Tudor vuole che i giocatori siano leader. Come lo erano Del Piero, Zidane e Montero

"È chiaro che le generazioni sono diverse, cultura anche rispetto a trent’anni fa. C’era tanta più personalità, ovunque". Igor Tudor non vuole ergersi a leader, perché, rispetto a Thiago Motta, sono quelli che vanno in campo che devono prendersi le proprie responsabilità. Per diventare leader che, in questo momento, sono difficili da indicare. Qualcuno l’ho conosciuto ieri, non posso dirlo in due o tre ore. Posso dare un commento per quello che ho visto fuori. È una mia opinione, ma va anche detto che si è presa una strada di cambiamento e il percorso può rallentare. Si è sottovalutato quello, ma poi sei alla Juventus e non frega niente a nessuno. Devi crescere in fretta e vincere. È un lavoro per tutti, io ho girato ovunque e bisogna scegliere le persone giuste che vogliono fare il loro lavoro. Se si sbaglia le persone non si fa bene. Poi c’è la cultura del lavoro che ho vissuto quando sono stato qui 7-8 anni: l’umiltà di Del Piero, Zidane, Montero".
Così i giocatori più costosi hanno un'ulteriore pressione, ma anche la necessità di dimostrare. Come i Koopmeiners, i Douglas Luiz, i Vlahovic. Ma anche Kolo Muani e Nico Gonzalez. Anche perché finora chi ha mostrato le cose migliori è stato Federico Gatti, cresciuto partita dopo partita anche nella considerazione dei tifosi.
Però è evidente, da grandi assegni derivano grosse responsabilità. Quindi Tudor dovrà essere bravo a caricare sulle spalle le aspettative, sì, ma anche l'onore di giocare in una top d'Europa. O meglio, quello che la Juve ambisce a essere e che, per ora, non riesce a fare il salto di qualità.
