La nuova vita di Scuffet a Cipro: "Sarà la stagione della ripartenza"
C'è il sole, a Cipro. "Quaranta gradi, ma qui mica sono in vacanza. Anzi: l'APOEL mi ha voluto fortemente e l'ho scelto in mezzo a tante richieste". Simone Scuffet oggi ha venticinque anni ed è un uomo che guarda al presente, sa leggere quel che è stato e pensa al domani col suo innato ottimismo. Ha scelto. La parola chiave della sua chiacchierata con Tuttomercatoweb.com è questa. Scelta. Perché anche quando uomo non era, ma un diciassettenne col corpo da grande ma gli occhi da diciassettenne, sapeva farlo. Scegliere.
Riavvolgiamo il nastro e partiamo con la domanda che in molti si fanno: cosa ha portato il portiere da prima pagina sui quotidiani a giocare lontano dai grandissimi campionati?
"Sono successe tante cose in questo percorso. Dopo qualche anno cerchi di fare un bilancio di quel che è successo, di quel che sta succedendo. Di capire cosa e dove potevi fare e cosa poteva andare meglio. Dove hai sbagliato tu, dove hai sbagliato a scegliere una destinazione, dove non sei stato aiutato in una decisione. La vita è fatta di tante cose: ora ho venticinque anni e non voglio guardare indietro e dire 'potevo essere qua e là'. A diciassette anni parti con l'idea di giocare in A, l'aspettativa di molti era la Nazionale in pochi anni e il percorso che sto facendo ed è al di sotto. A venticinque anni, però, ho fatto una promozione, ho giocato quaranta gare in A, ho giocato in Turchia e vengo in un club importante come l'APOEL".
Perché Cipro che, per molti, potrebbe sembrare 'ripiego' ma che invece racconta di una scelta precisa, della sua voglia di riscatto?
"Questa lega, questo club magari in Italia non ha grande considerazione ma è storico a Cipro in un campionato difficile. Se vediamo le squadre, sono ben organizzate con giocatori di livello. A 25 anni ho scelto io di essere qui, ora, adesso: le alternative c'erano, non sono venuto qui perché è un ripiego. Anzi. Ho voluto l'APOEL con forza".
Ed è felice?
"Mi godo il momento. Sono venuto in un club che mi ha cercato per un mese e più. Dal primo messaggio loro allo sviluppo è passato tanto tempo. Mi hanno mostrato interesse, mi sento desiderato tanto e hanno cercato in tanti modi".
Si è sentito desiderato, tanto, con forza, per la prima volta da tempo?
"Sentirmi desiderato è stato importante. Però no, non voglio sminuire l'interesse dei club che mi hanno avuto in passato, del direttore dello Spezia che mi ha voluto tanto, per esempio. Chiaro, se una trattativa si concude c'è la voglia di tutti. Ora è la società che mi ha voluto più di tutti e che ha fatto i passi più concreti ed è stata una grande motivazione. Avevo bisogno di sentirmi considerato e voluto però, senza dubbio".
Cosa porta Simone Scuffet all'APOEL?
"Penso di poter dare il mio contributo. E' un club storico, nell'ultimo anno ha avuto difficoltà ma vuole rilanciarsi. Non può permettersi di restare nelle retrovie per più di un anno. Ci accomunano tante cose: non sono stato preso in considerazione per un anno, sono stato usato come secondo. Voglio ripartire. Ho voglia di riscatto. Rabbia e delusione no, non mi appartengono. Ho una considerazione di me stesso che non obbligo gli altri ad avere: cercavo qualcuno che avesse la mia stessa voglia".
L'ha penalizzata quest'aura da bravo ragazzo, da studente modello che la circonda sin dagli albori?
"In un mondo difficile esser troppo bravi non è mai troppo. Non può penalizzarti, se ti comporti bene con tutti, torna indietro. Mi comporto bene con gli altri e mi darà la possibilità. E poi torno su quei giorni, su quel 'no' all'Atletico Madrid. Mi dispiace che la mia scelta sia stata letta diversamente da come sono andate le cose".
Prego, allora.
"Ho provato a far chiarezza dopo le notizie sensazionalistiche della prima ora ma non sono mai stato capito fino in fondo. E' stato facile dare la motivazione della scuola, subito, fare i titoloni lì e da casa leggere quello e fermarsi a quello. Ho spiegato e detto più volte che non c'entrava con la scuola, sono un professionista e lo faccio come lavoro oltre che come passione: è stato facile sparare cifre, sparare nomi. La situazione era diversa da quello che era ma era tardi: titoli e storie a effetto erano già fuori".
