Bollini: "Impianti, divertimento e seconde squadre: come crescere i nostri giovani"
A margine dell'evento "A proposito di giovani" a Tolentino, il commissario tecnico dell'Under 19 azzurra Alberto Bollini ha parlato ai nostri taccuini: "La delicatezza, l'approfondimento e l'attenzione che ci deve essere da un giovane che passa dal settore giovanile alla prima squadra. Dipende molto dalla cultura che si ha un club, dalle strutture e dalle aspettative. Un aspetto molto importante è l'opportunità di avere la seconda squadra perché dalla Primavera alle categorie professionistiche il salto è ampio".
E dal punto di vista dilettantistico?
"Dico di sì. Nel professionismo dico che siamo abbastanza avanti, ci sono società che hanno capito che l'impianto sportivo è determinante perché è dare l'opportunità di dare strutture all'avanguardia dove possono crescere i nostri ragazzi. E' chiaro che le società dilettantistiche e le prime fasce d'età hanno bisogno di impianti idonei in sicurezza ma anche con personale competente e professionale".
Privilegiare l'aspetto ludico a quello tattico nei più piccoli?
"Questo non c'è dubbio. Ecco perché ci devono essere allenatori specifici nelle categorie, non solo nella competenza ma anche nella vocazione. Soprattutto nelle prime fasce d'età deve privilegiare il divertimento. E' un dispiacere quando dei ragazzi abbandonano precocemente una disciplina, in questo caso il calcio, perché devono trovare ambienti sani e allenatori che li sanno far crescere sotto l'aspetto tecnico-tattico ma anche affettivo e l'aspetto della ricreatività e del divertimento sono alla base di qualsiasi disciplina sportiva. Quando i ragazzi vanno al campo volentieri, perché hanno un gruppo di compagni di squadra che sono amici, riconoscono negli adulti figure di riferimento, maturano e crescono anche nelle categorie più importanti".
La ricetta per avere più italiani nelle squadre di livello?
"Non è semplicissima. Abbiamo toccato il tema dell'impiantistica sportiva, della professionalità, dell'aspetto del divertimento e delle seconde squadre. Sono ingredienti importanti ma ci deve essere anche la società che crede nel settore giovanile con investimenti importanti e ci deve essere un supporto scolastico di un certo rilievo. Perché se i ragazzi avessero l'opportunità di fare calcio e avere un insegnante di educazione fisica anche alle elementari la base si allargherebbe".
Il tema dei genitori.
"Io posso dire delle mie esperienze nei club dove comunque ti puoi interfacciare nelle squadre dilettantistiche. E' giusto che i genitori abbiano rapporti con gli allenatori e soprattutto con i dirigenti che oggi devono essere il più competenti e qualificati possibili. In Nazionale questo non avviene. Mi accorgo nei colloqui individuali che faccio con i ragazzi capisco che tipo di provenienza ci può essere, che tipo di cultura e che tipo di affetto. Questi sono tutti aspetti importanti che un ragazzo deve vivere in famiglia per crescere al meglio senza quell'aspettativa esasperata che magari qualche genitore ha nei confronti del figlio".