Cagliari, Giulini: "Nuovo stadio? Spero che la Regione lo veda come una priorità"
Nel corso di una lunga intervista concessa a Radio TV Serie A, il presidente del Cagliari Tommaso Giulini ha parlato anche del nuovo stadio dei sardi:
“Una strada molto lunga, perché abbiamo ereditato quasi il nulla: il Sant’Elia era aperto a 5000 persone, la riportammo in fretta a 16000 e costruimmo in quattro mesi uno stadio provvisorio, l’Unipol Domus, risultando un esempio per il calcio italiano: molti Club italiani e stranieri sono venuti a trovarci per capire come si potesse fare. L’amministrazione comunale dell’epoca, guidata come oggi dal sindaco Massimo Zedda, ci diede una grossa mano, insieme all’allora presidente della Lega Serie B Andrea Abodi (oggi Ministro dello Sport, ndr). Nella stessa pratica partimmo quindi con l’idea di uno stadio nuovo e definitivo, al posto del Sant’Elia. L’avvio registrò una certa velocità, ed era credibile pensare che nel giro di 5-6 anni saremmo arrivati all’inaugurazione del nuovo impianto. Poi con la giunta regionale guidata da Christian Solinas abbiamo di fatto perso cinque anni, c’è stato anche il Covid di mezzo, e il progetto è cambiato perché – a maggior ragione durante la pandemia – abbiamo deciso di eliminare il centro commerciale evitando di danneggiare i tanti commercianti del quartiere Sant’Elia e dintorni”.
L’iter?
“La partnership pubblico-privata necessita di un contributo pubblico perché appunto si tratta di un’opera pubblica che resta tale, con un’iniziale concessione di 50 anni. La buona notizia è che sia tornato il sindaco Zedda e che la Regione Sardegna sia guidata da una nuova governatrice, Alessandra Todde, che mi auguro prenda in fretta in mano con priorità la pratica stadio. Va ricordato che ci sono vari modelli: lo stadio totalmente privato, di proprietà del club, che abbiamo scartato soprattutto per le enormi difficoltà vissute da chi mi ha preceduto; lo stadio completamente pubblico, e io credo che in Italia sia veramente difficile pensare che si possa riuscire in tempi ragionevoli, memore anche della mia esperienza nel settore industriale. Siamo partiti sul percorso pubblico-privato previsto dalla prima legge sugli stadi su suggerimento di Abodi, auspicando che nel 2025 la gara pubblica si apra: non è detto che la gara la vinca la società partner del Cagliari Calcio, e comunque i 50 milioni di contributo pubblico (regionale) andranno alla società aggiudicataria della concessione per la costruzione e gestione dell’impianto, che dovrà rientrare di un investimento che altrimenti sarebbe a perdere e a cui il Cagliari Calcio pagherà un cospicuo canone di locazione annuale per l’utilizzo dello stadio. Pensiamo che fare uno stadio costa non meno di 150 milioni, recuperare quella somma è difficile, per usare un eufemismo. I potenziali 10/15 milioni annui di introiti aggiuntivi da match day sono l’unico ritorno economico che avrebbe il Cagliari Calcio, tutto il resto, inclusi i diritti di naming dello stadio, è della società di progetto che costruirà lo stadio. La speranza è di avere uno stadio nuovo prima possibile, identitario, innovativo e confortevole e che spinga emotivamente la squadra, e che ci consenta di investire di più anche nella costruzione dell’organico”.