...con Saverio Sticchi Damiani
Tra la confusione generata dalle dichiarazioni del Ministro Spadafora qualche settimana fa e la precisazione del Viminale, i calciatori da oggi tornano ad allenarsi al centro sportivo di riferimento, con le dovute precauzioni e svolgendo allenamenti individuali nel rispetto del protocollo sanitario. “È un piccolo ritorno alla normalità, ma non indicativo. Questo è trattare i calciatori allo stesso modo dei cittadini che possono fare jogging”, dice a TuttoMercatoWeb il presidente del Lecce, Saverio Sticchi Damiani.
Presidente, come ha trascorso il periodo delle restrizioni?
“Lavoro sempre, ho un impegno che va ben oltre le ore lavorative. Faccio giusto in tempo a guardare la fine dei film con mia moglie, ovviamente non ci capisco nulla perché l’ultima mezz’ora i giochi sono fatti”.
Da oggi saranno consentiti gli allenamenti individuali nei centri sportivi, è un primo passo in attesa di poter svolgere quelli collettivi. E soprattutto di tornare in campo per giocare.
“La Lega è compatta, vogliamo riprendere in sicurezza. L’unica soluzione per evitare un disastro finanziario e una serie di ricorsi è riprendere a giocare. Se ci sono le condizioni di temporeggiare e aspettare che da un punto di vista sanitario si possano aprire nuovi scenari, sarebbe giusto riprendere. Se lo scenario non dovesse migliorare con la riapertura la ripresa sarebbe complicata e comporterebbe una serie di problemi non di poco conto”.
Uno dei nodi da sciogliere sarà quello della classifica. Pare che la FIGC voglia confermare comunque le retrocessioni. Oggi il Lecce sarebbe terzultimo a pari punti con il Genoa. E manca lo scontro diretto. Insomma, un bel caos. Preoccupati di poter retrocedere?
“È impensabile. Sarebbe una scelta priva di fondamento giuridico e merito sportivo. Non è il momento di minacciare ricorsi e diffide con la gente che muore. Pensare di fare terrorismo attraverso minacce di ricorsi è l’ultima cosa che voglio fare. Ma non c’è alcun fondamento che possa permettere la retrocessione del Lecce. Sarebbe fuori da ogni logica. E chi pensa di potersi avvantaggiare da una situazione del genere in questo momento specula sul Covid-19”.
Le ultime raccontano che il Governo vuole bloccare il campionato.
“Non mi azzardo a fare previsioni, è difficile. Se dovessimo ripartire ci faremmo trovare pronti. Ma non mi faccio più domande”.
I rapporti tra calcio e Governo non sembrano dei migliori.
“Ho letto spesso di contrasti sulla ripresa. Non è il momento. Se il Governo ha utilizzato un atteggiamento prudente evidentemente non si è arrivati ad un punto sul protocollo sanitario. Questo deve essere uno stimolo per migliorare il protocollo e raggiungere un equilibrio”.
E lei ci crede nella ripresa?
“Si. Ci credo. Ma con equilibrio. Anche rispetto alle mie attività oltre il calcio, non è che avessi tutta questa voglia di riprendere. Ma non mi sono fermato un attimo, per senso di responsabilità. Ripartiamo, con responsabilità e non solo per la voglia di giocare. Il calcio genera un introito notevole per il Paese, se vogliamo ripartire è per responsabilità verso tutto il sistema. La voglia di giocare invece, magari, la ritroveremo più avanti”.
Tra qualche mese bisognerà pensare al calciomercato. Che finestra immagina?
“Ne usciremo ridimensionati. Le pazzie, gli eccessi e i numeri di una volta non li vedremo più. Il prossimo dovrà essere un anno di ridimensionamento. Un anno in cui si darà più spazio ai giovani del vivaio”.