolare a Shanghai, senza troppe difficoltà apparenti e in tutta sicurezza, improvvisamente Riot Games sembra essersi resa conto che organizzare l’evento sarebbe stato troppo complicato.
Difficoltà esistenti nonostante la Cina abbia ormai quasi archiviato il discorso Covid19, almeno in termini di grandi numeri. Persino la variante Delta del Covid19 è stata sufficientemente controllata dopo un primo aumento vertiginoso di casi. L’aspetto che più conta però per il governo cinese è che, per loro stessa ammissione, 33 su 34 dei nuovi casi di Covid19 arrivano da persone provenienti nel paese dell’estero. Motivo che ha portato alla decisione di estendere la quarantena preventiva di chiunque arrivi in Cina da due a tre settimane. Un fattore che diventa improvvisamente determinante quando devi spostare da un paese all’altro un enorme numero di persone per un evento di caratura globale. Come i Worlds di League di Legends, appunto. Soprattutto se all’orizzonte ci sono altri eventi importanti, sia locali, come il Chinese National Day dell’1 ottobre, che globali come le Olimpiadi Invernali che si disputeranno a Beijing (la nostra Pechino) dal 4 al 20 febbraio 2022.
Oltre il prestigio e l’orgoglio feriti dall’aver perso un evento così importante, c’è anche una questione tutta economica da considerare. Per citare qualche numero, l’edizione 2020 dei Worlds disputata a Shanghai, secondo i dati raccolti dallo Shanghai Sports Bureau, ha contribuito a creare un indotto economico di 4,6 milioni di dollari con una leva additiva di 483.000 $ sulle entrate dirette per lo stato. Nel 2021 addirittura sarebbero state cinque le città protagoniste: oltre la già citata Shanghai, il mondiale avrebbe toccato anche Chengdu, Qingdao, Shenzhen e l’ormai famosa Wuhan. Le finali si sarebbero addirittura dovute disputare all’Universiade Sports Centre di Shenzhen, un’arena da 60.000 posti che, si suppone, sarebbe potuta essere riempita almeno per metà.
Diventa un problema non solo per le città in primis e l’indotto che un tale evento può creare, ma anche per gli sponsor, soprattutto nell’ottica delle squadre cinesi. Grazie ai mondiali 2020, secondo quanto riportato dallo Sports Business Journal, i Suning Gaming, arrivati in finale, hanno ottenuto tre sponsorizzazioni: KFC, Eleme e la casa automobilistica Roeww. La stessa Mercedes-Benz, partner principale del campionato cinese LPL e official partner dei Worlds 2021, aveva avuto un ricavo stimato in pubblicità di circa 87 milioni di dollari durante i Worlds 2017, disputati proprio in Cina.
Le squadre cinesi sono ovviamente rimaste deluse dalla decisione presa da Riot Games, così come i giocatori locali che giocando fuori casa avranno indubbiamente una minore esposizione mediatica. Tuttavia ne comprendono le motivazioni, come ha sottolineato Xiaofeng, responsabile del consiglio d’amministrazione del team cinese Xi’an WE, intervistato dallo Sports Business Journal: “È una decisione che colpisce l’esports cinese su più livelli. I tifosi cinesi non avranno l’opportunità di assistere a un evento internazionale, così come i team LPL non avranno la possibilità di alzare la coppa in casa. Il settore cinese aveva ricevuto ad esempio un enorme crescita quando il nostro campione di Warcraft III alzò la coppa proprio qui, in Cina.”
Presa la decisione, c’è da organizzare il viaggio per l’Europa. Le prime qualificate sono i FunPlus Phoenix, già vincitori nel 2019 nella finale di Parigi, e in questo caso l’Europa potrebbe portare ancora fortuna, e gli EDG, vincitori del titolo LPL proprio sugli FPX.