Come Mino nessuno mai. Ritratto di Raiola, il più grande rivoluzionario della storia del calciomercato mondiale
Mino Raiola andava al massimo. Fuori dalle righe, dagli schemi, dai rapporti standardizzati. Non aveva phisique du role, lessico forbito, eleganza e portamento, ma aveva due qualità uniche, e rare. La capacità di vedere oltre l'orizzonte e di scrutare dentro alle persone e capirne i bisogni. Se n'è andato a cinquantaquattro anni, a un'età in cui il mondo è ancora tutto davanti. Se n'è andato e di lui restano due immagini, forti, distinte, anche profondamente diverse. Quelle di cui l'ha conosciuto e quelle di chi l'ha visto solo dall'esterno, sfiorato, raccontato, osservato.
Mino Raiola aveva un pregio. Non voleva piacere a tutti e non nascondeva i suoi difetti. Li esaltava, pure, ma era parte del gioco, del personaggio, più che della persona. Dopo aver passato giorni coi racconti di chi l'ha vissuto quotidianamente, vien sempre da pensare che non scaviamo mai troppo dentro agli altri. Che ci fermiamo all'immagine e alla copertina e che probabilmente anche noi, come Carmine Raiola, abbiamo forse troppe paure e timori per metterci a nudo e far scoprire realmente chi siamo. Distona, tutto, in modo rumoroso e fragoroso, nei racconti dei suoi grandi assistiti, da Ibrahimovic a Kean, da Pogba a Balotelli, fino a ragazzi che ha cresciuto, fino agli agenti con cui ha lavorato, rispetto a quel che c'è stato solo in superficie.
Mino Raiola è stato un visionario, un fenomeno nel suo ruolo. Un precursore. Uno che nel suo mondo, nei rapporti, aveva velocità doppia di pensiero e ancor prima di lettura. Aveva voglia di riscatto e di superare, sfidare e far crollare gli stereotipi. Il suo andar dritto come un treno, su tutto, su tutti, ha messo a nudo una figura senza timori reverenziali ma evidente in ogni senso. Ha saputo gestire ragazzi e caratteri complicati e questo significa avere in mano, nelle tasche, nell'animo e nell'anima le chiavi giuste per leggere e capire gli altri. Era consapevole dei suoi mezzi e delle debolezze altrui, della sua forza, del suo impeto, di essere un vortice, una calamita, un uomo che senza mezzi termini è riuscito a crearsi una strada, un viale, una piazza, un mondo.
Mino Raiola è stato unico, sotto ogni aspetto, prendere o lasciare. Lasciare soprattutto dentro, a chi ha vissuto a lungo, qualcosa di forte e intenso. Lasciare sensazioni opposte, a chi lo ha solo visto passare, a chi s'è potuto fermare solo alla copertina. Perché nonostante questo tracimante essere, ha concesso le sue, di chiavi, a pochissimi. Che poi non l'hanno mai lasciato, così come lui non ha mai lasciato lui. Il calcio andrà avanti così come il mondo è andato oltre a ogni suo grande. Però in questo mondo, in questo calcio, ha lasciato un solco profondo e forse mai come nessun altro, nel suo campo, nel suo mestiere. Un procuratore, un innovatore, un rivoluzionario, unico e irripetibile.