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L'ex Gentilini: "Mi auguro che sia per la Triestina l'anno giusto per puntare alla B"

L'ex Gentilini: "Mi auguro che sia per la Triestina l'anno giusto per puntare alla B"TUTTO mercato WEB
giovedì 18 luglio 2024, 16:04Serie C
di Claudia Marrone
A Tutta C
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Ospiti: Augusto Gentilini A TUTTA C con Claudia Marrone
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Penultimo appuntamento settimanale con la trasmissione di TMW Radio A Tutta C, interamente al mondo della Serie C. Nella fascia mattutina, per fare il punto della situazione soprattutto sulla sua ex squadra, è intervenuto l'ex tecnico della Triestina Augusto Gentilini: "Trieste è una piazza che merita categorie più importanti, dalla città alla tifoseria danno tanto sostegno alla squadra, sicuramente merita altro. E mi auguro che questo anno sia la volta buona. Dovranno puntare alla Serie B".

La squadra si sta strutturando con un respiro più internazionale, con giocatori dall'estero. È una metodologia di lavoro che può funzionare in C?
"È la tendenza che si va evolvendo nel mondo, purtroppo in Italia siamo ancora più indietro, dovremmo aprirci di più mentalmente, perché adesso le proprietà vanno acquistando calciatori bravi e anche meno bravi per poterli valutare, rivenderli e autofinanziarsi per la stagione e gli anni futuro. È una mentalità internazionale alla quale dobbiamo abituarci quanto prima, senza però dimenticare che anche in Italia ci sono molti giovani bravi da seguire e valutare, che meritano la possibilità di mettersi in mostra, sbagliare e crescere".

Punto centrale, la valorizzazione dei giovani italiani. Pochi quelli usciti dalla Under 23, viene da chiedersi quale sia la missione di queste squadre.
"Intanto, con le U23, viene data ai ragazzi la possibilità di misurarsi in un campionato vero, dove contano punti e risultati, e così si dà loro la possibilità di crescere, perché la C è più impegnativa della Primavera. Ma metterei limitazioni sui tesseramenti di stranieri, affinché aumentino le possibilità per i nostri giovani: rispetto agli anni precedenti c'è meno talento, inutile nascondersi dietro un dito, ma i giovani ci sono, e le Nazionali giovanili lo dimostrano. Anche se poi sono pochi quelli che arrivano in campionato importanti con una certa continuità di presenze".

Ma allarghiamo il discorso al campionato: quali sono, almeno sulla carta le favorite?
"Catania, Avellino, Triestina, Padova... ce ne sono a iosa, ma come ben sappiamo il campionato va giocato, e come ogni anno ci saranno sorprese che si metteranno a dare fastidio alle big. Ma credo che queste siano le più indicate per arrivare in Serie B. Poi, è sempre molto difficile vincere, ci sono calciatori di livello ovunque ed è diminuito il gap con le squadre materasso, c'è anche più studio tra tutte: raggiungere il risultato è sempre più difficile".

E quanto invece è difficile, per un allenatore, doversi ricollocare in un determinato progetto a fronte di poca programmazione?
"La storia lo insegna, l'allenatore è sempre solo contro tutti: quando si vince il carro è sempre pieno, quando si perde rimane l'unico cretino, per così dire, a prendersi le responsabilità. Inserirsi adesso è sempre più difficile, sembra che la meritocrazia non esista più. Io ho avuto qualche approccio con club, ma non si è arrivati alla conclusione che speravo, anche se ho tanta voglia di rimettermi in gioco: sono in attesa, ho qualche proposta dall'estero che sto valutando, ma mi piacerebbe rimanere in Italia, penso di poterci stare".

Attendere l'Italia può far perdere qualche pista estera. È un rischio che vale la pena correre?
"Io ho già avuto questa esperienza, sto valutando perché i tempi in altri campionati sono diversi da quelli italiani, quindi ho la possibilità di valutare con calma quelle che sono le condizioni, ma ripeto che mi piacerebbe allenare in Italia. Se non dovesse accadere, valuterò appunto l'estero, magari non così' lontano come sono stato (la Cina, ndr)".

Allenatori che hanno già scelto l'estero ci sono stati, penso a Donati che dal Legnago è volato in Grecia. È stata la scelta giusta?
"Consiglio a tutti, soprattutto ai giovani, di aprirsi, andare all'estero apre la mente. SI possono conoscere nuove metodologie, anche sulla nutrizione, la lingua, altre proposte di lavoro...chi ha la possibilità di poterlo fare, credo debba cogliere l'occasione. In tre anni in Cina ho vissuto un'esperienza bellissima, ed è davvero solo la lontananza che mi frena, ma in Europa sto valutando tutto. Aumenta la conoscenza sotto ogni punto di vista".

Per quella che è la mentalità del calcio italiano, andare all'estero non rischia di far finire nel dimenticatoio?
"Far parte di un certo giro rende tutto più semplice per entrare poi in determinati contesti, ma ripeto che l'esperienza serve sempre. E l'estero io lo consiglio".

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