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Inter, Dimarco: "Dopo la finale di Champions sono andato in down totale. Poi una bella rivincita"

Inter, Dimarco: "Dopo la finale di Champions sono andato in down totale. Poi una bella rivincita"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 15:30Serie A
di Simone Lorini

Federico Dimarco, calciatore dell'Inter e della Nazionale italiana, ha rilasciato una lunga intervista a Gianluca Gazzoli, autore del podcast "Passa dal basement". Queste le sue parole su vari argomenti che riguardano la sua carriera: "Il nomignolo Dimash è nato quando sono tornato dal Verona. Il primo a chiamarmi così è stato Inzaghi, gli è venuto spontaneo e non è più andato via".

Arrivi qui dopo la sosta-nazionali, come la vivete?
"Vestire la maglia della Nazionale è sempre bello. Ci sono tante partite durante l'arco dell'anno, tra Inter e Italia, e devi saperle gestire nel migliore dei modi. Quando hai il campionato puoi gestire meglio le gare, in Nazionale sono tutte partite secche e devi portare in alto l'onore dell'Italia. Sono contento. Stiamo facendo bene e siamo ripartiti col piede giusto dopo il brutto Europeo. Ci voleva questa nuova freschezza".

Tecnicamente come funziona?
"Sabato abbiamo giocato col Torino, tre settimane fa, e domenica sera ci siamo ritrovati a Coverciano. Giovedì in campo col Belgio, lunedì con Israele. In base a come giochi il ritrovo è domenica sera, arrivi lunedì solo se giochi proprio nel posticipo".

Siete gli stessi dell'Europeo?
"Un po' di giocatori sono cambiati, sono arrivati tanti giovani. Siamo una squadra giovane, abbiamo grande margine per crescere e siamo contenti di come stiamo facendo".

Che effetto fa la Nazionale?
"Un bell'effetto. Non ci sono arrivato prestissimo in Nazionale, ci sono arrivato due anni fa con mister Mancini facendo un bellissimo percorso. C'è stato questo Europeo, nessuno ne è contento ma si è chiuso un capitolo e si va avanti".

Non ci sono tanti giocatori che appassionano in questo campionato, non ci sono nomi clamorosi come in passato. Nel tuo caso, hai un carisma e un'appartenenza tale per cui sei diventato un simbolo.
"Quando scendo in campo con la maglia dell'Inter cerco di essere me stesso, come sono fuori. Sono competitivo, cerco sempre di aiutare il mio compagno e dare uno stimolo in più. Alcune gare dell'Inter hanno un'importanza diversa, cerco sempre di dare il mio contributo con una parola in più e mi piace. Devo tanto a quello che ho vissuto e passato nel settore giovanile, a quello che mi hanno insegnato. Sono cose che cerco di portarmi dentro e fuori dal campo".

Grande momento per te, sia con l'Inter che in Nazionale. In tanti parlano del tuo talento: ogni tanto ti fa sorridere, perché erano gli stessi che prima ti criticavano?
"Per me è sempre bello leggere i complimenti. Non mi piace paragonarmi con nessun giocatore, ognuno ha una storia a sé. Non mi fanno impazzire i paragoni, anche se ovviamente leggersi accostati a delle leggende fa piacere. Nel calcio si vive di momenti, nell'Inter ne ho vissuti di belli e di brutti. Quando perdiamo una partita, vedi la finale di Champions, vado in down totale. Poi analizzo le cose e cerco di ripartire, fissandomi degli obiettivi. Così è successo l'anno che abbiamo perso la finale. Finita la Nazionale son tornato a Milano e ho detto a tutti che volevo vincere il campionato. Fortunatamente è andata così ed è stata una bella rivincita".

Hai realizzato un sogno: vincere con la squadra per cui tifi. Non succede a tutti:
"Fa tantissimo piacere. Vivo tante le partite, forse troppo. Però negli anni, da quando sono ritornato, pian piano giocando partite di un certo livello ho imparato a gestire le emozioni e sono cresciuto molto. Prima giocare con Barça e Real, cose che non sono da tutti i giorni, era un peso. Ora, è brutto da dire, ma è diventata quasi la normalità. E la cosa bella è giocare quelle partite lì".

Quale gara ti ha dato i brividi prima di iniziare?
"Il derby della seconda stella è stato bello emozionante. Era una partita che ci poteva dare tantissimo e togliere tantissimo. è andata bene, sappiamo cos'è successo dopo ed è stata una delle partite più emozionanti".

Esordio in Champions?
"Amaro, abbiamo perso col Real 1-0. Non è andata benissimo, ma l'inno della Champions è unico. Ti dà emozioni e vibrazioni dentro che non si possono paragonare con nessuna competizione. è stato emozionante, però l'emozione è svanita per la delusione della sconfitta".

L'Inter perde, come la gestisce Dimarco?
"Se c'è una settimana, ci metto un paio di giorni. Non sono in down, sono veramente incazzato. Chi mi è vicino lo sa, i miei amici mi conoscono e sanno come sono. Appena scendo dallo spogliatoio al garage, mi vedono in faccia e sanno come sto. Quando ci sono tre gare a settimana, invece, azzeri subito. Fortunatamente l'anno scorso ne abbiamo perse poche…".

I tifosi si riconoscono nelle tue emozioni:
"Difficile vedersi da fuori. Io cerco di essere me stesso, non faccio di più o di meno. Siamo professionisti e cerco di dare il massimo per la maglia che indosso, giocare nell'Inter per me è un sogno. Questa maglia va trattata coi guanti".

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