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La rivoluzioneTUTTO mercato WEB
© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com
lunedì 7 aprile 2025, 09:53Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

La rivoluzione

March Madness, letteralmente "Follia di Marzo", espressione utilizzata per descrivere la fase del torneo che coinvolge le 68 squadre universitarie degli Stati Uniti. Il tabellone di tipo tennistico serve ad eleggere le migliori quattro, destinate a contendersi, nel mese di marzo, il titolo. La nazione si ferma per le Final Four dei college, dal momento che solo il Super Bowl ha un'attenzione maggiore.

Ebbene, Lady Radio prende spunto dall'evento per portare il calcio dilettantistico ad avere l'evidenza che merita, ma non riconosciuta. Perché non fare l'April Madness con la Serie D, campionato dei più difficili, con città importanti come Livorno, Grosseto, Pistoia, Ravenna, Forlì, Piacenza, Siracusa, Reggio Calabria, San Benedetto, quanto mai interessante e, dopo partite a eliminazione diretta, portare le prime quattro a giocarsi il titolo, con attaccata la promozione in C, nel caso il primo non avesse vinto il campionato? Inutile parlare dell'interesse che susciterebbe un torneo a eliminazione diretta. Facile immaginare che cosa si potrebbe ottenere dagli sponsor, tv e scommesse legali, oltre ai soldi che arriverebbero alla città che ospiterebbe le semifinaliste.

Non sarebbe un primo passo per arrivare a una Coppa Italia sul tipo dell'Inghilterra, ma il rilancio di una Serie D, in un calcio che vede Juventus, Inter, Milan, Roma, Napoli e poco più. Portare all'evidenza anche squadre dimenticate potrebbe far rivivere il calcio dilettantistico e, forse, far vedere qualche euro a chi non lo immaginava. La partenza dovrebbe essere la D, ma, nel caso l'idea avesse successo sotto il profilo tecnico ed economico, si potrebbe pensare alla Serie C, categoria, come tutti sanno, con non poche difficoltà finanziarie. Avere le prime quattro della C e della D a confronto in una finale a otto sarebbe una novità divertente e nell'interesse di tutti. Diceva Seneca: "Quieta non movere et mota non quietare", ma stavolta anche il grande filosofo opterebbe per uscire dall'immobilismo.