Incredibilmente la UEFA ha ammesso di avere sbagliato. Solamente tre mesi dopo
La UEFA ha ammesso, dopo tre mesi, l'errore dell'arbitro Taylor. Non quello in Roma-Siviglia, sarebbe troppa grazia - ma anche fuori tempo massimo - ma per il fallo di mano di Marc Cucurella in Germania-Spagna, sul punteggio di 1-1. Non che qui siano stati eccessivamente tempestivi, visto che sono passati tre mesi e, nel frattempo, le Furie Rosse sono diventate (meritatamente) Campioni d'Europa. La partita più in bilico è stata proprio quella con la Germania, tanto che poi Toni Kroos - ritiratosi dopo l'eliminazione - ha chiesto se può fregiarsi del titolo visto l'errore dell'arbitro inglese. Al minuto centodiciannove era arrivato il gol di Merino, con un finale thriller che però non aveva cambiato il punteggio.
La novità è che la UEFA ha ammesso davvero di avere sbagliato. Difficilmente un organismo di tale portata ammette così verginalmente un errore. Ci ha impiegato però tre mesi quando, probabilmente, la circostanza poteva essere sbrogliata in pochissimi secondi. Davvero troppo largo il braccio di Cucurella, ma qui il problema si ripropone: quanta discrezionalità ha l'arbitro per decidere se è rigore o meno? Le immagini erano abbastanza chiare, difficilmente equivocabili, eppure si può incorrere nella soggettività.
Ed è questa la vera sfida per la classe arbitrale. Ridurre la soggettività. Che significherebbe però un passo in avanti rispetto alla totale eliminazione dell'arbitro verso un'intelligenza artificiale. O presunta tale, ecco. La dicotomia è evidente e, probabilmente, nemmeno si può scindere. Però se non altro sapremo che la vincitrice dell'Europeo lo ha fatto tramite un errore. Potrebbe capitare, se il Var non fosse messo proprio per quello.