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San Siro, l’Inter aspetta il Milan. Che vuole chiarezza prima di mollare San Donato

San Siro, l’Inter aspetta il Milan. Che vuole chiarezza prima di mollare San DonatoTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 10:00Serie A
di Ivan Cardia

L'Inter aspetta il Milan, che prima aspettava l'Inter, entrambe temono i tempi lunghi di Beppe Sala e della sua giunta. Più che uno scioglilingua, è uno stallo alla messicana. I due club e il comune di Milano si confrontano e si rincorrono, nella lunga partita che deciderà il futuro del nuovo stadio, o dei nuovi stadi.

Per i rossoneri, San Donato Milanese resta al momento la strada maestra, anche dopo che si è riaperta la possibilità di un impianto condiviso a San Siro. Lo ha ribadito ieri il presidente Paolo Scaroni, ricevuto dal sindaco del comune dell'hinterland milanese. La stessa manifestazione di interesse, depositata nei giorni scorsi e che ha portato a conoscere il prezzo - 197 milioni di euro - per l'acquisto del Meazza e delle aree adiacenti, non è un atto vincolante, ma presenta una serie di richieste di chiarimenti avanzate dalle società, che non hanno alcuna voglia di perdere altro tempo. Non c'è, e per ora non è detto ci sarà presto, quella garanzia che Sala ha chiesto da tempo: l'abbandono dei rispettivi piani alternativi, Rozzano per l'Inter e San Donato per il Milan.

Da quando è iniziata questa vicenda, del resto, i club viaggiano su velocità diverse. L'Inter oggi è pronta a puntare su San Siro: con l'arrivo di Oaktree lo stadio di proprietà - che secondo alcuni studi garantirebbe a ciascun club almeno 100 milioni di euro in più da poter spendere sul mercato - è la priorità assoluta. Cosa sia cambiato, lo dice fra le righe lo stesso Sala: “Da tifoso interista, stimo molto Steven Zhang, ci ha rimesso dei soldi, ma oggi c'è una proprietà stabile e determinata - ha detto il sindaco meneghino - sono state le squadre, specie il Milan, a scegliere altre vie e noi siamo lì ad attendere”.

Le vie alternative, come le definisce Sala, non sono però allo stesso punto. Per i nerazzurri, fermi all'esclusiva sull'area Cabassi in scadenza a gennaio 2025, fare retromarcia non è così complicato. Per i rossoneri sì: hanno acquisito i terreni e fatto progressi anche sugli aspetti burocratici. Non che a San Donato sia tutto rose e fiori - la viabilità, per esempio, è un tema - ma è un progetto molto più concreto rispetto a quello, appena riaperto e ancora fumoso, di San Siro. Quello di Sala, d'altra parte, è un racconto di cronaca ma non di storia: il Milan si è buttato su San Donato per il farraginoso processo politico milanese - basti pensare al caso La Maura - e per la paralisi, oggi superata, dell'Inter sul finire dell'era Zhang. Adesso, a frenare RedBird dal mettere tutte le fiches su San Siro non è solo la questione economica - pur rilevante, sinora ha accantonato 55 milioni di euro per l'operazione - perché da casa Milan, per svincolarsi seriamente da San Donato, vogliono garanzie su tutto. Sul vincolo del secondo anello: diverrebbe light con il passaggio in mano privata, ma non è ancora chiaro cosa questo comporti. Soprattutto, sulle tempistiche e sull'assenza di nuovi ostracismi dal dibattito politico milanese. Le potenziali lungaggini relative alla nuova gara pubblica e le tante difficoltà politiche registrate in passato preoccupano la società rossonera, che non scarta certo l'ipotesi San Siro: è la più naturale, la più affascinante e potrebbe essere anche la più conveniente, dato che l'investimento sarebbe diviso a metà. Ma vuole vederci chiaro prima di abbandonare il certo - o quasi - per l'incerto.

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