Salernitana, Mazzocchi in Nazionale una storia da raccontare. L'orgoglio di Iervolino
Nella settimana della pausa per le Nazionali, a Salerno c'è comunque un motivo più che valido per sorridere ed esultare. Considerato il grandissimo attaccamento alla maglia dei tifosi granata, e il conseguente legame che si viene a creare con tutti coloro che indossano la maglia della Salernitana, non sorprende affatto che l'esordio di Pasquale Mazzocchi con la maglia azzurra abbia coinvolto emotivamente centinaia e centinaia di persone che hanno letteralmente preso d'assalto i suoi profili social per ringraziarlo e per condividere un momento magico. "Devo dire grazie alla città di Salerno e al pubblico, mi sono sentito amato sin dal primo giorno che sono arrivato e questo è molto importante per un calciatore" in estrema sintesi quanto ha scritto il giocatore su Instagram, un post che è stato pubblicato alle più autorevoli testate nazionali utile anche a raccontare la storia dell'uomo, prima ancora che dell'atleta. E i fatti ormai sono noti a tutti. Stiamo parlando di un ragazzino che, tra un allenamento e l'altro, vendeva frutta o consegnava la spesa alle famiglie del suo quartiere per racimolare qualche lire a aiutare una famiglia che, nonostante mille sacrifici, non navigava nell'oro. Il suo primo allenatore, mister Giuseppe Araimo, ha ricoperto un ruolo fondamentale nel suo percorso di crescita. "Pensa a divertirti e a fare allenamento, per ogni gol che segni sarò io a darti del denaro" e via con un patto di ferro con il papà a la mamma che hanno sempre creduto potesse diventare un calciatore professionista.
Progressivamente Mazzocchi ha scalato tutte le categorie, vincendo campionati su campionati ed evolvendosi dal punto di vista tattico. Da attaccante è diventato un esterno di spinta devastante, abile a giocare sia a destra sia a sinistra e pericolosissimo nell'uno contro uno. D'Aversa e Cosmi, a Parma e a Perugia, hanno creduto ciecamente nelle sue potenzialità, poi la firma con il Venezia e la promozione in A dopo 20 anni in una splendida finale playoff contro l'ostico Cittadella. A gennaio scorso la chiamata di un mostro sacro del calcio come Walter Sabatini e il sì alla Salernitana che, all'epoca, sembrava destinata ad una mesta retrocessione in cadetteria. Il suo bigliettino da visita fu di quelli giusti, non capita tutti i giorni di fermare la capolista Milan e di sfornare due assist deliziosi stravincendo il duello con gente come Leao e Theo Hernandez che mette i brividi a qualunque difensore in Europa. Mancini, in tribuna per visionare Bonazzoli, alla fine segnò sull'agenda il suo nome dando mandato ai più stretti collaboratori di seguirlo costantemente nel percorso di crescita. E, dopo la telenovela estiva legata al rinnovo del contratto, è arrivata la svolta. La volontà di restare a Salerno si abbinò alla proposta allettante del presidente Iervolino, uno che profetizzò la convocazione proprio quando tanti media locali parlavano senza motivo di mal di pancia e firma imminente con il Monza. Alla fine, nelle prime sei giornate, è stato costantemente tra i migliori in campo ed è arrivata anche la gioia del primo, grande gol in serie A. Davanti a 20000 spettatori e, ironia della sorte, sotto gli occhi del suo mentore Zanetti. Radiomercato assicura ci sia l'interesse dell'Inter, non è un mistero piaccia anche a Fiorentina, Torino, Bologna e Verona. Ma un progetto affascinante come quello della Salernitana e una tifoseria da brividi come quella granata non si trovano tutti i giorni e Salerno è la piazza ideale per un talento di grande livello che conosce ancora il valore della riconoscenza.