Fuori come le sue ambizioni. Che stagione s'aspetta?
"Spero in una stagione di ripartenza. In una nuova storia: stacco da quel che è stato, sono venuto a titolo definitivo per la prima volta. Anche in passato sono sempre tornato indietro a Udine per svariati motivi ma desso il passato non c'entra più, non devo star più attento a decisioni e ad altri meccanismi".
Ci parli del livello dell'APOEL.
"Intanto parto da quel che mi riguarda: sono contento di avere un preparatore dei portieri che ha voglia di mettersi in gioco. In squadra, poi, abbiamo cambiato tanti giocatori, c'è voglia di ripartire e di fare cose importanti. Il livello è molto buono, ci siamo allenati bene. E' cambiato il tecnico, i primi giorni sono serviti a lui per dare i suoi messaggi: adesso inizia il bello. Qui ho firmato per due anni dove cercherò di fare il meglio per il club e per me".
C'è sempre la sensazione, sbagliata, in Italia, che chi lascia l'Italia lo faccia per salutare il calcio che conta e perché non ha più ambizioni.
"Quando sei all'estero, o quando ne parli coi ragazzi stranieri, si capisce che in Italia si guarda soprattutto in casa propria. Sembra che il calcio finisca ai confini, invece ci sono tante realtà poco considerate che in Europa ce l'hanno, questa considerazione che meritano. Qui ci sono strutture di grande livello, c'è tutto per fare bene, in Italia si crede che se vai fuori, vai solo in guerra o a peggiorare".
Fidanzato (la compagna lo raggiungerà a breve, ndr) e senza figli: a venticinque anni era il momento.
"Mi piace fare queste esperienze da giovane. Con dei figli, magari, puoi anche essere frenato dall'aspetto familiare, non lo so: lo faccio ora per scoprire cosa c'è al di là. E un domani, dovessero ripresentarsi, avrò più cognizione di causa. Sono stato anche in Turchia che è un campionato di grande livello: vedi il Mondo e capisci meglio la vita e il modo di vivere degli altri. E poi, davvero, qui si sta bene: il club mi ha subito accolto e aiutato, la società è ben organizzata: si vede che per tanti anni hanno giocato in Europa".
Chi avrà un'occasione è il suo amico e conterraneo Alex Meret, da titolare al Napoli.
"Ha tutte le qualità per fare molto bene a Napoli e per cercare di dire la sua nell'ambiente della Nazionale che frequenta in pianta stabile. Mi auguro che possa fare il meglio: siamo amici, ci sentiamo, sono davvero contento quando lo vedo in campo, quando fa quel che sa fare. Lo scorso anno ha pagato delle scelte del tecnico ma ha qualità e sono contento della sua chance".
Che ne pensa di come è cambiato il ruolo da portiere negli ultimi anni, lei che nonostante i venticinque è già quasi un veterano?
"Ero già nel giro della prima squadra quando è iniziato questo percorso di cambiamento del ruolo portiere. Si chiedono cose nuove che ora sono diventate la normalità: tu devi studiare, adeguarti e restare al passo. A me piace l'idea di esser qui per vedere anche cose nuove, stili nuovi, metodologie diverse di lavoro e di intervento e richieste. Il nostro è diventato un ruolo fondamentale, più di quello che era già in passato. Il portiere dà parata, lettura e l'inizio del gioco, soprattutto da quando è cambiata la regola della rimessa dal fondo. Devi essere bravo e attento cercando di prendere le cose buone da tutti. Andrea Consigli, per esempio, è diventato una delle figure più importanti come carisma, età e anche a livello tecnico. E' stato lui a prendere le decisioni sulle giocate, su quando si partiva in un modo o in un altro a Sassuolo".
Come si pone rispetto a questa interpretazione 'estrema' del ruolo?
"Ho ascoltato De Zerbi con attenzione: le cose vanno fatte con un senso, non per moda. Se capisci il senso del perché si fanno le cose, non puoi esser contrario a prescindere. In due anni consecutivi ho avuto Velazquez che mi ha iniziato nel gioco dal basso e poi con Italiano che a Spezia mi ha aiutato tantissimo in questo insieme al preparatore Senatore, nella lettura delle giocate e degli avversari".