Per esser di Firenze vanto e gloria! Il mago Raffaele materializza gli anticorpi
Ci sono due risposte più significative di altre che Raffaele Palladino ha dato ieri, nella conferenza stampa post vittoria sul Torino.
Titoli forti - per dirla in gergo giornalistico - che però spiegano bene che aria tiri in seno alla Fiorentina:
“Vedo una competitività così alta all’interno di questo gruppo che potrei anche non allenarla più, questa squadra” il primo concetto espresso. E poi, ancora: “Abbiamo gli anticorpi per rimanere in alto in classifica: si è creata una magia nello spogliatoio”.
Due frasi significative (la prima che sembra quasi fare da pendant con quella espressa svariati decenni fa da Rocco, a proposito del suo Milan pluricampione, la seconda che fa seguito a quella di Gosens post 0-6 s Lecce: “Non possiamo nasconderci, dobbiamo puntare in alto”) che tuttavia fotografano il momento straordinario che sta vivendo la squadra viola, andata a letto ancora una volta in zona Champions e con la possibilità di raggiungere la prossima sosta di novembre con un solo ko in 17 gare ufficiali, tra campionato e Conference (nemmeno Paulo Sousa - l’ultimo a portare così in alto la Fiorentina - ci era riuscito nel 2015/16, giacché all’11ª giornata i ko ufficiali in A erano già tre, a cui si sommavano ben due stop in Europa League).
Ma a stupire, semmai, non è soltanto la semplicità - o per meglio dire, la serenità - con cui Ranieri e soci scendono oggi in campo (l’attenzione nella fase difensiva, la seconda migliore dell’ultimo decennio, è impressionante) bensì, finalmente, la consapevolezza espressa a chiare lettere di quelle che sono le potenzialità della Fiorentina nell’arco di questa stagione. Se infatti un allenatore, ancorché giovane e legittimamente scaramantico (“Non voglio guardare la classifica” ha detto più volte Palladino), si presenta alla stampa e fa capire che la sua squadra ha le potenzialità per rimanere in alto, vuol dire che il velo di Maya è stato rotto.
Che la maschera è caduta e che la Fiorentina ha ufficialmente lanciato il guanto di sfida alle grandi del campionato.
Il che, ovviamente, non vuol dire puntare allo scudetto (nonostante il primo posto sia a soli tre punti...) ma magari a qualcosa di altrettanto prestigioso come un piazzamento Champions, visto che la Viola staziona ormai in quelle zone di classifica da oltre un mese e ha già fatto suoi quasi tutti gli scontri diretti che le sono capitati sulla sua strada: Lazio, Milan, Roma e - volendo - proprio il Torino.
Se già la squadra e il suo allenatore - pur non nominandolo mai - credono in cuor loro a quel sogno e vanno faccia al vento e petto in fuori in campo, perché non coltivarlo davvero?