Sui social è già #InzaghiOut. Troppo, ma questa Inter ha poco tempo per dare tante risposte
Un 2-0 dal Bayern Monaco, vista la distanza siderale che in questo momento corre fra la miglior squadra d’Europa e una qualsiasi formazione italiana, di per sé non sarebbe neanche da buttare. Però poi c’è la Dinamo che stende il Chelsea e ricorda che le sorprese sono possibili. C’è il modo con cui quel 2-0 è arrivato e soprattutto ci sono le dichiarazioni di Simone Inzaghi nel post partita, ben lontane dall’essere convincenti. C’è che l’Inter ha perso i tre big match giocati in stagione, senza dare nemmeno per un minuto la sensazione di poterli vincere. Ci sono le cinque novità nell’undici di partenza e ci sono i quattro cambi sconclusionati a 19 minuti più recupero dal triplice fischio. Barella che resta in panchina perché ormai la partita è data per persa e invece i nerazzurri sono andati a un Correa di distanza dal poter aprire. Insomma, se un 2-0 dal Bayern non è per forza da buttare, quello arrivato ieri sera a San Siro sì, quasi nella sua interezza. E se l’Inter cercava risposte, ha trovato in fondo al sacco un mucchio di domande.
Per i social è già #InzaghiOut. Hashtag non proprio nuovissimo, ma è tornato prepotentemente in tendenza in tarda serata. In questo momento, senza giri di parole, l’allenatore dell’Inter è in palese difficoltà. Col Bayern poteva andare peggio, ma tra scelte e tempismo ha convinto molto poco. L’unica vera risposta positiva - Onana - si accomoderà in panchina sabato contro il Torino. Quanto a Barella, dire no al fuoco dentro con quasi un quarto di partita ancora da giocare è mossa rinunciataria. Se il principale tema di discussione diventa il tecnico, beh Houston abbiamo un problema. Detto in maniera altrettanto chiara, è eccessivo invocare l'esonero dell'allenatore a questo punto della stagione. È troppo presto e l'Inter ha tanti limiti di suo, per immaginarlo - anche fosse nelle idee della società, e così per ora non risulta - panacea di ogni male. Reduce da un mercato partito alla grande e chiuso contando gli spiccioli per Acerbi, Inzaghi continua ad avere le stesse qualità che ne hanno giustificato il recentissimo rinnovo. È però chiamato a dare delle risposte, questo sì. Anche a superare una certa rigidità di fondo, non altrettanto carismatica come quella di Conte, precedessore ingombrante con cui è difficile non fare i conti di tanto in tanto. Ha pochissimo tempo per farlo, altrettanto vero: non per gli hashtag da social, ma perché in questa stagione pazza si scende in campo un giorno dopo l'altra. Gli spazi per le correzioni in corsa sono quelli che sono, spesso e volentieri vanno trovati nelle pieghe delle partite. Un altro aspetto su cui migliorare.