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Bonaventura: "Dopo la terza finale persa ero a pezzi". Poi racconta il passaggio all'Al Shabab

Bonaventura: "Dopo la terza finale persa ero a pezzi". Poi racconta il passaggio all'Al ShababTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
martedì 12 novembre 2024, 19:38Serie A
di Dimitri Conti

Lunga intervista a Cronache di Spogliatoio per Giacomo Bonaventura, centrocampista che in estate si è svincolato dalla Fiorentina per trasferirsi all'Al Shabab, in Arabia Saudita. Riparte proprio dalla sua ultima avventura, a Firenze: "Dopo aver perso la terza finale in due anni, non ce l'ho fatta a scendere in campo a Bergamo per l'ultima di campionato. A Italiano è bastato uno sguardo per capire che stavo a pezzi".

Quindi ha anche raccontato il rapporto tra lui e Vincenzo Italiano, oggi tecnico del Bologna ma suo allenatore nei 3 anni precedenti in viola: "A Padova giocavo a fianco a Italiano a centrocampo. Lui era già allenatore, mi diceva: "Stai", "Vai sù", "Vai là". A Firenze mi sono divertito tantissimo con lui, abbiamo giocato un calcio che a me piace, divertente, sempre all'attacco, a pressare tutti. Se penso ai tre anni insieme penso ci sia mancata solo la finalizzazione. Se ricordate, con Vlahovic eravamo quarti. Poi sono arrivati tanti buoni giocatori ma nessun finalizzatore al suo livello. Italiano è uno che ogni tanto va allo scontro, a me piace questo di lui: quando ci si scontra con lui se ne esce sempre con qualcosa di meglio. Non porta rancore, ci si chiarisce e finisce lì. La critica a volte fa male ma a volte fa riflettere e crescere".

E sulle ragioni che lo hanno spinto a spostarsi in Arabia Saudita ha concluso: "Ho sempre giocato in Italia ma parallelamente ho sempre desiderato un’esperienza all’estero. Il mio contratto con la Fiorentina era scaduto, un po’ di club si facevano vivi, ma nessuno concretamente, dicevano che attendevano di capire se avevano qualche esubero. Poi sono iniziati i ritiri e stavo iniziando a innervosirmi. A quel punto mi è arrivata la proposta dell’Al-Shabab, mi ha chiamato il direttore sportivo, Domenico Teti. Ci ho pensato poco, ho preso e sono andato. Mi sto trovando molto bene, qui la gente è di un’ospitalità impressionante. Quando vai in giro e vedono che non sei saudita, ti dicono sempre “Welcome to Saudi”, non mi immaginavo questa cosa. Poi c’è l’altra componente, quella del calciatore, sento l’ammirazione verso di me. Mi guardano come un esempio, studiano come mi comporto, come lavoro, hanno voglia di capire, di imparare".

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