Il Milan con la grana Kessie. La genesi di un evento che assomiglia a Donnarumma e Calhanoglu, ma non è. Il "mistero" dei tre giovani finiti al Lille per Osimhen, finanza creativa
Ennesima grana per il Milan di Ivan Gazidis e Paolo Maldini. Quale tifoseria può essere contenta di avere perso il miglior portiere dell'Europeo (e probabilmente il più forte attualmente al mondo, al netto delle panchine con il PSG) e il centrocampista più decisivo da giugno 2020? Una sola. E a parametro zero? Sempre una sola, quella rossonera, con un debito di riconoscenza infinito nei confronti dell'ex capitano, prima messo in disparte e ora divenuto deus ex machina del nuovo corso Elliott.
Per carità, i risultati sono dalla sua parte, se l'obiettivo è arrivare in Champions League. Il Milan ha fatto una buona stagione, quella scorsa, ma all'ultima giornata ha cercato e trovato l'impresa all'ultima giornata, a Bergamo, andando a vincere una sfida che poteva di fatto togliere il sonno e una quarantina di milioni. Lo ha fatto con il solito Franck Kessie, che nell'Atalanta è cresciuto dopo essere arrivato dal Ghana, salvo poi finire in rossonero nell'anno di Fassone e Mirabelli. Con il senno di poi un ottimo acquisto - ma dopo tantissime critiche - e perdere il proprio pilastro del centrocampo non sarebbe una buona idea. Soprattutto a zero.
Eppure rischia di essere così. Dopo Calhanoglu e Donnarumma, la prospettiva è sempre la stessa, perché ora Kessie può tirare la corda, passando dalla richiesta di 6 milioni a quella di 8. Probabilmente con un rinnovo anticipato si poteva già chiudere molto tempo fa. Invece il problema di aumentare lo stipendio (influendo nel budget) sta portando l'ennesimo problema. Eppure rispetto ai due sopracitati c'è una grossa differenza, perché Kessie negli anni è stato messo sul mercato più volte, salvo poi rifiutare il Wolverhampton per una richiesta di stipendio troppo alta. In compenso il Milan nei mesi scorsi ha contattato anche altri agenti - e non solo con George Atangana - per cercare di trovare un accordo per il rinnovo. C'è un precedente anche qui: la Roma, nel gennaio 2017, si era affidata a un intermediario per chiudere la trattativa, ma lo stesso Atangana era riuscito a far saltare tutto per poi portarlo al Milan.
Così la scelta di mettere in mezzo intermediari non è piaciuta ad Atangana, molto arrabbiato in un noto hotel milanese prima dell'incontro che sembrava avvicinare le parti. La genesi della grana può essere questa, ma anche l'inserimento del Paris Saint Germain gioca un ruolo fondamentale. Come finirà? Difficile capirlo, ma i rapporti appaiono freddi e le cose rischiano di precipitare, visto che a febbraio potrà firmare a parametro zero, magari con un incentivo alla firma.
Nelle scorse puntate abbiamo parlato di plusvalenze fantasiose, come quelle dell'Inter - caso Bastoni e Radu, ma anche Vanheusden di più recente trattativa - oppure della Juventus (ce ne sono tante). Stavolta è il turno del Napoli in una situazione che fa francamente alzare il sopracciglio perché sembra paradossale. Nella trattativa Osimhen non entra solo Orestis Karnezis, ma anche tre giovani come Claudio Manzi, Ciro Palmieri e Luigi Liguori. Chi erano costoro? Lo vorrebbero capire anche a Lille probabilmente, visto che dopo una stagione sono tutti e tre indietro: Manzi alla Turris, Palmieri alla Nocerina, Liguori all'Afragolese. Valutazione dei tre più Karnezis? 20 milioni di euro. Plusvalenze camuffate. Il malcostume è ovunque, il fair play finanziario continua a essere una barzelletta e, oramai, il progetto sportivo viene sempre dietro quello economico. Vale per tutti, una volta di più.