22 agosto 1984, Stromberg esordisce con l'Atalanta. Segnando e facendosi male al braccio
Il 22 agosto del 1984, allo stadio Jacovone di Taranto, i padroni di casa ospitano l'Atalanta di Nedo Sonetti, appena rientrata in Serie A dopo anni di purgatorio. Per la prima - e ultima - volta nella storia, i nerazzurri avevano conosciuto l'ignominia della Serie C, anche se solo per una stagione. Così al rientro in A c'è l'idea di non ritornare subito all'inferno. A Bergamo arrivano due stranieri, entrambi svedesi. Uno è una scommessa, Larsson, che rimarrà fermo per infortunio e sarà quindi persa. L'altro è Glenn Peter Stromberg, capitano della nazionale, che ha appena vinto una coppa con il Göteborg ma che vuole provare l'esperienza italiana. In tempi di pochi stranieri alla volta, ecco che anche una neopromossa ha il suo fascino.
La stagione parte, appunto, con la partita contro il Taranto. I pugliesi sono stati appena promossi in Serie B, mentre Stromberg fa il suo esordio. Bene da una parte, maluccio dall'altra, perché lo svedese segna quasi subito, al decimo minuto del primo tempo. Poi però arriva un problema al braccio che lo terrà fuori per un mese dai campi di gioco. Da lì in poi gioie e dolori, anche una retrocessione, fino all'estate che porta alla stagione 1987-88, quella che porterà alla semifinale contro il Malines. Stromberg manifesta la voglia di andare da un'altra parte, poi il feeling con Mondonico fa scoppiare la pace.
I capelli lunghi sono un problema, in tanti lo chiamano "Marisa". Un nomignolo benevolo che diventa un'etichetta, tanto che qualcuno, nei giorni di ritiro gli urla un "Svegliati Marisa" che lo fa andare su tutte le furie. Scavalca la rete di protezione con Cantarutti, poi protagonista nella cavalcata europea in Coppa delle Coppe, e solleva per il bavero chi lo stava apostrofando poco prima. "Io mi chiamo Glenn, Glenn Stromberg. Capitano della Svezia e dell’Atalanta. Non dimenticarlo mai. Né tu né tutti gli altri". Inizio e (quasi) fine di una storia di successo.