4 aprile 2020 ci lasciava il George Best italiano: Ezio Vendrame il poeta del calcio

"Sono autodidatta in tutto, specialmente negli sbagli. Ma quando la partenza è zoppa ti trascini invalido tutta la vita. Le tracce di sangue restano sempre. E non potendo tradire il sentire, avendo vissuto da sempre con il caos dentro, ho fatto di me stesso fiamma ed inferno. Forse per questo, quello che non ho è tutto quello che mi resta."
*Confidenze autobiografiche in forma lirica di Ezio Vendrame (Casarsa della Delizia, 1947 - Treviso, 2020) tratte dal libro 'Capolavoro dell’inutile'.
Calciatore professionista in varie squadre di serie A, l'anticonformista sportivo friulano coltivò sin da ragazzo la passione per la letteratura, la poesia e la scrittura creativa, entrando nel cuore di milioni di tifosi italiani per il suo stile di vita non convenzionale e per la spiccata sensibilità artistica che lo distingueva in un mondo dominato dal cieco business.
Nella sua carriera di attaccante, talentuoso ma refrattario alle regole, è rimasto famoso l'episodio in cui finse di segnare nella propria porta, fermandosi solo all'ultimo momento e provocando purtroppo la morte per infarto di uno spettatore in tribuna.
Ammiratore del suo 'compaesano' Pier Paolo Pasolini, era consapevole di essere un poeta dilettante. "I veri poeti sono altri", precisò in un'intervista al celebre giornalista Gianni Mura.
La sua urgenza di esprimersi artisticamente, sia in campo letterario che in un'esistenza quotidiana segnata dall'eccesso, apparentemente incompatibile con l'attività agonistica ad alti livelli, affondava le sue radici in un'infanzia dolorosa in cui era stato abbandonato dai genitori in un orfanotrofio.
"Di quell’istituto, gestito da un prete - raccontava- ricordo la fame, la paura, la pipì che facevo nel letto, le angherie dei più grandi, ma soprattutto quell’abisso, quel vuoto immenso dell’Assenza".
Da lì nasceva il suo divorante bisogno d'affetto che si trasformerà da adulto in una ricerca sfrenata di sesso e provocherà l'abuso di alcool, come egli stesso confidava in varie interviste. Ma da quella sofferenza scaturiva anche il suo amore per la poesia ed i poeti, che lo portò durante una partita con la maglia del Padova a fermare il gioco, prendendo il pallone in mano, per andare a salutare sugli spalti il suo amico Piero Ciampi, alimentando il mito del calciatore-poeta ribelle, puro e visionario.
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LA VITA
(Ezio Vendrame)
La vita?
Un vuoto a perdere.
Ho fatto tardi,
ma tra il niente
e il niente
può ancora succedere
di tutto.
AVESSI UN CIELO
Avessi un cielo,
sarei guardiano di nuvole.
QUANTO PESA IL DOLORE
Quanto pesa il dolore
sulle piccole spalle di un’anima.
AMARE
Ci sono tanti modi
di amare una persona.
Io li ho imparati tutti
tranne quello vero.
È UNA POZZANGHERA
È una pozzanghera la mia vita:
dove l'amore qualche volta si riflette
e poi va via.
OH VITA
Oh vita, sali sul mio cuore di pazzo: andiamo a divorare.
