Claudio Nassi: l'ignoranza di certi allenatori e il Perugia di Castagner degli anni 70
L'allenatore non vince le partite, può solo perderle. Frase cara ai vecchi saggi, che trova ulteriore conferma nel successo per 3-1 della Francia a San Siro. Nonostante siano passati giorni, non riesco a dimenticare come sia stato possibile subire tre gol da palla inattiva. Ricordo tempo fa la risposta di Lotito a chi chiedeva un giudizio su Simone Inzaghi: "Come li voleva i generali Napoleone? Fortunati!". Avrebbe risposto nello stesso modo a chi avesse chiesto di Spalletti.
Se circa il 40% dei gol viene da palla inattiva, il primo comandamento dovrebbe essere quello di preparare in modo maniacale punizioni dirette, angoli e rigori. Perché si vince solo segnando e il gol è l'unica cosa che non si può insegnare. Non so da quanto ripeto ciò che predicavano i vecchi maestri: sui calci d'angolo si deve mettere un uomo ai canonici 9 metri e 15, che poi diventano 7 e 50, a ballare davanti a chi batte, per disturbare un calcio di precisione, dal momento che alla bandierina vanno specialisti dal piede educato.
Il secondo vuole un uomo sul palo, così il portiere dovrà guardare 5 metri e non 7,32. Il terzo che siano marcati a uomo quelli soliti segnare, perché Madre Natura, o il Signore, hanno dato loro di più: la capacità di sapersi muovere nei 16 metri dell'area di rigore. Il quarto prevede il divieto di marcare a zona quelli che la mettono dentro. Quindi Bonucci e Chiellini, difensori da 4/5 gol l'anno, ma non Barzagli, se in 199 partite alla Juventus ne conta uno.
I numeri sono freddi, senz'anima, ma hanno il vantaggio di parlare chiaramente.
Pochi sanno che Ilario Castagner, al Perugia, negli anni '70, mandava un osservatore a fotografare le palle inattive, a favore e contro, dell'avversario di turno. Evidentemente conosceva una statistica inglese che parlava allora di una percentuale del 30%.
Oggi si è arrivati al 40 e non è permesso a nessun tecnico di ignorarlo, a maggior ragione se percepisce tre milioni netti l'anno più bonus e allena la Nazionale. Quando leggo, come mercoledì, che Coverciano, oltre ad essere l'Università del calcio, è uno dei templi mondiali, viene da sorridere.
Certamente un tempo.
Oggi dimostra di non conoscere l'a, b, c !